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 2008  novembre 24 Lunedì calendario

Nessuna scritta all’ingresso del loft al secondo piano di Ifanstrasse 12 A, un enorme capannone di magazzini affacciato sulla ferrovia nella periferia industriale di Schwerzenbach, paesino a 20 chilometri da Zurigo

Nessuna scritta all’ingresso del loft al secondo piano di Ifanstrasse 12 A, un enorme capannone di magazzini affacciato sulla ferrovia nella periferia industriale di Schwerzenbach, paesino a 20 chilometri da Zurigo. «C´era un via-vai di auto nere, tipo carro funebre. Qualcuno si è lamentato, così adesso fanno uscire i cadaveri dal retro», borbotta un operaio della ditta a fianco. Per anni stavano in un appartamento nel quartiere zurighese di Wiedikon, poi, sfrattati, hanno vagato da un posto all´altro. Un albergo a Winterthur, un alloggio a Stafa, poi a Maur, sempre cacciati via quando si capiva cosa facevano. Un paio di volte, come provocazione, hanno «lavorato» su un´auto, parcheggiata vicino a un bosco. Finchè sono arrivati a Schwerzenbach. Il sindaco Benno Huppi li ha subito sloggiati, ma il Tar cantonale ha accolto il loro ricorso: «In una zona industriale, un traffico da 5 a 10 auto per decesso, 200 giorni l´anno, è ammissibile e sproporzionato il divieto». Così adesso lo fanno qui, nel loft arredato con poltroncine e letti ospedalieri, niente finestre. «Assistenza al suicidio» è, tecnicamente, la missione dell´Associazione Dignitas. Che si occupa di tutto: assistenza legale, documenti, colloqui consultivi, ricetta medica del cocktail di barbital che porta alla morte (si perde conoscenza e senza sofferenze nel giro di qualche minuto vengono meno la funzione respiratoria e cardiaca), cremazione del cadavere, spedizione dell´urna a domicilio, sempre che le ceneri non vengano gettate nel lago, come transfughi dell´associazione sostengono sia accaduto in passato. Una condizione: l´aspirante suicida il bicchiere letale se lo deve portare alla bocca da sé, davanti a testimoni, altrimenti l´organizzazione può essere perseguita penalmente. Suicidarsi con Dignitas però costa caro: fino a 3-4mila euro. «Personalmente non ci guadagnamo niente - precisa il fondatore e presidente Ludwig Minelli, avvocato in pensione di 76 anni - Da statuto ogni provento viene reinvestito nei nostri servizi, e se la persona non possiede la somma richiesta, sono previsti sconti o interveniamo gratis». Nel mondo l´eutanasia è legale in Belgio, Olanda, nello stato americano dell´Oregon e in Svizzera. Ci sono numerose organizzazioni che la praticano: a Losanna Exit-Suisse agisce persino all´interno dell´ospedale universitario. Ma solo Dignitas, oltre alla bernese Exinternational, accetta di aiutare il suicidio di chi ha il passaporto di un Paese dove l´eutanasia è vietata. Con successo, se così può essere definito, crescente. Dalla fondazione, nel 1998, sono state «accompagnate alla morte» più di 900 persone. I tedeschi (57,43%) sono la maggioranza assoluta, poi gli inglesi (10,40%) e i francesi (8,17%). Italiani, almeno ufficialmente, pochi: l´1,24%. Ma la situazione sta cambiando, tanto che Minnelli vorrebbe aprire una filiale di Dignitas in Canton Ticino. Sull´onda dei casi Welby ed Englaro, da qualche mese i centralini delle associazioni svizzere ricevono richieste pressanti di informazioni da parte di nostri connazionali. «Almeno 30 la settimana solo noi - dice il responsabile ticinese di Exit, Hans Schnetzel - Soprattutto malati di tumori, Parkinson e sclerosi multipla». Su sollecitazione dei propri soci, la Exit Italia, che ha sede a Torino e si batte in favore del testamento biologico e contro l´accanimento terapeutico, ha di recente pubblicato online, traducendola dal tedesco, una relazione dettagliata sull´attività di Dignitas. Pagando circa 180 euro, attraverso Exit Italia si può iscriversi alla onlus svizzera, che poi invia a domicilio le carte necessarie, compreso il modulo per il testamento biologico. «Siamo arrivati a 168 iscrizioni, più altre 64 per Exinternational», dice il presidente, Emilio Coveri, che sottolinea: «Il nostro ruolo è solo di tramite. Il successivo rapporto non ci riguarda». Precisazione necessaria: la legge italiana potrebbe perseguirlo per omicidio di consenziente, un reato che prevede da 6 a 12 anni di pena. A quanto dice di saperne Coveri, al momento ci sarebbero solo tre italiani gravemente malati vicini alla "tappa finale" del viaggio verso la morte. Hanno già inviato a Zurigo le proprie cartelle cliniche, passate poi al vaglio di una commissione federale che ha dato l´ok. Hanno versato circa 3mila euro a Dignitas. Devono solo fissare l´appuntamento e organizzare il viaggio a Schwerzenbach. Dove verranno visitati da un medico, che prima cercherà per legge "reiteratamente"di dissuaderli e poi prescriverà il veleno. Due pillole anti-conato e poi la dose letale, assunta per mano propria. Non si rischia così di aumentare in modo esponenziale il numero dei suicidi? Ludwig Minnelli afferma il contrario: «Il 70 %, una volta ottenuto il via libera, cambia idea. Noi diamo una morte serena e dignitosa. Preferite i suicidi violenti, dolorosi, che lasciano una scia di disperazione nelle famiglie?». Ogni tentativo da parte cattolica di bloccare la "fabbrica della morte" di Minnelli è finora naufragato. La magistratura elvetica può intervenire solo se vi è interesse personale (lucro, eredità) o se la morte è provocata direttamente. Ma a Dignitas ci stanno molto attenti.