Zurigo, la clinica della dolce morte ogni anno bussano 1500 italiani, di Enrrico Bonerandi, la Repubblica, 24/11/2008, pag. 13, 24 novembre 2008
Nessuna scritta all’ingresso del loft al secondo piano di Ifanstrasse 12 A, un enorme capannone di magazzini affacciato sulla ferrovia nella periferia industriale di Schwerzenbach, paesino a 20 chilometri da Zurigo
Nessuna scritta all’ingresso del loft al secondo piano di Ifanstrasse 12 A, un enorme capannone di magazzini affacciato sulla ferrovia nella periferia industriale di Schwerzenbach, paesino a 20 chilometri da Zurigo. «C´era un via-vai di auto nere, tipo carro funebre. Qualcuno si è lamentato, così adesso fanno uscire i cadaveri dal retro», borbotta un operaio della ditta a fianco. Per anni stavano in un appartamento nel quartiere zurighese di Wiedikon, poi, sfrattati, hanno vagato da un posto all´altro. Un albergo a Winterthur, un alloggio a Stafa, poi a Maur, sempre cacciati via quando si capiva cosa facevano. Un paio di volte, come provocazione, hanno «lavorato» su un´auto, parcheggiata vicino a un bosco. Finchè sono arrivati a Schwerzenbach. Il sindaco Benno Huppi li ha subito sloggiati, ma il Tar cantonale ha accolto il loro ricorso: «In una zona industriale, un traffico da 5 a 10 auto per decesso, 200 giorni l´anno, è ammissibile e sproporzionato il divieto». Così adesso lo fanno qui, nel loft arredato con poltroncine e letti ospedalieri, niente finestre. «Assistenza al suicidio» è, tecnicamente, la missione dell´Associazione Dignitas. Che si occupa di tutto: assistenza legale, documenti, colloqui consultivi, ricetta medica del cocktail di barbital che porta alla morte (si perde conoscenza e senza sofferenze nel giro di qualche minuto vengono meno la funzione respiratoria e cardiaca), cremazione del cadavere, spedizione dell´urna a domicilio, sempre che le ceneri non vengano gettate nel lago, come transfughi dell´associazione sostengono sia accaduto in passato. Una condizione: l´aspirante suicida il bicchiere letale se lo deve portare alla bocca da sé, davanti a testimoni, altrimenti l´organizzazione può essere perseguita penalmente. Suicidarsi con Dignitas però costa caro: fino a 3-4mila euro. «Personalmente non ci guadagnamo niente - precisa il fondatore e presidente Ludwig Minelli, avvocato in pensione di 76 anni - Da statuto ogni provento viene reinvestito nei nostri servizi, e se la persona non possiede la somma richiesta, sono previsti sconti o interveniamo gratis». Nel mondo l´eutanasia è legale in Belgio, Olanda, nello stato americano dell´Oregon e in Svizzera. Ci sono numerose organizzazioni che la praticano: a Losanna Exit-Suisse agisce persino all´interno dell´ospedale universitario. Ma solo Dignitas, oltre alla bernese Exinternational, accetta di aiutare il suicidio di chi ha il passaporto di un Paese dove l´eutanasia è vietata. Con successo, se così può essere definito, crescente. Dalla fondazione, nel 1998, sono state «accompagnate alla morte» più di 900 persone. I tedeschi (57,43%) sono la maggioranza assoluta, poi gli inglesi (10,40%) e i francesi (8,17%). Italiani, almeno ufficialmente, pochi: l´1,24%. Ma la situazione sta cambiando, tanto che Minnelli vorrebbe aprire una filiale di Dignitas in Canton Ticino. Sull´onda dei casi Welby ed Englaro, da qualche mese i centralini delle associazioni svizzere ricevono richieste pressanti di informazioni da parte di nostri connazionali. «Almeno 30 la settimana solo noi - dice il responsabile ticinese di Exit, Hans Schnetzel - Soprattutto malati di tumori, Parkinson e sclerosi multipla». Su sollecitazione dei propri soci, la Exit Italia, che ha sede a Torino e si batte in favore del testamento biologico e contro l´accanimento terapeutico, ha di recente pubblicato online, traducendola dal tedesco, una relazione dettagliata sull´attività di Dignitas. Pagando circa 180 euro, attraverso Exit Italia si può iscriversi alla onlus svizzera, che poi invia a domicilio le carte necessarie, compreso il modulo per il testamento biologico. «Siamo arrivati a 168 iscrizioni, più altre 64 per Exinternational», dice il presidente, Emilio Coveri, che sottolinea: «Il nostro ruolo è solo di tramite. Il successivo rapporto non ci riguarda». Precisazione necessaria: la legge italiana potrebbe perseguirlo per omicidio di consenziente, un reato che prevede da 6 a 12 anni di pena. A quanto dice di saperne Coveri, al momento ci sarebbero solo tre italiani gravemente malati vicini alla "tappa finale" del viaggio verso la morte. Hanno già inviato a Zurigo le proprie cartelle cliniche, passate poi al vaglio di una commissione federale che ha dato l´ok. Hanno versato circa 3mila euro a Dignitas. Devono solo fissare l´appuntamento e organizzare il viaggio a Schwerzenbach. Dove verranno visitati da un medico, che prima cercherà per legge "reiteratamente"di dissuaderli e poi prescriverà il veleno. Due pillole anti-conato e poi la dose letale, assunta per mano propria. Non si rischia così di aumentare in modo esponenziale il numero dei suicidi? Ludwig Minnelli afferma il contrario: «Il 70 %, una volta ottenuto il via libera, cambia idea. Noi diamo una morte serena e dignitosa. Preferite i suicidi violenti, dolorosi, che lasciano una scia di disperazione nelle famiglie?». Ogni tentativo da parte cattolica di bloccare la "fabbrica della morte" di Minnelli è finora naufragato. La magistratura elvetica può intervenire solo se vi è interesse personale (lucro, eredità) o se la morte è provocata direttamente. Ma a Dignitas ci stanno molto attenti.