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 2008  novembre 21 Venerdì calendario

Dove sono finiti i passeri che popolavano le grandi città? Il loro numero declina da decenni e nei parchi di Londra la loro scomparsa è stata così rapida e rilevante che nessun ornitologo riusciva a darne una spiegazione convincente

Dove sono finiti i passeri che popolavano le grandi città? Il loro numero declina da decenni e nei parchi di Londra la loro scomparsa è stata così rapida e rilevante che nessun ornitologo riusciva a darne una spiegazione convincente. Nel 2000, il giornale «The Independent» aveva deciso di offrire un premio di 5000 sterline (6500 euro) a chi avesse fornito una ipotesi scientifica accettabile, e dopo otto anni qualcuno finalmente incasserà la somma. I passeri sono scomparsi perché dalle città sono scomparsi anche gli insetti, cibo senza il quale i piccoli appena usciti dal guscio non possono sopravvivere. Il mistero è stato risolto da un gruppo di scienziati della «Royal Society for the Protection of Birds», della «Montfort University» di Leicester e di «Natural England», un’agenzia governativa che si occupa di animali selvaggi. La loro teoria sarà pubblicata nelle prossime settimane dalla rivista «Animal Conservation», ma è già stata accettata dal quotidiano inglese come meritevole di concorrere al premio, e sarà ora revisionata da un comitato neutrale di esperti. In questi anni, «The Independent» aveva ricevuto decine di possibili soluzioni al mistero della scomparsa dei passeri, molte delle quali davvero fantasiose. Alcuni la attribuivano alle radiazioni della centrale di Cernobil che ancora vagherebbero per l’Europa, altri all’incremento del numero di predatori come le gazze, altri ancora a malattie contratte cibandosi di noccioline e cereali destinati all’alimentazione umana. C’era chi accusava il crescente utilizzo di pesticidi o dava la colpa ai gatti che vagano di notte nei parchi o alla scomparsa dei piccoli giardini delle case inglesi, trasformati in garage. Ma la ragione era un’altra. «Ogni coppia di passeri - ha spiegato il dottor Will Peach della Royal Society - deve dare vita ad almeno cinque pulcini all’anno per evitare che la popolazione complessiva della specie diminuisca. Il nostro studio ha dimostrato che troppi piccoli morivano nel nido, o lo abbandonavano senza avere forze sufficienti per una vita autonoma». C’era dunque qualcosa di sbagliato nella loro dieta. Mentre i passeri adulti si nutrono di granaglie, i piccoli hanno bisogno di mangiare insetti, che vengono portati nel nido dai genitori. E’ stata la progressiva scomparsa degli insetti dai parchi e dagli alberi delle città, dovuta all’inquinamento e ai pesticidi, a costringere i passeri a migrare in campagna o nei piccoli villaggi, gli unici luoghi nei quali li si può ancora osservare. In Gran Bretagna, il calo della popolazione del Passer domesticus è stato mediamente del 68 per cento dal 1977, ma nelle grandi aree urbane questo uccello è praticamente scomparso. A St James’s Park si incontrano merli, tordi e cince, ma i passeri sono totalmente scomparsi dal 1990. Lo stesso fenomeno si è verificato in altre grandi capitali come Dublino, Amburgo, Edinburgo, Praga e Mosca, ma ha curiosamente in parte risparmiato Parigi e Berlino. «Si tratta - ha detto la dottoressa Kate Vincent, dell’Università di Leicester - del più misterioso e complesso declino di una specie in tempi recenti. La progressiva scomparsa di alberi e di aree verdi ha contribuito a rendere difficile la sopravvivenza dei piccoli, che subito dopo la nascita hanno bisogno di nutrirsi con grandi quantità di insetti». Un’altra ragione è stata indicata nella difficoltà di fare il nido nelle grandi città. Le nuove costruzioni non hanno grondaie o rientranze che possano offrire un riparo e sono state progettate pensando a stento agli esseri umani, figuriamoci ai passeri. Meglio dunque emigrare dove ancora prosperano afidi e coleotteri, i vecchi tetti di legno spioventi offrono un riparo e la vita è più semplice per tutti. VITTORIO SABADIN PER LA STAMPA DI VENERDì 21 NOVEMBRE 2008