Viviana Mazza, Corriere della Sera, 18/1/2008, 18 gennaio 2008
Ventisette undicenni sorridenti, in posa per la foto di classe. Era il 1972, alla scuola privata Punahou, alle Hawaii
Ventisette undicenni sorridenti, in posa per la foto di classe. Era il 1972, alla scuola privata Punahou, alle Hawaii. Oggi quei bambini hanno fatto strada. Dopo il diploma nel ’79, c’è chi è diventato professore, chi avvocato, medico o artista. Uno comanda un battaglione dell’esercito in Iraq, un’altra ha inventato un deodorante in pillola (si ingerisce). Tra loro c’è il prossimo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. «Era una classe molto unita», ricorda Sharon Yanagi, oggi tra i direttori della Federazione delle imprese giapponesi a Washington Dc. «Durante la ricreazione, giocavamo a calcio insieme, bambine e bambini. E non lasciavamo che nessun altro partecipasse», racconta Deborah Ching, oggi proprietaria di un’azienda di consulenza per il marketing con sede a Honolulu. «Ma dovevamo sempre separare Barry Obama (così era chiamato da ragazzino, ndr) da Malcolm Waugh (oggi artista in California, ndr). Erano i migliori a calcio e se giocavano insieme vincevano in un soffio », ricorda Ching, che poi alla Brown University sarebbe diventata campionessa in quello sport. La Punahou è una delle migliori scuole secondarie d’America: grande come un campus universitario, ha un’orchestra, oltre 100 team sportivi, laboratori d’ogni tipo. Era (ed è) una scuola estremamente multietnica. «Nel senso che non tutti sono bianchi. Ma gli afro-americani e ispanici non sono molto presenti», sottolinea Liesbeth Gerritsen, oggi psicologa che lavora con la polizia in Oregon. I compagni ricordano Barry come un ragazzino sicuro di sé ma mai arrogante. I giudizi variano, filtrati dal grado di confidenza e dalle passioni condivise con lui, ma tutti rivedono nell’uomo di oggi tratti del ragazzino di quei tempi. Barry era arrivato alla Punahou nel ’71. Era andato a stare coi nonni alle Hawaii, dopo un periodo in Indonesia con la mamma. «Il primo giorno di scuola – ricorda Yanagi – eravamo seduti fuori e uno dei compagni mi disse: "C’è un nuovo bambino in classe, si chiama Barry Obama". Ed eccolo là, sorridente. Barry piaceva a tutti, e gli insegnanti chiedevano sempre la sua opinione. Era molto socievole». Yanagi ricorda però che, mentre tutti i genitori aspettavano i figli in auto fuori, il nonno di Barry andava fino all’ultimo piano dell’edificio, all’uscita della classe, a prenderlo. Ronald Loui, oggi docente di informatica e collaboratore dell’intelligence nella «caccia» ai terroristi, si sentiva vicino a Barry: entrambi senza papà, avevano le mamme lontane (poi, più grandi, svilupparono un comune interesse per gli scacchi, il basket, la discoteca e le ragazze). Barry era bravo a scuola, scriveva poesie, collaborava con la rivista letteraria. Aveva interessi «più articolati» di molti coetanei ed era «assetato di conoscenza » (alle superiori tutti ascoltavano il rock, a lui piaceva anche il jazz). Dean Ando, detto Dean-O, suo compagno di basket (delegato alla convention democratica di Denver) sostiene che «il suo sorriso, il modo di camminare, i movimenti delle mani sono uguali». Ma afferma anche che, alle Hawaii, Obama era più interessato al basket che alla politica. Loui ne ha un ricordo diverso. Avevano 14 anni. «Barry mi seguì dopo le lezioni e mi chiese: "Ehi, tu sei cinese. Sei comunista?". Era piuttosto strano, dal momento che non avevamo idea di che cosa fossero i comunisti a quell’età. A casa, poi, mia madre mi spiegò che eravamo negli Stati Uniti perché mio nonno si era opposto ai comunisti. Barry Obama era avanti rispetto a tutti noi in quel genere di cose. Anche alle superiori, la sua conoscenza della politica mondiale era a un livello che molti non raggiungono nemmeno studiando scienze politiche in un’università d’élite». Prima che la passione per il basket prendesse il sopravvento, Obama giocava anche a tennis, insieme a Teri Ann Linn, che non c’era nel ’72 ma si diplomò con lui nel ’79. Miss Hawaii nel 1981, è conosciuta in Italia come Kristen Forrester, sorella di Ridge nella soap Beautiful. Secondo Loui, «Obama, vedendole toccare la vetta, cominciò a credere che qualunque cosa fosse possibile». Che Teri Ann abbia o meno avuto un ruolo, di certo nel suo successo ha avuto peso la maestra Mabel Hefty, morta di cancro nel ’95, definita nel 2007 da Barack «l’insegnante preferita » perché sapeva «far sentire speciale ogni bambino». Aveva insegnato anche in Kenya. E invitò il papà di Barry a parlare alla classe. Problema: lui aveva mentito ai compagni, dicendo che il papà era un principe africano. Ma i racconti del genitore sulla lotta del Kenya per liberarsi dal dominio coloniale sedussero i bambini. «Barack scrive nel suo libro che era nervoso quando il padre venne in classe – ricorda Yanagi ”. Ma quel giorno era così orgoglioso ». VIVIANA MAZZA PER IL CORRIERE DELLA SERA DI MARTEDì 18 NOVEMBRE 2008