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 2008  novembre 24 Lunedì calendario

Migliaia di broker che vendevano subprime si stanno riorganizzando: la nuova strategia è avvantaggiarsi di un antico programma federale progettato per aiutare l’acquisto della prima casa da parte di famiglie economicamente deboli

Migliaia di broker che vendevano subprime si stanno riorganizzando: la nuova strategia è avvantaggiarsi di un antico programma federale progettato per aiutare l’acquisto della prima casa da parte di famiglie economicamente deboli. Questi prestiti possono infatti essere assicurati dalla statale Federal Housing Administration, e da decenni i mutui appoggiati alla Fha hanno dato la possibilità alle famiglie della working-class di comprarsi una propria casa. Ma ora c’è il pericolo che i venditori più aggressivi inondino la Fha con prestiti a gente incapace di pagare. E i funzionari della Fha sembrano non accorgersi di niente – o essere incapaci di fermare il fenomeno – dato che stanno dando il permesso di concedere prestiti del 100% anche a debitori coinvolti in passato in storie di bancarotta, cause civili e anche reati penali. Gli Stati Uniti rischiano così un’altra ondata di nuovi prestiti non pagati, con Washington obbligata a un’altra maxi-operazione di salvataggio. L’istituto di ricerca Inside Mortgage Finance stima che nei prossimi 5 anni i nuovi prestiti appoggiati dalla Fha possano costare ai contribuenti 100 miliardi di dollari. Gary E. Lacefield, un ex investigatore federale del mercato dei mutui che oggi guida il ”Gruppo di contenimento del rischio” ad Arlington (Texas) prevede che nei prossimi 12 o 18 mesi arriverà ”l’Apocalisse” della Fha. C’è ad esempio il caso di Jerry Cugno, che tra il 2002 e il 2007 aveva portato la sua Premier Mortgage Funding ad essere una delle maggiori compagnie americane nel mercato dei subprime. L’azienda ha dichiarato bancarotta a luglio 2007, ma non si è fermata: in quest’ultimo anno ha concesso altri 2.000 mutui (per 250 milioni di dollari), stavolta assicurati con i soldi dei contribuenti. La Fha, consultata da Business Week su questo argomento, risponde di non saperne niente. La famiglia Cugno ha lanciato poi una nuova azienda chiamata Paramount Mortgage Funding che ha ottenuto la licenza per operare nel campo dei mutui appoggiati dal governo solo una settimana dopo il fallimento della Premier. E non è un caso isolato. A Tucson lavora la First Magnus Financial, agenzia specializzata nel mercato dei mutui ad alto rischio famosa per non esigere dai clienti una verifica del loro reddito. Il governo federale l’ha denunciata per diversi crimini, tra i quali l’arruolamento di broker privi di licenza. L’estate scorsa la First ha chiuso (lasciando a casa 5.500 dipendenti) e i suoi manager hanno fondato la StoneWater Mortgage, con sede negli ex uffici della First e attiva nel campo dei mutui assicurati con soldi pubblici. Lo stesso è accaduto alla texana Nationstar Mortgage, che si è dedicata ai prestiti assicurati dalla Fha dopo essere fallita a settembre 2007 e avere pagato una multa da 105 mila dollari per avere fatto lavorare broker privi di licenza e avere falsificato i ”credit score” dei clienti. La Lend America di Melville fa pubblicità in televisione per incoraggiare i debitori che hanno problemi a rifinanziare il proprio debito con un prestito a rata fissa garantito dalla Fha. La compagnia chiuderà l’anno con 7.500 prestiti concessi, per un valore totale di 1,5 miliardi di dollari. Il capo della Lend American, il quarantatreenne Michael Ashley, in passato è stato condannato a cinque anni di prigione (con condizionale) per dei mutui-truffa, suo padre Kenneth in galerà ci passò invece quattro anni. Dalla Fha spiegano che tutte queste agenzie rispettano le regole federali, anche se in due occasioni, dal 2000 a oggi, alla Lend America è stata sospesa la licenza per concedere mutui assicurati dai soldi dei contribuenti. Tra l’altro Ashley non risulta essere davvero l’amministratore dell’agenzia. La Fha è nata durante il New Deal con l’obiettivo di aiutare le famiglie per l’acquisto della prima casa. Permette prestiti a tassi bassi ed ha minori standard di reddito per i mutuatari, sempre che il mutuo non superi il 31% del reddito familiare. Per avere mutui assicurati con i soldi dei contribuenti i mutuatari pagano una piccola maggiorazione. Le agenzie e i broker possono ottenere la licenza necessaria a partecipare ai programmi della Fha se dimostrano di avere esperienza nel mercato dei mutui e conoscenza delle regola della Fha. Negli anni del trionfo dei subprime la Fha aveva ben poco lavoro, ora che il mercato di quei mutui è vaporizzato l’agenzia statale è tornata ad essere il punto di riferimento per i mutuatari: ad oggi sono appoggiati alla Fha il 26% dei nuovi mutui sottoscritti nel 2008 (contro il 4% di un anno fa). Gli ultimi dati ufficiali, quelli al 30 settembre, parlano di 4,4 milioni mutui della Fha, per un valore di 475 miliardi di dollari. Il Congresso e l’amministrazione Bush stanno incoraggiando le agenzie di prestito a entrare nel programma della Fha: l’agenzia statale ha potuto lanciare un nuovo programma – chiamato Hope for homeowners ”da 300 miliardi di dollari. Il limite del prestito da concedere è stato portato da 362.790 dollari a 625 mila. Per la Fha si sta preparando uno tsunami mai visto, dicono alcuni suoi funzionari: le agenzie accreditate all’istituto pubblico sono cresciute in un anno da 16 mila a 36 mila, e tante sono aziende che lavoravano con i subprime. L’istituto statale ha meno di 1.000 dipendenti, troppo pochi per fare fronte alla mole di lavoro richiesta: si tratta di approvare nuove agenzie, ricertificare quelle esistenti, controllare la qualità dei prestiti. Spesso il controllo si limita a una telefonata. Certo, ci sono molte agenzie oneste e legali che da anni operano con la Fha, ma la crisi ne ha portati altri in cerca di facili guadagni. Anche i giganti di Wall Street stanno percorrendo quella strada. Goldman Sachs ha preso il controllo di Senderra Funding (agenzia di suprime riconvertita alla Fha) nell’aprile 2007. Una strategia che permette a Goldman di acquisire prestiti della Fha e rivenderli sul mercato.