Auto in crisi, cade l’alluminio di Luca Davi, Il Sole 24 Ore, 21/11/12008, pag. 48, 21 novembre 2008
Al settlement del London Metal l’alluminio è sceso a 1.751,5 $/tonnellata, in calo del 4% rispetto a due giorni prima
Al settlement del London Metal l’alluminio è sceso a 1.751,5 $/tonnellata, in calo del 4% rispetto a due giorni prima. il dato più basso dall’8 luglio 2005. Il crollo delle quotazioni è legato alla crisi dei produttori americani di automobili, in attesa del piano di salvataggio da 25 miliardi di dollari che Washington sta elaborando. Le riserve di metallo intanto continuano ad aumentare: gli stock del LME (la borsa dei metalli non ferrosi più importante del mondo) hanno superato 1,72 milioni di tonnellate, raggiungendo il livello più alto dal dicembre 1994. I tagli alla produzione hanno fatto crollare gli ordini alle fonderie. L’indiana National Aluminium (Nalco) non ha escluso che ci possa essere una flessione della produzione entro la fine del mese e ha annunciato un ritocco ai listini del 3,5%, il quarto in due mesi. «Secondo l’Istituto internazionale per l’alluminio, l’output mondiale di alluminio a ottobre ha toccato 106.200 tonnellate giornaliere, il dato più basso da marzo. Il calo è stato pari a 2,5 punti percentuali rispetto a settembre, quando si ottenevano 108.900 tonn. al giorno. Le forniture mensili della Cina, in particolare, sono calate del 4,3% a 1,1milioni di tonnellate». Le quotazioni del metallo hanno raggiunto livelli così bassi che proprio in Cina, il maggior produttore e consumatore mondiale di alluminio, si è deciso di agire sulla leva dei costi per salvare le fonderie nazionali. Le società elettriche cinesi, in particolare, stanno riducendo il prezzo delle forniture energetiche, la voce di costo più rilevante per chi produce alluminio. In alcune regioni gli sconti valgono il 10% delle quote normalmente praticate. La soluzione sembra convincere il mercato: «I produttori non penseranno più a frenare l’attività», assicura un manager di una grande società metallurgica intervistato da Reuters. Vista la scarsa domanda interna e gli alti costi di riavviamento delle fonderie, è difficile che si torni a pieno regime almeno entro il primo trimestre del prossimo anno.