"Il futuro sono le commodity agricole" di Luigi Dell’Oglio, Affari & Finanza, 17/11/2008, pag. 44, 17 novembre 2008
Il calo subìto dalle quotazioni di molte commodity è solo un fatto temporaneo. Anzi, nel medio periodo c’ è da attendersi nuovi record dei prezzi, man mano che si esauriranno le risorse fisiche
Il calo subìto dalle quotazioni di molte commodity è solo un fatto temporaneo. Anzi, nel medio periodo c’ è da attendersi nuovi record dei prezzi, man mano che si esauriranno le risorse fisiche. Un discorso che vale tanto per i prodotti agricoli, quanto per il petrolio, il cui prezzo potrebbe decollare sin oltre i 200 dollari al barile. Mentre, sul fronte delle valute, non c’ è da credere alla recente ripresa del dollaro: il futuro della banconota verde sarà all’ insegna della debolezza, a vantaggio dell’ euro e delle monete asiatiche. Sono le principali previsioni della leggenda di Wall Street Jim Rogers, nei giorni scorsi a Milano per una presentazione organizzata da The Royal Bank of Scotland. Fondatore nel 1970 con George Soros del Quantum Fund (cresciuto di oltre il 4200% nel giro di dieci anni, mentre nello stesso periodo l’ indice S&P500 ha avuto un incremento del 50%), Rogers ha abbandonato all’ età di 37 anni l’ attività di trading per dedicarsi a un viaggio tra 116 paesi del mondo. All’ inizio del nuovo secolo, è stato tra i primi a puntare sul boom delle economie asiatiche e delle materie prime e sulla svalutazione del dollaro. Convinzioni che restano immutate anche dopo che negli ultimi mesi i mercati si sono mossi in direzioni opposte. Da qualche anno ha fatto una scelta netta, abbandonare gli Stati Uniti per trasferirsi in Asia. Ha scoperto una passione inattesa per la Cina o dietro la decisione ci sono motivazioni anche economiche? «Non è stata una scelta d’ impulso, ma bene ponderata. Così come il XIX Secolo è stato dominato dalla Gran Bretagna e il XX dagli Stati Uniti, il Ventunesimo è tutto della Cina e voglio seguire da vicino lo sviluppo di questa nuova superpotenza. Credo che il regalo più grande che posso fare a mia figlia piccola è consentirle di imparare il mandarino: sarà questa la lingua ufficiale dei prossimi decenni». E le motivazioni economiche? «Ce ne sono, certamente. Ho liquidato tutte le posizioni in dollari. La ripresa del biglietto verde nelle ultime settimane non deve trarre in inganno: la Fed ha deciso una politica di lungo periodo improntata alla svalutazione, per cui non resta che decidere di conseguenza. Certo, la storia insegna che le monete deboli producono effetti deleteri sull’ economia nel medio termine, ma non mi resta che prendere atto di questa situazione. Per un po’ mi sono fidato del franco svizzero, ma le recenti notizie negative che hanno riguardato importanti istituti di credito elvetico mi hanno portato a riconsiderare anche questa moneta. In questo momento preferisco l’ euro o la moneta cinese». A Wall Street è conosciuto soprattutto per l’ esperienza sul fronte delle commodity, asset class che tuttavia negli ultimi mesi ha perso un po’ di smalto. Ritiene che sia finito il boom? «Sono certo dell’ esatto contrario. Stiamo assistendo a una crisi come se ne vedono sei o sette ogni 150 anni. Tuttavia, si tratta solo di una parentesi. Se guardiamo al medio periodo, la mia fiducia nel settore resta immutata». A dieci anni dal lancio del Rogers International Commodity Index (Rici), il bilancio è di gran lunga positivo, con un rendimento superiore al 300%, contro un rialzo del 20% per l’ indice S&P 500. Quali sono le chiavi del successo? «Si tratta di un indice composto da 36 future su materie prime selezionati e pesati percentualmente con l’ obiettivo di rispecchiare il costo della vita. Spazia dai prodotti dell’ agricoltura all’ energia, ai metalli, con decisioni di investimento che vengono prese una volta all’ anno. Mentre il peso dei future è ribilanciato ogni mese per riportarli a quelli iniziali: in questo modo si neutralizza la crescita che c’ è stata di mese in mese e si riparte ex novo». La crisi finanziaria non ha risparmiato il settore delle commodity... «La mia fiducia verso il settore resta incondizionata, ma il monitoraggio è costante. Con Abn Amro (Rbs) abbiamo creato l’ indice Rici Enhanced basato sui future di 37 materie prime, che rispetto al primogenito è più esposto sul settore agricolo e meno sull’ energetico. La strategia adottata dal nuovo indice Rici Enhanced mira a rappresentare nel migliore dei modi i fondamentali di lungo periodo di ogni singola materia prima. Per perseguire questo obiettivo, l’ indice si allontana dalla pratica comune di utilizzare il contratto future con scadenza più vicina come fonte di prezzo, puntando su future con differenti scadenze, in modo da smussare i differenziali di prezzo dei vari contratti a termine. Infine, è previsto un filtro per la liquidità, che elimina i contratti futures poco scambiati. L’ Open certificates sul Rici Enhanced emesso da Abn Amro replica, senza effetto leva, l’ andamento del sottostante, al netto di una fee annua pari all’ 1,5%. Chi investe su questo prodotto può trarre profitto dall’ atteso rialzo delle materie prime, senza correre i rischi dell’ investimento su un singolo prodotto». Come si spiega la scelta di rafforzare l’investimento in commodity agricole? «Il futuro sarà di questo comparto. La crescita delle economie emergenti, Cina in testa, è destinata a durare a lungo, pur con delle pause, e questo comporterà un incremento costante della domanda di beni agricoli. Parallelamente, si va riducendo la disponibilità di terreni utilizzati a uso agricolo. La penuria dell’ offerta, confrontata a una domanda crescente, porterà a sensibili rialzi». Ha perso un po’ di entusiasmo verso il petrolio? «Continuo a essere convinto che ha il potenziale per spingersi oltre 200 dollari al barile, ma non saprei fissare un limite verso l’ alto. Sono convinto, e in questo ho il supporto di numerose indagini indipendenti, che nel mondo ci sono molte meno riserve di oro nero di quanto dicano le stime Opec. Il petrolio è destinato a esaurirsi prima di quanto crediamo e questo porterà a un progressivo aumento delle quotazioni. Detto ciò, mi aspetto che le commodity agricole facciano ancora meglio». Chiudiamo con una previsione sull’oro. «Aspetto che scenda sotto i 600 dollari (oggi quota a oltre 740 dollari, ndr) per comprare una piccola quota. Un po’ di oro è utile ai fini della diversificazione, ma non vedo un grande potenziale di crescita».