ALESSANDRA VITALI, repubblica, 23 novembre 2008, 23 novembre 2008
Qualcosa è cambiato. Basta una frase, in una canzone che da 42 anni è sempre la stessa, forse la sua più celebre, per lasciare di stucco chi la conosce da sempre così
Qualcosa è cambiato. Basta una frase, in una canzone che da 42 anni è sempre la stessa, forse la sua più celebre, per lasciare di stucco chi la conosce da sempre così. Gianni Morandi, splendido 64enne, canta per la centomillesima volta C’era un ragazzo ma con una modifica significativa: cambia un passaggio, ed è una piccola rivoluzione. Il ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones e che è morto nel Vietnam, oggi diventa un ragazzo che ama Eros e Vasco Rossi e finisce a far la guerra in Afghanistan. L’attualità entra di prepotenza nel repertorio più tradizionale della canzone italiana e Gianni Morandi torna a essere il figlio del calzolaio comunista, il ragazzo rosso di Monghidoro che si è fatto le ossa sui palchi delle feste dell’Unità, e canta di pace e di impegno con quel brano che piacque poco al pubblico ma fu amato e cantato anche da Joan Baez e divenne, oltre ogni previsione, inno di una generazione come mai a una canzone italiana era accaduto prima. E’ successo sui titoli di coda di Domenica In. La parte finale, quella condotta da Pippo Baudo, cultore delle operazioni nostalgia. Ospite della trasmissione, nel pieno del suo "Grazie a tutti tour" che sta portando in giro per l’Italia in questo periodo, Morandi chiude la pagina a lui dedicata nel più consueto dei modi: cantando, appunto, quella canzone, che per lui rappresentò il passaggio dal melodico al beat, nella seconda metà degli anni Sessanta (il brano è del 1966), ma più in generale divenne la colonna sonora pacifista di una generazione che, in Italia, scopriva l’impegno civile, schierandosi contro l’escalation militare americana in Vietnam. C’era un ragazzo sarà anche il titolo, tanti anni più tardi - nel 1999 - di uno show di RaiUno condotto dallo stesso Morandi. Proprio nel 1966 gli Stati Uniti, presidenza Johnson, cominciano a mettere in conto l’eventualità di una sconfitta. Il generale Westmoreland chiede e ottiene l’invio di nuove truppe per passare all’offensiva. Ad agosto partono oltre 400 mila soldati. Nel 1966 Gianni Morandi ha 22 anni. Aveva debuttato nel mondo discografico quattro anni prima con Andavo a cento all’ora, grande successo da juke-box. Nel ’66 si sposa con Laura Efrikian, vince per la prima volta Canzonissima (e per la seconda il Cantagiro). In quell’anno Mauro Lusini, un giovane cantautore toscano, fa ascoltare a Franco Migliacci - autore e produttore discografico col quale Morandi lavorava da tempo - una canzone "di protesta" contro la guerra in Vietnam, si intitola C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. L’aveva già proposta ad altri discografici, avevano tutti detto di no. Gianni sente il brano e gli piace, vuole inciderlo anche contro il parere di Migliacci che reputa inopportuno che lui interpreti una canzone "impegnata". C’era un ragazzo viene presentata - in coppia con lo stesso Lusini - al Festival delle Rose, a Roma. Il pubblico la accoglie senza entusiasmo, la tv non la promuove a dovere censurando, com’era la regola, un brano polemico nei confronti di un paese amico. Troppo esplicito quel m’han detto vai nel Vietnam, e spara ai Vietcong. Tanto che furono costretti, per le altre apparizioni televisive, a sostituire le parole "incriminate" con "rattattattà". A Migliacci venne perfino notificata un’interrogazione parlamentare nella quale si chiedeva come fosse possibile permettere a un’autore di musica leggera "di criticare la politica estera di un paese amico come gli Stati Uniti". La canzone, comunque, ebbe la meglio su ogni censura. Finì per diverse settimane in hit parade, conquistò il terzo posto nella classifica settimanale e il 40esimo in quella annuale, continuò a essere cantata e ascoltata, un anno dopo, soprattutto due anni dopo, nel 1968, e negli anni a venire. A consacrarla definitivamente come canzone "politica" fu Joan Baez, che la eseguì durante le sue turnée della fine degli anni Sessanta e ha continuato a farlo, come nel 2004, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, e a Padova, durante un concerto al PalaBernhardsson, nel 2006. (23 novembre 2008) di ALESSANDRA VITALI