Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 23 Domenica calendario

FARE 23/11/2008 (7:58) - LA SUA AUTO E’ STATA AFFIANCATA DALLA MOTO DEI DUE KILLER CHE HANNO SPARATO 9 COLPI

Brasile, ucciso un industriale italiano

Un posto di blocco della polizia di Belo Horizonte dopo il delitto


Era stato minacciato, esecuzione davanti all’azienda a Belo Horizonte
PAOLO MANZO
SAN PAOLO
L’imprenditore italiano Carmine Sacco, 49 anni, è stato ucciso mentre usciva in auto dalla sua azienda, venerdì sera a Betim, nell’hinterland industriale di Belo Horizonte, in Brasile. Nove colpi di pistola sparati a bruciapelo da due killer che l’hanno affiancato su una moto.

Sacco, nato a Postiglione in provincia di Salerno, viveva in Brasile da otto anni anche se - secondo i registri del consolato italiano a Belo Horizonte - si era iscritto all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, solo il 7 giugno 2004.

Sacco era titolare assieme a un socio brasiliano della Dispomec, un’azienda di componentistica meccanica che tra i clienti ha la Fiat (che a Belo Horizonte ha un importante stabilimento) e la Thyssenkrupp. L’industriale abitava a Contagem, un’altra città dell’hinterland di Belo Horizonte. Lascia la compagna e una bambina di quattro anni, Vittoria.

«La zona è tradizionalmente violenta, c’è molta delinquenza - dicono al consolato italiano - sulla dinamica del delitto e sui responsabili per ora non sappiamo nulla di più di quanto ci ha comunicato la polizia». Secondo fonti vicine alla famiglia e riportate dai media brasiliani, l’imprenditore italiano nelle ultime settimane avrebbe ricevuto minacce.

Città violenta
Le ipotesi su cui indaga la polizia, secondo le indiscrezioni raccolte, sono legate sia alla criminalità comune e sporadica sia all’attività imprenditoriale di Sacco che potrebbe aver scatenato invidie e richieste di pizzo da parte della mafia locale.

Negli ultimi dieci anni tutta la regione dello stato di Minas Gerais che ruota attorno alla capitale Belo Horizonte ha visto una crescita esponenziale del numero di omicidi. Per constatarlo è sufficiente consultare la «Mappa della violenza dei comuni brasiliani 2008», una ricerca dello studioso Julio Jacobo Waiselfisz svolta assieme ad alcuni ministeri e istituti di ricerca.
Proprio a Betim i morti ammazzati sono passati da 108 nel 2002 a 285 nel 2006, ultimo anno in cui le statistiche sono state aggiornate. Un aumento di quasi il trecento per cento in appena quattro anni. Statisticamente nello stesso lasso temporale su mille persone che vivono nella città ogni dodici mesi ne viene uccisa una.

Betim è al 24esimo posto tra gli oltre cinquemila comuni brasiliani per numero di omicidi e, se si considera solo la popolazione giovane, ovvero quella al di sotto dei 21 anni, entra addirittura nella top ten in quanto a morti ammazzati. Una chiara dimostrazione di come il fenomeno delle gang giovanili e del narcotraffico abbia stravolto la vita sino a un decennio fa tranquilla di questa parte di Brasile.

L’omicidio di Sacco, che arriva due mesi dopo quello di Riccardo Ferretti, un volontario trasferitosi tre anni fa in Brasile e ucciso a pistolettate nello stato di Bahia, è l’ulteriore conferma che nel Paese sudamericano la violenza non è una leggenda metropolitana né tantomeno un insieme di episodi saltuari come invece le autorità di Brasilia vorrebbero far credere.
Basti pensare alle dichiarazioni del ministro del Turismo, Marta Suplicy, che in primavera affermò che il Brasile «è come un qualsiasi Paese europeo solo che è così bello che quando si verifica un fatto di cronaca, essendo un paradiso, tutti ne scrivono».

Purtroppo le statistiche dicono cose ben diverse, per esempio che in Brasile, solo negli ultimi dieci anni, gli ammazzati sono stati più di 450 mila.