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 2008  novembre 22 Sabato calendario

Wall Street si prepara a un altro weekend di paura. Il rischio ora è Citigroup, una delle banche più antiche d’America, con radici che risalgono al 1812 e con 200 milioni di clienti in 106 Nazioni: si teme che possa fare la fine di Lehman Brothers

Wall Street si prepara a un altro weekend di paura. Il rischio ora è Citigroup, una delle banche più antiche d’America, con radici che risalgono al 1812 e con 200 milioni di clienti in 106 Nazioni: si teme che possa fare la fine di Lehman Brothers. Schiacciata dalla speculazione a breve, da posizioni di bilancio insostenibili sul piano del debito, Citi potrebbe non essere in grado di arrivare a lunedì senza aprire procedure di amministrazione controllata. E dunque si parla già di procedure per una nazionalizzazione già nel fine settimana o dell’intervento di un cavaliere bianco pronto ad acquistarla al modico prezzo di 25 miliardi di dollari quando oltre un anno fa la sua capitalizzazione sfiorava i 300 miliardi di dollari. Fra i nomi delle istituzioni potenzialmente interessate all’acquisto, si sono fatti quelli di Goldman Sachs, di Morgan Stanley e J.P. Morgan Chase. Le indiscrezioni tuttavia parlano anche della possibilità di un azzeramento del valore delle azioni di Citi e della vendita per un dollaro. Per questo in Borsa sui finanziari è successo di tutto: Citi, dopo aver perso oltre il 20% giovedì, ieri ha lasciato sul terreno il 20% circa. La settimana scorsa valeva 11 dollari, un mese fa aveva recuperato al di sopra dei 20 dollari. In soli tre giorni ha perso quasi il 50% del suo valore di contrattazione. Uno sbalzo per il settore che non si vedeva dagli anni Trenta. Con tutte le conseguenze del caso per il mercato in genere. Per Citigroup in particolare, a nulla sono serviti l’investimento del principe saudita Al Waleed, che giovedì ha annunciato un investimento che avrebbe riportato la sua posizione al 5% del capitale; o le parole, ieri mattina, dell’amministratore delegato Vikram Pandit che ha cercato di rassicurare un centinaio di alti dirigenti in una chiamata collettiva a livello internazionale; o i tentativi di dimostrare sicurezza da parte del management quando si è detto che non vi sarebbero state vendite di «attività patrimoniali della banca», inclusa la controllata Smith Barney. Le ipotesi possibili a questo punto sono tre. La prima, quella auspicata dal management che cerca la continuità, vorrebbe un intervento governativo «verbale», una dichiarazione di «garanzia» da parte della Federal Reserve, che è già tecnicamente azionista del gruppo, che contribuisca a sbaragliare la speculazione a breve e a restituire respiro al titolo. La seconda è quella di una vera e propria nazionalizzazione seguendo un tracciato simile a quello seguito per il gruppo di assicurazioni Aig. La terza è quella di una fusione con un’altra istituzione finanziaria e, oltre alle istituzioni menzionate poco sopra si è aggiunto anche il nome di Wells Fargo: «Una fusione con Goldman non risolverebbe il problema, anche il titolo Goldman è sotto pressione e il gruppo non ha le risorse di capitale per sostenere un colosso con Citigroup, il rischio è quello di mettere insieme due banche deboli» ci ha detto ieri una fonte bene informata. In tutto questo vi è stato un momento di grande speranza ieri con la nomina di Tim Geithner al Tesoro della prossima amministrazione e l’annuncio che la settimana prossima prossima Obama nominerà tutta la squadra economica. chiaro infatti che il momento di svolta di questo improvviso aggravarsi della crisi c’è stato una decina di giorni fa, quando il segretario al Tesoro Paulson ha annunciato che avrebbe sospeso l’utilizzo dei fondi per riscattare i titoli tossici e che di fatto avrebbe rimandato alla prossima amministrazione la gestione delle risorse ancora disponibili da 450 miliardi di dollari autorizzate dal Congresso. Dopo le parole rassicuranti secondo cui vi sarebbe stato un processo di transizione morbido si è avuta la percezione che l’amministrazione entrante non si rendesse conto dell’urgenza del processo decisionale per i mercati. Questa percezione di paralisi, il fatto che Obama ritardasse a nominare il segretario al Tesoro dopo aver promesso che l’avrebbe fatto il giorno dopo la sua vittoria, l’apparente latitanza di Hank Paulson, l’attuale segretario al Tesoro, hanno contribuito al ritorno del panico fra gli investitori. Per questo l’accelerazione in seno al campo di Obama. Per questo la scelta di Geithner, un uomo che ha sempre servito lo stato senza mai passare per i lauti guadagni di Wall Street, giovane, 47 anni, deciso e preparatissimo. I NUMERI 20 miliardi La capitalizzazione di Borsa Ieri il gruppo Citi ha chiuso le contrattazioni di Wall Street in flessione del 19,96% con una capitalizzazione di mercato di 20,5 miliardi di dollari -87% La perdita di valore del 2008 Da inizio 2008 le quotazioni del gruppo Citi hanno fatto segnare un ribasso dell’87,19% 4% Il costo della copertura in cds La copertura in derivati del credito (Credit default swap) delle obbligazioni Citi costa attualmente circa 400 punti base, il 4% del capitale da proteggere dal default