Financial Times, 22 Novembre 2008, 22 novembre 2008
Questa settimana nel mondo sono stati annunciati più di 80 mila licenziamenti. Il credit crunch costringe le aziende a tagliare i costi, e i primi a pagarne le conseguenze sono i dipendenti
Questa settimana nel mondo sono stati annunciati più di 80 mila licenziamenti. Il credit crunch costringe le aziende a tagliare i costi, e i primi a pagarne le conseguenze sono i dipendenti. Svaniscono posti di lavoro nei settori più diversi: produttori di hot dog kosher di Chicago, compagnie aeree tedesche, produttori di automobili giapponesi. Solo nel Regno Unito i tagli annunciati riguardano 30 mila dipendenti. Più della metà dei posti persi la settimana scorsa arrivano da Citigroup, che ha alzato il numero dei suoi esuberi a 52.000 unità. Ma anche senza considerare il maxi-taglio di Citi, aziende in giro per il mondo hanno annunciato tagli a un ritmo di 5.500 persone al giorno. Gli economisti ripetono che il peggio ancora deve arrivare, gli effeti del calo della crescita in nazioni emergenti come Cina e Russia si faranno sentire nei prossimi mesi. Tra i produttori di auto, venerdì Toyota ha annunciato un taglio del 50% della sua forza lavoro a tempo determinato in Giappone, sono 3.000 dipendenti. La rivale Mazda non rinnoverà 1.300 contratti temporanei, anche Isuzu ha tagliato 1.400 posti di lavoro. In Giappone il mancato rinnovo dei contratti a tempo è particolarmente insidioso, perché circa un terzo della forza lavoro del paese non ha un contratto stabile. In Asia stanno anche sentendo l’urto dei tagli delle grandi banche d’affari internazionali. Hong Kong ha subito in settimana l’annuncio di 500 tagli da parte di Hsbc e altri 100 esuberi a Morgan Stanley. Standard Chartered manderà via 527 dipendenti dai suoi uffici in Corea del Sud. Anche l’Europa è in sofferenza. La farmaceutica anglo-svedese Astranenica ha annunciato 1.400 tagli tra Spagna, Svezia e Belgio. Rolls Royce, che costruisce motori per aerei, pianifica tagli di 2.000 dipendenti in tutto il mondo. La svedese Sandvik, leader mondiale negli utensili da taglio per l’industria, licenzierà 2.300 lavoratori. Voestalpine, la maggiore compagnia dell’acciaio in Austria non rinnoverà i contratti di 2.100 dipendenti, Peugeot-Citroën taglierà 2.700 posti di lavoro. Air France ha rimandato l’acquisto di nuovi motori più efficienti preferendo tenere i soldi in cassa. Air New Zealand ha annunciato 200 tagli, Lufthansa altri 500 sulla regionale Cityline. Negli Stati Uniti si stanno perdendo posti in ogni settore. Al di là dei colossi finanziari, Pepsi licenzierà 3.150 lavoratori, 750 solo in Nord America. Lam, costruttrice di microchip, taglia 600 posti a San Francisco. Pilgrim Pride, colosso del pollo inglese, licenzierà 335 dipedenti, Boeing ne manda a casa altri 800 per chiudere lo stabilimento di Wichita, in Kansas. La casa di videogiochi International Game Technology licenza invece 460 dipendenti. E Sara Lee, che sta chiudendo il suo stabilimento di hot dog kosher a Chicago,taglia 185 posti. Secondo Automatic Data processing, la più grande agenzia di buste paga delle piccole aziende americane, a ottobre sono stati licenziati 25.000 lavoratori tra le aziende minori.