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 2008  novembre 22 Sabato calendario

NEW YORK

Ad appena 59 anni Lee Scott lascia la guida di Wal-Mart, il gigante americano della distribuzione, la più grande società del mondo (seconda per capitalizzazione dopo Exxon) con un milione e 300 mila dipendenti negli Usa e altri 500 mila all’estero e un fatturato annuo di 379 miliardi di dollari: il doppio esatto di quello registrato a gennaio del 2000, quando Scott, che era già da anni uno dei capi operativi del gruppo fondato da Sam Walton nel 1962, divenne il suo amministratore delegato.
Repubblicano a trazione integrale, capo di un’azienda considerata lo specchio imprenditoriale del liberismo bushiano, Scott lascerà l’incarico (ma resterà presidente ancora per più di due anni) il 31 gennaio prossimo, dieci giorni dopo che il "suo" presidente avrà lasciato la Casa Bianca. Con Obama inizia una nuova era. Non il migliore dei mondi possibili per una Wal-Mart portabandiera del "free trade" che importa un volume enormi di merci dalla Cina e che è celebre per i bassi salari pagati ai suoi dipendenti e per la durezza con la quale ha sempre cercato di tenere i sindacati fuori dalla porta. Con Casa Bianca e Congresso in mano ai demo-cratici, Wal-Mart dovrà probabilmente modificare il suo modello commerciale e adattarsi a un nuovo clima di relazioni sindacali.
Problemi che dovranno essere affrontati dal nuovo chief executive Michael Duke, un ingegnere 58enne che ha fin qui guidato le attività internazionali del gruppo (100 miliardi di dollari di fatturato realizzati coi "superstore" sparsi in una quindicina di Paesi, dalla Cina al Brasile, dalla Gran Bretagna al Giappone). Attività in espansione ma non prive di problemi. Le esperienze in Germania e Corea, ad esempio, non hanno avuto successo. L’uomo nuovo sembra essere, comunque, Eduardo Castro-Wright, un manager nato in Ecuador (dove il padre gestiva un supermercato alimentare) che è il capo delle attività americane di Wal-Mart, quelle che hanno ripreso a crescere quest’anno nonostante la crisi che ha colpito gli altri gruppi della distribuzione. Da ieri Castro-Wright è ufficialmente il numero due del gruppo: un vicepresidente operativo con ampi poteri, che sembra destinato tra non molto a succedere a Duke. La decisione di Scott di farsi da parte probabilmente non ha molto a che fare con la politica. Né si possono immaginare congiure di palazzo in un gruppo in cui rimane molto forte la presenza azionaria della famiglia Walton, i discendenti del fondatore, scomparso nel 1992.
Il capoazienda ha scelto con cura il momento del suo passo indietro: se ne va quando, con i concorrenti in difficoltà, Wal-Mart è tornata la regina della distribuzione dopo alcuni anni di appannamento. Complessivamente il valore dell’azione Wal-Mart si è ridotto del 22 per cento da quando, 9 anni fa, Scott ha preso la guida del gruppo. Ma quest’anno le cose sono andate bene: più 6,7 per cento (fino al momento dell’annuncio dell’avvicendamento) e Wal-Mart al primo posto, per redditività, tra le 30 aziende che compongono l’indice Dow Jones. Anche l’immagine "sociale" del gruppo è oggi un po’ meno arcigna, grazie alla svolta "ambientalista" di Lee Scott che ha imposto non solo all’azienda, ma anche ad un infinito numero di fornitori di adottare una serie di politiche di risparmio energetico e di riduzione degli sprechi (ad esempio negli imballaggi) rendendo più "intelligente" la catena della distribuzione.
Che, dopo tanti anni passati al vertice dell’azienda, Lee Scott volesse tirare il fiato, era cosa che sospettavano in molti. Ad esempio gli analisti finanziari che, ascoltandolo nell’ ottobre scorso, avevano colto nel suo discorso sulla situazione aziendale i toni di un addio.
Quello che Scott lascerà fra due mesi al suo successore è un ufficio molto spartano, affacciato su un piazzale di parcheggi nella modesta costruzione di mattoni che ospita il quartier generale del gigante di Bentonville, in Arkansas. Nello scaffale dietro la scrivania pochi libri di management, un po’ di sociologia e di marketing (testi come "Geografia del pensiero: perché asiatici e occidentali pensano in modo diverso") e, in bella vista, «L’ossessione per la pesca del branzino "Largemouth" ».
Massimo Gaggi