Guido Olimpio, Corriere della Sera 22/11/2008, 22 novembre 2008
WASHINGTON
Il nuovo Grande Gioco che va in scena nel Corno d’Africa, complice la pirateria, si fa duro. Ora che hanno colpito le petroliere, la preoccupazione cresce e le conseguenze rischiano di essere pesanti.
La compagnia marittima danese Moeller Maersk, una delle più grandi al mondo, ha deciso di cambiare rotta: le petroliere eviteranno il Golfo di Aden (quindi il canale di Suez) e passeranno sotto il Capo di Buon Speranza. Decisione non facile perché la circumnavigazione dell’Africa aumenta i costi del 40% e allunga il viaggio dai 5 ai 15 giorni, a seconda dei porti di partenza e destinazione. La Maersk ha precisato che la modifica riguarderà solo le navi con «bordi bassi» – più esposte agli arrembaggi – e non troppo veloci.
Su questa linea anche un altro gruppo, la Frontline Ltd, che sta negoziando il cambio di rotta con alcuni clienti. Parliamo delle più importanti compagnie petrolifere: Chevron, Bp, Shell, Exxon Mobil. Difficile quantificare il costo. Una stima, citata da addetti ai lavori, parla di 500 mila dollari per nave. Poco se paragonati a quanto vale un carico di greggio: 100 milioni di dollari. Chi rischia di rimetterci molto è l’Egitto che potrebbe vedere ridursi gli introiti garantiti dal pedaggio pagato dalle navi che utilizzano Suez. E infatti il Cairo ha riunito giovedì i rappresentanti dei paesi che si affacciano sul canale per trovare contromisure.
Ma gli esperti marittimi sostengono che il cambio di rotta non mette le navi del tutto al sicuro. Proprio la petroliera saudita Sirius Star è stata intercettata a 800 chilometri dalle coste somale grazie all’impiego di una nave appoggio. Un blitz portato a termine in 16 minuti. I pirati hanno riconvertito alcuni mercantili e pescherecci catturati in unità appoggio. Così possono avvicinarsi alle prede senza destare sospetti e solo all’ultimo istante calano in mare imbarcazioni più piccole con i team d’assalto. Nell’ultimo bollettino della Nato si sottolinea come i corsari, nella fase finale d’attacco, stiano usando un numero maggiore di battelli, con a bordo 2-3 banditi.
Intimoriti da spese aggiuntive e pericoli, gli armatori hanno ribadito ieri che la pirateria è un problema internazionale e come tale va affrontato. Ma le reazioni sono sempre incerte. Gli Usa sono al lavoro all’Onu per elaborare l’ennesima risoluzione che conceda maggiori poteri di intervento. Gli indiani, inorgogliti dalla distruzione di un «galeone» pirata, hanno promesso l’invio di un’altra unità e sono stati autorizzati dalle Nazioni Unite a inseguire i corsari anche nelle acque somale. I russi hanno annunciato di aver concluso con successo un’operazione di scorta. La Nato, che ha una task force guidata dall’Italia con il Durand de la Penne, fa lo stesso con i cargo che trasportano aiuti. Un insieme colorato di bandiere e interessi che ha spinto qualche osservatore a parlare di una riedizione del Grande Gioco dove le navi hanno preso il posto delle carovane che si spingevano verso il cuore dell’Asia. Questa volta le insidie vengono da piccole bande di predoni che in un classico esempio di guerra asimmetrica riescono a tenere in scacco Marine sofisticate. Corsari che non mancano di iniziativa: avrebbero infatti delle spie in diversi porti che li informerebbero sui carichi delle navi – ha rivelato uno di loro – e dei radar per seguire le mosse dei cargo.
Intanto i predoni del mare devono guardarsi da uno sviluppo inatteso. I militanti islamici del movimento Shabab sono piombati sul porticciolo di Harardere ed hanno minacciato di punire i pirati perché hanno sequestrato la Sirius, una nave di «un Paese musulmano». Un portavoce ha assicurato che risolveranno il problema.
Non tutti credono a questa voglia di ordine. In passato, quando erano al potere, gli islamisti avevano represso il fenomeno criminale ma di recente hanno accusato l’Occidente di voler usare la pirateria come pretesto per tornare in Somalia. Qualche osservatore sospetta che gli Shabab siano arrivati sulla costa solo per dare una mano a difendere quella che potrebbe essere la classica gallina dalle uova d’oro. Le prossime ore diranno se i militanti vogliono davvero fare un favore ai sauditi. Una situazione confusa che non ha impedito ai corsari di rilasciare un cargo greco dopo il probabile pagamento di un riscatto.
Guido Olimpio