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 2008  novembre 21 Venerdì calendario

La Stampa, venerdì 21 novembre Dove sono finiti Jolanta Lukaszek e Milcz Pawel, poco più che ventunenni? Che fine ha fatto Emilia Placata nata nel 1981? Dove s’è cacciato Adam Mikulski venuto al mondo nel 1980? Tutti polacchi inghiottiti nel Tavoliere di Puglia

La Stampa, venerdì 21 novembre Dove sono finiti Jolanta Lukaszek e Milcz Pawel, poco più che ventunenni? Che fine ha fatto Emilia Placata nata nel 1981? Dove s’è cacciato Adam Mikulski venuto al mondo nel 1980? Tutti polacchi inghiottiti nel Tavoliere di Puglia. Si tratta di centinaia tra donne e uomini, adolescenti e cinquantenni, partiti negli ultimi anni per l’Italia a lavorare la terra e mai più tornati. Sono tanti per ipotizzare fughe d’amore, incomprensioni familiari o allontanamenti volontari. Secondo la polizia polacca si sono persi «in provincia Foggia», spariti nello sconfinato Tavoliere d’Italia. Ottantasette fotografie campeggiano sul sito Internet della polizia polacca. «Le proprie famiglie non hanno cancellato i ricerchi», scrivono in un italiano abbozzato. «Chiunque sappia il luogo del loro presente soggiorno, viene pregato di informare la questura più vicina oppure e-mail (biurokryminalne@policja.gov.pl)» si legge su www.policja.pl. Gli inquirenti polacchi dichiarano che sono «molti di più, ma i familiari non hanno autorizzato la pubblicazione del nome e della foto». un «Chi l’ha visto» informatico che impressiona per quelle minuscole foto ingiallite e in bianco e nero. La lista è accompagnata da immagini e didascalie in italiano, inglese e polacco. Le indagini Non sono gli unici a preoccuparsi: li cercano i carabinieri del Ros e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Il fondato sospetto è che questi esseri umani, siano stati divorati dalla terra e dai caporali, trasformandosi in desaparecidos. Secondo gli inquirenti polacchi «circa 1500 persone sono attualmente prigioniere della mafia italiana nelle campagne pugliesi». Il rinvenimento di alcuni resti umani nel Nord della Puglia ha consolidato i sospetti. Il sostituto procuratore antimafia Lorenzo Lerario ha aperto un’inchiesta. A Bari, nel quartier generale Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei carabinieri, campeggiano quindici cartelline col nome di 14 polacchi e 1 lituano. All’interno fotocopie di documenti, certificati di decesso, frammenti di vite a perdere. Gli investigatori raccolgono informazioni per tentare di capire le ragioni di questi decessi violenti. Omicidi, infortuni mascherati, pestaggi organizzati, suicidi per disperazione. Macabre scoperte Il 19 settembre 2004, Amaza Marek viene trovato sotto un ponte in agro di Ascoli Satriano. Aveva 35 anni, di lui rimane solo un orologio. A segnalare il corpo in stato di decomposizione una telefonata anonima al commissariato di Melfi, in provincia di Potenza. «Nella circostanza è stata avviata un’attività - rivela un appunto della polizia polacca - dalla squadra mobile di Foggia, al fine di individuare colui che ha segnalato il cadavere. Le richieste presentate alla Telecom sono rimaste senza esito, per l’impossibilità di risalire all’utenza dalla quale è stato chiamato il 113». La legge dell’Est Il 27 dicembre 2004 «alle ore 20.50 circa veniva segnalata la presenza di una salma femminile all’interno dell’azienda agricola di proprietà di un 51enne nato a Stornarella (Foggia). Lo stesso signore dichiarava che la vittima era una sua collaboratrice. I carabinieri della locale stazione giunti sul posto, effettuavano i rilievi del caso». Il 19 aprile 2006 un altro macabro ritrovamento in un casolare di Cerignola: il 26enne Dariusz Olszewski. Il professor Francesco Introna, medico legale del Policlinico di Bari, indica una «morte non naturale». E poi ci sono alcuni cadaveri carbonizzati, due impiccati, cinque annegati e altri casi di sparizioni non denunciate. Slamovit, 44 anni lo scovarono bruciato, il 2 luglio 2005, dentro l’ex macello di Stornara. Un caporale dell’Est adirato perché due dei suoi schiavi erano riusciti a fuggire, al telefono ha annunciato: «Andrò in campagna. Non gli permetterò di comportarsi così. Ho detto che oggi ne ammazzo uno o due come esempio». Sulla statale 16, tra San S. Severo e Foggia ci imbattiamo in Anna, 26 anni: «Siamo costrette a prostituirci altrimenti ci uccidono». Non è l’unica: abbondano anche le minorenni africane. Chi prova a scappare più di una volta viene riacciuffato ed eliminato. Gianni Lannes