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 2008  novembre 21 Venerdì calendario

ItaliaOggi, venerdì 21 novembre 2008 Riccardo Villari ha deciso di tenersi stretta l’unica elezione che ha avuto: quella a presidente della commissione di vigilanza Rai da parte della maggioranza dei componenti di quella piccola assemblea

ItaliaOggi, venerdì 21 novembre 2008 Riccardo Villari ha deciso di tenersi stretta l’unica elezione che ha avuto: quella a presidente della commissione di vigilanza Rai da parte della maggioranza dei componenti di quella piccola assemblea. Ha mandato a quel paese Walter Veltroni e Silvio Berlusconi che gli chiedevano di fare posto a Sergio Zavoli e si tiene stretta la poltroncina legittimamente conquistata. Villari è stato nominato in senato da Giuseppe Fioroni che lo ha fatto inserire in lista. stato nominato alla maniera del Grande Fratello (per l’espulsione) da Veltroni che lo vuole fuori dalla vigilanza e dal Pd. E si è ribellato. Il primo caso di rivolta in un parlamento costruito anche di veline e letterine grazie alle passioni dei leader e all’abolizione delle preferenze...Naturalmente Villari, che qualche legislatura dietro le spalle ha e che nella vita civile fa il medico epatologo, non è una velina o una letterina trasferita in Parlamento per il capriccio di un leader. Ma il caso della commissione di vigilanza sulla Rai diventerà un simbolo degli errori della politica. Dopo mesi infatti di braccio di ferro fra Pd e Pdl sull’elezione del presidente della bicamerale che dovrebbe eleggere il consiglio di amministrazione della Rai (per questo la poltrona vale tanto), attorcigliandosi con i propri giochini Pdl e in parte Pd hanno votato a meggioranza Villari. Qualcuno voleva dare con quel gesto una lezione ad Antonio Di Pietro, qualcun altro a Veltroni. Nessuno voleva Villari, ma alla fine per gioco o per sfida l’hanno eletto. I regolamenti parlamentari, una volta realizzata la frittata, non hanno soluzioni di riserva. Il presidente di una commissione parlamentare può dimettersi- e naturalmente deve essere d’accordo- ma non può essere sfiduciato nemmeno se tutti all’improvviso cambiassero scelta, come in effetti è avvenuto. Il giochino quindi si è ritorto per la cocciutaggine di Villari proprio contro chi lo ha ideato. E non ha senso gridare allo scandalo oggi, sottolineare la farsa della situazione come fa Veltroni insieme allo stato maggiore del Pd. La farsa è stata giocare come si è fatto con questa elezione. Poco comprensibile anche il pressing dei presidenti delle Camere, Gianfranco Fini e Renato Schifani, sul diretto interessato perché lasci libera la poltrona. Quella elezione è stata istituzionalmente corretta, e i presidenti delle Camere dovrebbero prendersela semmai con chi usa le procedure istituzionali per giochicchiare con i propri piccoli o grandi tornaconti. Se nell’elezione di Villari c’era una prova di forza del Pdl (ma da solo non avrebbe avuto la forza) o un trabocchetto tirato a Veltroni dai suoi, la colpa non è certo del diretto interessato. Per quanto appaia strano a chi ha approfittato di una legge elettorale fatta in fretta e furia per costruire liste beatiful con famigli o simpatie del leader di turno, esiste ancora una carta costituzionale (che chi ne è garante dovrebbe difendere) che libera ogni parlamentare eletto da obblighi di partito. Recita l’articolo 67 della Costituzione: «Ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Non si capisce dunque il pressing istituzionale nei confronti di Villari, che semmai sembra anticostituzionale. Berlusconi, che di solito non è fra i politici più ipocriti della seconda Repubblica, dopo avere chiesto in pubblico ieri le dimissioni del neo presidente, in privato ha allargato le braccia spiegando ”l’ho detto perché non voglio fornire alibi a Veltroni. Poi se Villari non si dimette, non cade mica il mondo”. No, che non cade. Anzi. Bisognerebbe fare pressioni sul parlamentare appena espulso dal Pd perchè resti al suo posto e lasci così l’impronta di questa piccola vicenda nella storia di un parlamento che stava diventando fin troppo privatizzato. Siano o meno nobili i motivi della resistenza di Villari, è una lezione salutare alle leadership politiche. A cui consiglieremmo immediate altre occupazioni. Con la crisi che incombe, tanta passione per una poltroncina parlamentare diventa incomprensibile. Franco Bechis