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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

L’espresso, giovedì 27 novembre Stetson bianco, Daytona d’oro, Doyle Brunson, 75 anni, è il più leggendario pokerista contemporaneo

L’espresso, giovedì 27 novembre Stetson bianco, Daytona d’oro, Doyle Brunson, 75 anni, è il più leggendario pokerista contemporaneo. Quando ha iniziato nei paesini del Texas, 50 anni fa, il gioco era illegale e Brunson ricorda ancora i bari, le pistole, le stanze dense di fumo negli scantinati dove si arrivava attraverso porte segrete. "Ho visto due tipi ammazzati ai miei tavoli, uno per una storia di donne e un altro per un debito di gioco", ricorda il due volte campione della World Series of Poker, nel ’76 e nel ’77, e autore di ’Super System’, da 30 anni la bibbia del pokerista. " bello che milioni di persone abbiano scoperto che questo è il gioco più affascinante del mondo, ma provo nostalgia per quei tempi. Adesso è un’altra cosa. Guarda quello che sta succedendo di là".  la notte del nove novembre. Di là, dentro il Penn and Teller Theater del Rio, albergo storico di Las Vegas, si sta consumando l’atto finale della World Series 2008. I ’November 9’, i nove rimasti dei 6.844 pokeristi che avevano iniziato il torneo in luglio con una posta di 10 mila dollari a testa, si stanno giocando la Coppa del mondo del poker, trofeo che quest’anno vale la cifra record di 9.125.000 dollari. Il gioco è il No-limit Texas Hold ’Em, due carte coperte per ogni giocatore; poi si punta per far scoprire prima le tre carte comuni, dopo la quarta che è il ’Turn’, infine il ’River’. Hanno iniziato alle 11. E alle nove di sera tre di loro hanno finito le loro fiches e sono stati eliminati. Restano in sei e indossano cappellini da baseball dalla doppia funzione: esibire i logo delle compagnie di poker on line come Poker Stars e Everest Poker che li sponsorizzano, e mascherare i movimenti degli occhi, della fronte, delle labbra, ogni possibile ’Tell’ che potrebbe suggerire qualcosa agli avversari su carte ed emozioni. Al tavolo ovale, circondati da telecamere, ci sono un ex professionista degli scacchi di Brooklyn, un indonesiano che vive in Canada e fa il contabile, un ragazzo della Florida finito varie volte in carcere per furto e ’salvato’ dal poker. Nel corso della notte via via saltano, mentre Dennis Phillips, il favorito del pubblico, che segue su due schermi giganti che alternano immagini delle carte in gioco con primi piani degli occhi tesi dei contendenti, resiste. Non aveva mai giocato a poker sino a quattro anni fa, ha i modi cordiali degli americani del Mid West un po’ bonaccioni e, a 53 anni, è il più vecchio. Se vincerà ha già annunciato cosa farà. "Tornerò a St. Louis, a lavorare nella mia concessionaria di camion della Ford". Ma a tarda notte salta anche ’Fordman’, e lascia Las Vegas dovendo ’accontentarsi’ di 4 milioni e mezzo. Ora, per lo showdown finale, si fronteggiano un danese di 22 anni, Peter Eastgate, e un moscovita di 27, Ivan Demidov, entrambi arrivati al mondo del poker due anni fa. Per un po’ di mani ’Ivan il Terribile’ sembra avere la meglio, ma Eastgate, detto ’Ice’, non si scompone mai e al 234mo giro gli tende la trappola, inducendo il russo a fare un ’All-in’, a mettere quello che ha con una doppia coppia di due e di quattro e sorprendendolo con una scala dall’asso al cinque. "Non so cosa farò dei soldi, ma dubito che tornerò al college", dichiara dopo la vittoria Eastgate, un fugace sorriso solo quando gli hanno messo davanti una montagna di nove milioni di dollari in pezzi da cento. Una immagine che fotografa il cambiamento epocale vissuto dal mondo del poker, passato nell’arco di una generazione da gioco d’azzardo praticato in locali semi-clandestini da avventurieri rigorosamente di sesso maschile a passatempo che attrae folle enormi di telespettatori e di partecipanti sempre più giovani. Tra poker rooms e poker on line, si calcola un giro di affari globale di 15 miliardi di dollari l’anno. E solo in Italia si stima che i giocatori già registrati nei siti di poker on line abbiano già superato il mezzo milione, con proiezioni di crescita esponenziali. Guai a chiamarli giocatori d’azzardo. I tornei cash, quelli in cui chi poteva rilanciava con pacchi di contanti o con case e orologi, sono in disuso. Tutti entrano con la stessa cifra fissa. " uno sport", sostengono. Jennifer Harman, la più quotata giocatrice al mondo, spiega perché. "Tutti hanno le stesse possibilità. Ma un torneo può andare avanti per giorni e oltre che una mente matematica richiede disciplina, studio, preparazione fisica. Come in altri sport, spesso l’età conta molto di più dell’esperienza".  il giorno della vigilia, la Harman è a un torneo di beneficienza. C’è anche Hoyt Corkins, stivali e cappello da cowboy nero. Era misteriosamente scomparso dopo avere vinto i primi tornei a 19 anni, adesso è soprannominato ’Incubo’. "Il poker è capitalismo allo stato puro", spiega. Passa Phil Hellmuth, campione del mondo nell’89 e 11 braccialetti raccolti nei tornei della World Series, un record: "Siamo come rock star, ormai. Quando uno come Michael Phelps viene a Vegas, vuole stare con noi". Il giorno dopo, prima notte del torneo, Brunson e Hellmuth e Corkins si ritrovano nell’ala vip dell’albergo, riservata agli ’High rollers’, quelli che possono lasciare senza battere ciglio un milione di dollari ai tavoli del blackjack o del baccarat. Tra sushi e ostriche, si delinea una singolare confraternita di vecchie amicizie, di rivalità, di mani entrate nella leggenda. Quello lì sulla poltrona? Jerry Moneymaker, nome vero, campione del mondo nel 2003. Accanto c’è Johnny Chan, due titoli nell’87 e nell’88. "Cosa è cambiato? Che ai miei tempi si vincevano solo 700 mila dollari", dice. Per Daniel Negreanu, uno dei giocatori piu popolari della serie, la rivoluzione l’ha portata la tv, specie da quando le telecamere nascoste consentono di osservare le carte coperte dei giocatori. "Il poker è il miglior reality show", dice: "Ognuno si gioca i suoi soldi. E non c’è niente di inventato. Quando vedi gioia è gioia vera, quando vedi delusione è delusione vera. Scopri chi sa perdere con eleganza e chi è un miserabile". Tra i nove in finale non c’erano italiani, ma un nutrito drappello di nostri professionisti a Las Vegas ci vive. Il punto di ritrovo è il Rock and Roll Café, modesto bar con karaoke a metà tra il Bellagio e il MGM Hotel. Il proprietario è Flaminio Malaguti, un ferrarese conosciuto come Flamingo, che ha gestito catene di pizzerie in North Carolina, prodotto un film a Hollywood e ora sta facendo i soldi con ampolle alte un metro che riempie di margaritas e di cocktail alla vodka. "Mi costano sui tre dollari e mezzo l’una, le rivendo a 40", spiega. Ma la vera passione è il poker e passata la mezzanotte chiude al pubblico e lascia entrare solo gli amici pokeristi. Arrivano professionisti da tutto il mondo e le foto sui muri provano che di qui sono passati davvero personaggi come Matt Damon, Ben Affleck, Don Cheadle, Pamela Anderson e protagonisti di ’Celebrity Tournaments’. Stasera, al bar di Flamingo, sono tutti italiani, come Dario Minieri. Romano, 23 anni e l’aspetto di un sedicenne, Dario ha iniziato cinque anni fa con il poker tradizionale ma ha avuto la sua vittoria più grande con il Texas Hold ’Em. Quanto? "Ho fatto 520 mila dollari", dice con l’aria di uno che ha vinto due pesciolini rossi. C’è anche Max Pescatori, milanese, detto ’Il Pirata’ perché gioca sempre con una bandana sulla testa e per il suo metodo aggressivo. Fabio Coppola, già buttafuori sulla riviera romagnola e lottatore di kickboxing a Bangkok, è più prudente: "Miro ad avere ciò che mi basta per vivere", spiega. Marco Traniello punta più in alto. Faceva il parrucchiere a Gaeta e la prima sera che arrivò a Las Vegas, otto anni fa, incontrò una ragazza e la invitò in discoteca. "Sono di cattivo umore, ho appena perso 50 mila", rispose lei. Marco ragionava in lire: "Non ti preoccupare, offro io". Era Jennifer Harman: due settimane dopo i due erano sposati. "Il poker mi dà libertà", spiega Traniello, professionista anche lui: "Possiamo lavorare quando vogliamo, prendere un jet privato o cambiare 14 auto in otto anni: ora ho una Aston Martin". Jennifer annuisce: "Il poker è maestro di vita. Impari che non devi farti ossessionare dal vincere e devi sempre dare il tuo meglio. E ti dà un vantaggio: ti insegna a leggere subito le persone". Lorenzo Soria