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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

L’espresso, giovedì 27 novembre La crisi economica, si sa, aguzza la fantasia. E le soluzioni inventate in queste settimane prenatalizie dai commercianti americani per stimolare le vendite, effettivamente, hanno parecchio di ingegnoso

L’espresso, giovedì 27 novembre La crisi economica, si sa, aguzza la fantasia. E le soluzioni inventate in queste settimane prenatalizie dai commercianti americani per stimolare le vendite, effettivamente, hanno parecchio di ingegnoso. Prendete il ’layaway’, ad esempio. Era un sistema diffuso - non a caso - nel periodo della Grande Depressione, che permetteva di comprare un prodotto a rate portandoselo però a casa solo dopo averlo pagato fino all’ultimo cent. Il bene nel frattempo restava nel magazzino del commerciante, così non si rischiava la morosità. Ora, è notizia di questi giorni che catene di supermercati come Kmart, Target e Marshalls hanno riscoperto il ’layaway’ e lo propongono ai loro clienti per dare una spinta alle vendite di fine d’anno. Anche negozi come Neiman Marcus e Macy’s lo impiegano, ma solo per promuovere le merci più care. Altri piccoli imprenditori invece, per trovare una soluzione contingente alla crisi finanziaria, hanno pescato ancora più indietro nel tempo, ritornando all’era del baratto. Questo è per esempio il caso della Cressman’s Lawn and Tree Care di Bethlehem in Pennsylvania, azienda a gestione familiare che cura giardini in tutta la valle di Lehigh. Shawn Cressman, fondatore e titolare, spiega che il baratto "aiuta a ridurre i costi di gestione e ad acquistare servizi e materiali da altri negozianti o piccoli imprenditori che appartengono al nostro stesso network. Quest’anno ce ne siamo serviti per comprare un nuovo furgoncino e un macchinario del valore di quasi 4.000 mila dollari. Ma se devo includere tutto, credo che tra un baratto e l’altro nel 2008 abbiamo risparmiato in tutto qualcosa come 25 mila dollari. La nostra forse è stata un’esperienza di frontiera, ma vedo che ora a barattare ci si sono messi proprio tutti: meccanici e giardinieri come me, ma anche gente che fa tutt’altro mestiere, professionisti, bancari e così via. Nel mio quartiere lo praticano anche alcuni ristoranti, per riempire i tavoli vuoti. Tipo: io una sera mangio gratis con tutta la mia famiglia, e il giorno dopo gli sistemo il giardinetto...". La fortuna di Cressman è stata quella di associarsi al Merchants Barter Exchange, un’organizzazione che permette ai suoi abbonati di scambiarsi servizi e merci e di pagarli con un moneta apposita, il barter dollar (dollaro baratto). "Funziona come un conto bancario. Quando si lavora per un membro del sistema si viene pagati in barter dollar, che possono essere depositati in una sorta di conto corrente ed essere usati successivamente per acquistare i prodotti o i servizi dagli altri associati". Secondo Ron Whitney, direttore della International Reciprocal Trade Association, un’associazione non profit che promuove l’uso del baratto tra le aziende, negli Usa esistono oltre 400 barter network. Si passa dall’Irta, all’Itex, a Nate e al Merchants Barter Exchange, per citarne solo alcuni, e il loro giro di affari supera i 4 miliardi di dollari. "è grazie alla crisi che il baratto si sta riaffermando", sostiene Whitney: "Il numero delle transazioni ha registrato un andamento diametralmente opposto a quello di Wall Street. Mentre quest’ultima crollava, il numero delle prime ha fatto un salto in avanti esponenziale". Gli Usa hanno un lungo rapporto di amore-odio con il baratto. In anni passati, quelli della rivolta studentesca e del Black Power, il baratto aveva attecchito con particolare vigore in California, dove è ancora diffuso a Berkeley e San Francisco. Poi l’avvento della Reaganomics e gli anni del boom immobiliare ne avevano fatto piazza pulita e il baratto era diventato una pratica alternativa usata prevalentemente da gruppi di ispirazione utopistica. Si trattava in ogni caso di esperienze dirette ai consumatori, non alle aziende, e generalmente ritenute poco efficaci dal punto di vista dei ritorni aziendali. Ma da quando è arrivata la recessione le cose sono cambiate e ora a farvi ricorso sono soprattutto aziende di piccola e media dimensione. E non soltanto: a riprova del successo che la formula sta incontrando, pare che a barattare ci si mettano anche i governi. Di recente la Thailandia ha annunciato che darà svariate migliaia di tonnellate di riso all’Iran. Che in cambio le fornirà petrolio. Paolo Pontoniere