Gabriele Marcotti e Marco Zatterin, la Stampa 21/11/2008, 21 novembre 2008
GABRIELE MARCOTTI PER LA STAMPA DI VENERDì 21 NOVEMBRE 2008
«Nicolas Sarkozy ha alzato la posta in palio. Vuole dare un significato alla sua presidenza». Richard Scudamore, amministratore delegato della Premier League esordisce così nella sua arringa contro la proposta della presidenze francese dell’Unione Europea mirata a implementare un organo continentale di controllo e revisione. Si tratterebbe di una specie di super Covisoc pan-europea, ma con poteri più ampi e competenze anche a livello di calendario e trasferimenti dei giocatori.
Ciò che più preoccupa Scudamore è che il modello-Sarkozy si basa su un esempio francese, la Direction Nationale du Control de Gestion (Dncg), che impone norme particolarmente rigorose, soprattutto in merito al rapporto ricavi-indebitamento. E dal momento che i club inglesi sono tra i più indebitati d’Europa, è chiaro che la Premier League rischia grosso. «Lui è un presidente francese e vuole introdurre il modello francese, la Dncg - afferma Scudamore -. Questo potrà andare bene per la Francia, ma non è detto che vada bene ovunque. Prendiamo gli stadi. Alcuni nostri club si sono indebitati per costruire o ristrutturare gli impianti e oggi abbiamo alcuni degli stadi più belli d’Europa. Bene, da noi è stato fatto perché non riceviamo aiuti dallo stato e gli stadi sono di proprietà dei club. Quindi sono i club che devono fare i loro calcoli, dimostrare alle banche di essere affidabili e presentare un progetto. Anche in Germania, ad esempio, gli stadi appartengono alle società, però molti sono stati rifatti per il mondiale, con aiuti statali. In Francia invece il problema non si pone, perché gli stadi sono pubblici, come, del resto in Italia. Come si fa ad equiparare realtà così diverse?» «La verità è che non esiste una soluzione giusta per tutti - aggiunge -. Non può esistere, perché ci sono troppe divergenze sui contributi statali, sulle leggi per l’immigrazione e sul regime fiscale. E questi fattori non possono essere armonizzati, salvo creare un super-stato Europeo».
Secondo Scudamore però il problema di base è uno di principio: i campionati nazionali devono essere gestiti dalle nazioni, non da un organo burocratico sovrannazionale. «Cioè, a noi sta bene e diciamo che è giusto che l’Uefa abbia competenza sui suoi tornei, come la Champions League. Però, al tempo stesso noi non vogliamo che l’Uefa o altri abbiano competenza sulla Premier League».
Il progetto Sarkozy si basa sul concetto di «specificità» dello sport che, in quanto tale, esula dalle leggi che governano l’economia. Ma, anche qui, Scudamore è in netto disaccordo: «Lui parla di specificità e la usa per giustificare un trattamento diverso, come avviene per la cultura. Ma se veramente vogliamo equiparare il calcio ad un fenomeno culturale dobbiamo accettare che, proprio come la cultura, si tratta di un patrimonio nazionale, non pan-europeo. E quindi il suo paragone è contraddittorio».
Scudamore chiude in crescendo: «Sarkozy parla di equilibrio, di moralità, di giustizia. Ma in realtà, in Francia, dove nasce e governa il Dncg, la stessa squadra, il Lione, ha vinto il campionato per sette anni di fila. questo l’equilibrio che vuole il presidente francese?».
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
Monsieur Laporte, a cosa punta la sua Maastricht del Calcio?
«L’obiettivo è che quando una squadra si impegna in una coppa europea deve essere sana e trovarsi in condizione di equilibrio finanziario, rispettando regole uguali per tutti. Nel mondo delle imprese chi non ha i bilanci a posto non può continuare la sua attività».
Vale dunque anche per il basket o la pallavolo?
«La proposta è per tutti i club, di ogni sport. In Francia, per esempio, noi abbiamo retrocesso Marsiglia e Bordeaux perché erano in rosso. giusto che succeda a tutti e ovunque».
Gli inglesi hanno letto nella vostra mossa la volontà di attaccarli a vantaggio dei club francesi.
«Non è vero. Se ci sono squadre su cui non abbiamo preoccupazioni finanziarie sono quelle britanniche».
Se capita che il Chelsea sia in rosso e Abramovich lo copre di tasca sua nessun problema?
«Se il proprietario paga, il club è a posto. Nulla da ridire. Nemmeno se è una persona fisica».
Matarrese ha detto che l’Italia ha le sue regole e non c’è bisogno di decisioni europee?
«Le abbiamo anche in Francia. Ma altrove non è lo stesso. Per questo vogliamo intervenire».
In Champions ci sono anche paesi extra Unione Europea. Loro sono al sicuro.
« vero. Ma se riuscissimo a farlo per i paesi Ue sarebbe già una buona cosa».
Vita più facile per chi è quotato?
«Non fa differenza. A patto che i conti siano positivi o in pareggio»
E se un club non ce la fa?
«Io credo che per essere in una competizione europea occorra avere una sana contabilità. un concetto semplice, no?».