Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 21 Venerdì calendario

Il 18 novembre si è spento Mario Carpitella. Non un necrologio da parte della Rai. Non un articolo di giornale

Il 18 novembre si è spento Mario Carpitella. Non un necrologio da parte della Rai. Non un articolo di giornale. Eppure Carpitella apparteneva a quella schiera di funzionari che hanno fatto grande Viale Mazzini. Era un «corsaro» (venivano chiamati così quei giovani reclutati per le loro capacità intellettuali e non per appartenenze politiche, avviati poi a un corso di formazione guidato da Mimmo Gennarini), era uno di quegli uomini colti che hanno dato un’anima a programmi leggeri, badando all’audience ma anche alla dignità della medesima. L’aspetto più singolare e simbolico di quella stagione era costituito dal fatto che, di giorno, Mario Carpitella si occupava di «Portobello» (la più popolare trasmissione inventata dalla Rai) e, di notte, studiava Friedrich Nietzsche (è uno dei traduttori della prestigiosa edizione curata da Giorgio Colli e Mazzino Montinari). Occuparsi nello stesso tempo di filosofia e di intrattenimento permetteva a Carpitella di unire cultura alta e cultura bassa, i classici del pensiero e la «Domenica del Corriere», con estrema naturalezza, senza tante teorie ma con molta pratica. In un convegno, parlando proprio della sua esperienza con Enzo Tortora, spiegò da par suo il segreto del successo della trasmissione, indicando in anticipo sui tempi il forte legame tra Impero (il globale) e Provincia (il locale): «Era una provincia inaspettata e a volte bizzarra, sovente strappalacrime e mammista, ma abbastanza genuina da dare ogni volta al pubblico il senso di una scoperta: ragione forse non ultima del suo successo. "Portobello" fu l’ultima occasione in cui la provincia venne a fare spettacolo, agghindata e in bell’ordine, davanti alla platea nazionale». Come avrebbe detto Nietzsche: «Lo specchio non lo vediamo diversamente da come vediamo il mondo che vi si rispecchia». ALDO GRASSO PER IL CORRIERE DELLA SERA DI VENERDì 21 NOVEMBRE 2008