Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  novembre 21 Venerdì calendario

Dopo le guerre, le tette restano la passione di cui i maschi si vergognano di più. Quando vogliono fare una guerra dicono di voler esportare la democrazia

Dopo le guerre, le tette restano la passione di cui i maschi si vergognano di più. Quando vogliono fare una guerra dicono di voler esportare la democrazia. E quando vogliono mostrare una tetta dicono che è una metafora della crisi o un messaggio di attenzione dell’uomo verso la natura, per usare le parole con cui Tronchetti Provera ha illustrato a Berlino il nuovo calendario Pirelli, dove modelle nude si rotolano nella savana e dondolano appese alle zanne di un elefante. Non mi sfugge l’importanza del superfluo, purché non sia trucido, e in questo caso non lo è, trattandosi di foto d’autore. Ma trovo stucchevole la necessità, comune a molti, di rivestire le tette di nobili intenzioni, attribuendo loro significati simbolici. L’unico riferimento alla crisi che intravedo nelle modelle del calendario è la loro sconfortante magrezza. Quanto alle altre metafore, fra zanne e proboscidi me ne vengono in mente solo di ridicole o volgari, invece sento dire che quelle donne discinte e quegli elefanti esterrefatti sarebbero lì per lanciare un allarme in difesa dell’ambiente. La difesa dell’ambiente è l’ultima sottoveste alla moda con cui si coprono tutte le vergogne: fra un po’ la useranno persino i petrolieri. Io mi accontenterei di lanciare un allarme in difesa del linguaggio: «Abbiamo realizzato un calendario di tette d’artista perché agli acquirenti piacciono le tette e il particolare che siano d’artista consente loro di appenderle alla parete senza morire d’imbarazzo». Che mondo sarebbe il mondo, se fosse così sincero. Una metafora del paradiso. MASSIMO GRAMELLINI PER LA STAMPA DI VENERDì 21 NOVEMBRE 2008