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 2008  novembre 27 Giovedì calendario

LA VENTURA CONTA PIU’ DELLA MONTALCINI


Esserci è una consacrazione. Esserne usciti quasi un epitaffio: è successo, complici le ultime elezioni, a 63 politici. Secondo l’edizione 2009 del Catalogo dei viventi di Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini l’italiano vivente più importante è Silvio Berlusconi, l’italiana Sofia Loren. Il primo notevole non politico in classifica è il boss Totò Riina, la prima invece un magistrato, Clementina Forleo. Rispetto all’edizione 2007, il tomo ha 113 pagine e 2.185 personaggi in più. Gli autori hanno forse addolcito il metro di valutazione? «Il criterio è sempre lo stesso: abbiamo un gigantesco archivio aggiornato ogni giorno con quel che esce sulla stampa. Chi era citato lì fino al 5 ottobre, quando abbiamo chiuso il Catalogo, adesso è anche nel libro», dice Dell’Arti.

La presenza sui giornali è un criterio obiettivo per la valutazione delle celebrità?
«Mi sembra il più oggettivo, il meno passibile di vizi legati ai gusti personali. Se un personaggio ha meritato di esser descritto dai contemporanei merita anche un posto qui, nel bene o nel male».

Si legge: «Eugenio Scalfari, vedovo di Simonetta De Benedetti dal 2006 (…), ha regolarizzato con il matrimonio il 7 luglio 2008 la sua trentennale relazione con Serena Rossetti».
«E’ cronaca… Io e Massimo Parrini siamo antenne neutrali, se non oggettive».

Qualche antipatia personale?
«Le schede di quelli che mi stanno antipatici le scrivo con più gusto. La sola differenza rispetto alle altre è questa».

Sul Catalogo 2007 quella di Alessandro Cecchi Paone era velenosa…
«Su questa edizione è più corta, anche se ancora troppo lunga. Scrivo sempre da una posizione critica rispetto ai personaggi, ma vi sfido a trovare un aggettivo».

Aggettivi no, ma avverbi e definizioni… Si legge «Emilio Fede, giornalista di Berlusconi».
«Riporto anche gli altri suoi soprannomi: ”ammogliato speciale”, ”genero di prima necessità”, per via delle nozze con Diana De Feo, figlia dell’allora potente vicepresidente Rai Italo. Lo definisco anche ”curiosità turistica”».

Così il gossip entra nelle biografie.
«Il Catalogo è una cosa seria e quindi non può prescindere dal gossip, che racconta debolezze dei contemporanei. E le debolezze descrivono bene i personaggi. Se di qualcuno so qualcosa, la scrivo anche se non è uscita sui giornali. Le schede più riuscite sono proprio quelle in cui la stampa è stata semplice supporto di un racconto».

Cosa determina il numero di righe assegnato a ogni biografia?
«Se fossimo noi autori a stabilirlo non ne verremmo fuori: discuteremmo su ogni riga, e nel frattempo il personaggio cambierebbe e con lui il suo impatto sui contemporanei. Meglio basarsi sulla frequenza delle citazioni. Come con Riccardo Villari: sul Catalogo c’è. Segno che il presidente di Vigilanza Rai non è un nome venuto fuori all’improvviso».

Il numero di righe dedicate è da leggere come indice di gradimento?
«Più di rilevanza. Risulta che Simona Ventura, per i contemporanei, è più importante di Rita Levi Montalcini, perché ha più influenza sul loro quotidiano».