Paola Pica, Corriere della Sera 21/11/2008, 21 novembre 2008
DAL NOSTRO INVIATO
PALERMO – Il costo del fallimento «può essere più alto di quello di far vivere un’azienda in difficoltà» e se è vero che dal rapporto «stretto e trasparente » tra banche e imprese passa il contrasto alla crisi, allora bisogna essere disponibili «anche a fare cose che in tempi normali sono da evitare, come l’ingresso delle stesse banche nell’azionariato delle imprese ». Alessandro Profumo «apre» così a un modello fin qui poco amato in Unicredit davanti alla platea qualificata che, a Villa Zito, sede della Fondazione Banco di Sicilia, ascolta la lectio del banchiere su «Finanza ed Economia: un circolo virtuoso», primo appuntamento della Giornata mondiale della Filosofia in corso a Palermo. La crisi, e la prospettiva di vedere crescere in modo rilevante nei prossimi mesi il numero delle aziende in difficoltà, impone di rivedere lo schema di gioco. Ma il «sì» del capo di Unicredit alle banche nel capitale delle imprese è da intendersi solo «a condizioni certe, su basi chiare, e tempi stabiliti ». Tra le vie percorribili, c’è naturalmente anche quella di «farsi promotori, in via diretta, di iniziative di ristrutturazione spesso alquanto complesse, come la vendita dell’azienda o la chiusura di rami, la separazioni di fasi produttive».
«Si tratta di azioni che non necessariamente appartengono alla funzione più tradizionale di fare banca, che continuo a prediligere, cioè quella di erogare credito alle imprese, sulla base di informazioni certe ed oggettive e di una relazione creditizia continuativa, ma nella quale la distinzione di ruolo tra imprenditore e banca resta chiara e il coinvolgimento della banca nella gestione dell’azienda è limitato al solo ruolo di assicurare la solvibilità nel tempo dell’esposizione creditizia ». Un Profumo ”politico” (e questa è la seconda novità) come lo ha definito il padrone di casa e moderatore dei lavori, il presidente della Fondazione, Giovanni Puglisi, crede dunque «sia necessario il richiamo a un’azione comune – dalla banca, alle istituzioni intermedie sui territori, dalle associazioni imprenditoriali, agli enti locali e al settore pubblico – che avvii un ragionamento senza pregiudizi per impostare sin da subito una metodologia di gestione». «Io più "politico"?», osserva a fine lavori Profumo. «Non sono cambiato, sono sempre lo stesso e parlo con tutti, con Formigoni e con Marrazzo ». L’amministratore delegato di Unicredit chiarisce di pensare a «un capitalismo territoriale » che recepisca la «specificità italiana» e si sviluppi nel solco del progetto «Impresa Italia » che prevede l’erogazione di 5 miliardi alle Pmi: «Unicredit – dice – è nata con l’idea che la rete e la presenza locale fossero rilevanti». Dentro in sala, la sintesi l’ha trovata Puglisi: «Lo ha detto Giulio Tremonti a Milano, alla Cattolica, lo dice Profumo da tempo, lo pensiamo, da ultimi, anche noi: qui in Italia e in Europa è stato fatto tutto il necessario e i pericoli sono stati allontanati, Icaro è di nuovo in piedi e presto tornerà a volare. La questione sono le ali, anzi la loro fattura, prima e più che gli artigiani – mi verrebbe da dire, come gli antichi greci i technites». Dal pubblico arrivano infine le domande, alcune in chiave filosofica.
«I singoli hanno un’etica – è una delle repliche di Profumo – la banca non è né buona né cattiva, fa correttamente il suo interesse se persegue la legittimazione sociale. Se avviene in modo corretto, la crescita con il debito non va criminalizzata, una famiglia che si indebita ha fiducia nel futuro». E ancora sugli errori più volte e pubblicamente riconosciuti, Profumo si è detto «certo che potendo tornare indietro Lehman Brothers non sarebbe stata lasciata fallire. Detto questo, il banchiere è l’unico mestiere che so fare. Non fa errori chi non lavora, ci sono molti censori in giro... Devo pensare che non fanno nulla?».
Debiti
«Se avviene in modo corretto la crescita con il debito non va criminalizzata, una famiglia che si indebita ha fiducia nel futuro» A sinistra, l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo A destra il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet
Paola Pica