Maria Luisa Agnese, Corriere della Sera 21/11/2008, 21 novembre 2008
MILANO
Mi si nota di più se sono su Facebook o se non ci sono? Il dilemma riproposto in salsa internettiana non riguarda solo frotte di ragazzini a caccia di amici in tutto il mondo ma investe altri più accorti soggetti: dopo l’ondata dei politici, negli ultimi giorni sono arrivati i protagonisti del mondo della comunicazione, scrittori, editori, giornalisti. E nel nuovo gioco di massa nascono strategie meno futili e più raffinate per sperimentare e sfruttare quello che la grande piazza offre.
L’editore Alberto Castelvecchi ne fa uso «promiscuo», e cioè lavoro, divertimento, gossip, politica, amicizie: «Che piaccia o no – dice – Facebook funziona, certo, bisogna stare attenti a non far scemenze perché se sei lo scemo del villaggio lo sei nel villaggio globale». Lì ha trovato tre idee di libri per la sua neonata casa editrice aliberticastelvecchi (debutto a gennaio con Rispieghiamo Facebook per chi era assente) e almeno 15 ragazzi con cui collaborare più una folgorante web designer sarda di 21 anni, Giulia Bucelli, a cui ha affidato il suo sito. Entusiasta, Castelvecchi, anche della possibilità di aderire a gruppi elettivi che fioriscono sul social network: lui si divide come molti fra passione politica («Partito per il ritorno di Ehud Barak », «Contro la pena di morte») e goliardia («Save water drink vodka»).
Convinto che in Italia ci sia un po’ di provincialismo nell’uso politico di Facebook – con l’eccezione di un misterioso Armand du Plessis alias cardinal de Richelieu nato nel 1975 che con le sue malizie politiche alimenta il sospetto che dietro si nasconda Cossiga – Andrea Romano, editorialista e saggista, è entrato su Facebook per capire meglio cosa succede sulla piazza della militanza. Momenti di imbarazzo? Quando gli è arrivata la richiesta «Vuoi essere amico di Veltroni?». Risposta: «Proprio amico no, magari conoscente». Adesione invece al gruppo che vuole mandare lo stesso Veltroni in Africa, e a quello che vuole abolire il termine straordinario dal gergo politico; adesione rifiutata al gruppo che vuole Travaglio in galera: «Detesto Travaglio, ma questo no». Aveva già detto sì però a «Fai una pernacchia a Travaglio».
La scrittrice Elena Loewenthal confessa di essersi arresa a Facebook per «biechi» motivi, spiare i suoi tre figli: i più giovani, 17 e 18 anni, hanno accettato la sua amicizia, quella di 24, più smaliziata, no. Ma presto Loewenthal ha scoperto un uso più professionale di Facebook: da mercoledì scorso quando è uscito il nuovo libro Conta le stelle, se puoi, ha pubblicato la copertina nel suo profilo e ora sta monitorando «a livello artigianale» il parere dei lettori. Scelte rigorosamente ludiche quelle di Loewenthal per i gruppi di elezione: da «Traduttori ai fornelli» a «DROF – Diritto alla ruga per le over fifty » (sito «sfigato», solo 14 adesioni fra cui due coraggiosi maschietti, Stefano Bonilli e Fabio Fassone).
Ancora più in là nello sperimentare l’autopromozione via passaparola sulla rete si è spinto lo scrittore Roberto Cotroneo che ha sapientemente centellinato su Facebook gli annunci del suo nuovo libro Il vento dell’odio: un mese e mezzo prima la scheda, poi la copertina, infine l’incipit. «I lettori per me sono quasi una lobby di amicizia ». Aderisce ai gruppi «Chi era l’alter ego di Igor Markevic», «Radioduemania », «Salento vip», «Il mio libraio è differente»; ma ora ha chiuso con le adesioni, troppe richieste.
Un’altra scrittrice, Camilla Baresani, è da un mese su Facebook «per curiosità », ma teme la perdita di tempo, la continua distrazione, l’interruzione intrusiva. Anche se è rimasta ultraincuriosita dal fatto che la cugina che sente ogni giorno le abbia comunicato proprio via Facebook la separazione dal marito. Fonte di divertimento per lei da lettore-scrittore l’adesione al gruppo «...Antonio Lo Turco da Goa ai giorni nostri..., racconti tragico- demenziali di ex scoppiati anni Settanta».
Al rischio di precipitare nel gorgo nefasto della deconcentrazione altri due intellettuali reagiscono con un uso molto oculato del mezzo. Isabella Santacroce lo considera come un suo spazio di ricerca, non chatta ma regala idee e immagini, comunica «il suo mondo», un mosaico fatto di adesione a fan club di vivi e di morti: da Vaslav Nijinski a Werner Herzog da Glenn Gould a David Lynch. Camillo Langone confessa un utilizzo davvero ultra specifico: ricavare informazioni liturgiche da chi frequenta la Rete per completare la sua Guida delle Messe,
rubrica del Foglio che sta per diventare libro a marzo. Non avendo il satellite ha anche lanciato un appello via Facebook perché qualcuno gli registrasse la Messa papale del 6 novembre. Per lui niente gruppi di riferimento: «Sono troppo snob, non ho tentazioni né seriose né deliranti. Ma potrei essere socio ad honorem del gruppo "Stop agli abusi liturgici"». Tranquilli, sulla Rete il sense of humour non latita, il gruppo più gettonato del momento è: «Perché m’hai dato l’amicizia su Facebook se quando t’incontro manco me riconosci?».
Maria Luisa Agnese