Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 21/11/2008, 21 novembre 2008
MILANO
Braccialetto elettronico per i detenuti-spazzini fuori dalle carceri: i primi tre usciranno da Bollate per pulire le strade sorvegliati a distanza grazie a un apparato collegato al sistema satellitare gps che già segue i mezzi della Provincia di Milano. L’avvio di questo sistema, il primo del genere in Italia, non è legato alla legge del 2001 che, pensata per coloro che sono ai domiciliari, venne messa in soffitta dopo la prima deludente applicazione che a Milano vide la fuga-beffa di un sudamericano. Sarà possibile grazie a un accordo sul lavoro esterno, approvato dal Ministero della giustizia, tra il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, la Provincia di Milano e il consorzio Cem-Ambiente che prevede l’uso del sistema gps che controlla gli automezzi del Cem sparsi sul territorio di 49 comuni. Il braccialetto non è obbligatorio e potrà essere utilizzato in via sperimentale per i detenuti ammessi al lavoro esterno dai magistrati di sorveglianza e già controllati periodicamente dalla Polizia penitenziaria.
Si parte tra un mese con i primi tre inseriti nelle squadre del Consorzio, spazzeranno e raccoglieranno i rifiuti lungo 185 chilometri di strade provinciali. Attraverso il monitoraggio dei mezzi sarà verificata anche la posizione di ciascun detenuto. Se tenterà di allontanarsi o di liberarsi dall’apparato, scatteranno le ricerche. L’iniziativa è il risultato di un primo esperimento fatto a Ferragosto, quando 50 reclusi ripulirono parchi e aree verdi, e punta alla diffusione del lavoro esterno dei detenuti. Ora si passa all’inserimento in un’attività lavorativa stabile gestita dall’Agenzia per il lavoro penitenziario che, organizzata dal Provveditorato, prenderà il via a dicembre. «Stiamo lavorando a un progetto più ampio e strutturale nel tempo per dare l’opportunità ai detenuti di costruire un percorso di speranza successivo alla pena», conferma Filippo Penati, presidente della Provincia. L’Agenzia sarà un vero e proprio ufficio di collocamento in contatto con le altre strutture pubbliche e private, pensato per far lavorare i detenuti non pericolosi condannati a pene lievi e vicini alla scarcerazione. Si occuperà anche della sorveglianza collegandosi via internet alla piattaforma web della Provincia. «Le statistiche – spiega Luigi Pagano, provveditore dell’amministrazione penitenziaria – dicono che nel 68% dei casi coloro che scontano per intero la pena nel carcere tornano a delinquere. La percentuale scende al 25 per quelli che hanno goduto del lavoro esterno o di misure alternative alla detenzione».
E’ un affare per tutti. Per le aziende che impiegano i reclusi, perché la legge concede sgravi fiscali che abbattono di un terzo il costo di questi lavoratori, e per la società. «La diminuzione di un solo punto della recidiva – aggiunge Pagano – fa risparmiare alla collettività svariati milioni l’anno di spese per processi e carcere ». I detenuti non sottrarranno occupazione in quanto saranno impiegati a tempo determinato in quei lavori di bassa manovalanza che generalmente vengono rifiutati dai disoccupati. Non saranno mai lasciati soli perché la loro presenza nelle squadre non supererà il 70% del totale. Le previsioni sono di portare entro un mese a una decina il numero di occupati nelle tre carceri milanesi per arrivare a 30 a regime. Silvio Nardello, direttore tecnico del Cem, è convinto che il progetto «può essere esportato facilmente in tutte le carceri Italiane che potranno destinare i detenuti alla pulizia di boschi, spiagge e parchi».
I promotori
Il provveditore Pagano: «Chi sconta la pena fuori dalla cella non torna a delinquere». Il presidente della Provincia Penati: «Stiamo lavorando a un progetto strutturale»
Il progetto
Si parte tra un mese con tre persone. L’obiettivo è arrivare a regime a 30 unità
Giuseppe Guastella