Dino Martirano, Corriere della Sera 21/11/2008, 21 novembre 2008
ROMA – davvero un bel copiato, con piccola e sostanziale variazione, il ddl Alfano sull’introduzione della messa alla prova per gli imputati che rischiano pene fino a 4 anni
ROMA – davvero un bel copiato, con piccola e sostanziale variazione, il ddl Alfano sull’introduzione della messa alla prova per gli imputati che rischiano pene fino a 4 anni. Il testo uscito dagli uffici di via Arenula, nell’articolo incriminato ma anche nella relazione, ricalca parola per parola ciò che è stato scritto da 14 senatori dall’Italia dei Valori nel ddl 584 discusso due settimane fa in commissione al Senato e affidato, un’altra coincidenza, al relatore Piero Longo della Pdl, uno degli avvocati di Silvio Berlusconi. L’unica variazione introdotta dai tecnici di Alfano riguarda il magico numero 4: per i parlamentari di Di Pietro, infatti, 3 sono gli anni di pena edittale oltre i quali non si può chiedere la sospensione del processo e la messa in prova; per il governo, invece, quel tetto è di 4 anni. Tra i due testi, dunque, cambia la platea dei reati ma non il meccanismo che sospende il processo e, soprattutto, prospetta l’estinzione del reato se il lavori socialmente utili sono svolti positivamente dall’imputato. E questo ha permesso al ministro Alfano di polemizzare con il leader dell’Idv: «Di Pietro parla di amnistia ma lui ha presentato lo stesso testo...». Nelle due relazioni si rintracciano parole incredibilmente uguali: «Si è ritenuto di recuperare per i reati di criminalità "medio piccola" un ruolo importante alla probation giudiziale con sospensione del procedimento... ». Testuale: a pagina 36 della relazione Idv e a pagina 4 di quella del governo. La differenza la fa quell’anno in più, spiega con pacatezza il senatore Luigi Li Gotti (Idv) perché «il nostro tetto a 3 anni è coerente con l’attuale disciplina della messa in prova dopo la condanna. Con il ddl Alfano, invece, entrano nel computo malversazione, false informazioni al pm, violenza privata, furto aggravato, falsità materiale del pubblico ufficiale, intercettazioni illegali, etc». Li Gotti dimentica il Testo unico sull’immigrazione che all’articolo 12 prevede pene fino a 3 anni per chi favorisce l’ingresso dei clandestini e fino a 4 anni per chi li sfrutta. Chi non ha digerito la faccenda è proprio Antonio Di Pietro che ora respinge la paternità del ddl dell’Idv: «Non condivido un meccanismo che porti all’estinzione del reato. Prendo atto che all’interno dell’Idv c’è chi ha presentato un analogo provvedimento (a quello del governo, ndr) ma il partito ha dato indicazione che questa parte del testo sia ritirata. Perché bisogna intervenire sulla pena e non sul reato. Figuriamoci ora che il governo alza il tetto fino a 4 anni. Tetto sotto il quale rientrano tutti i reati non previsti per la sospensione condizionale e nell’affidamento in prova dopo la condanna. Questa è la voce dell’Idv, quelle sono proposte in discussione al Senato». La carriera Angelino Alfano, nato ad Agrigento nel 1970, laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, è il ministro della Giustizia Dino Martirano *** ROMA – Il Guardasigilli Angelino Alfano è sicuro che «al Consiglio dei ministri di venerdì prossimo il governo arriverà compatto a una soluzione» sul ddl che introduce la messa in prova per gli imputati di reati con pene fino a 4 anni. In un incontro con Berlusconi e Ghedini si è discussa l’ipotesi di ridurre a tre anni il limite della pena. Il ministro Roberto Maroni, tuttavia, continua a essere freddino. Se l’Anm apre al testo del governo – «ma il tetto di 4 anni va abbassato a 3», dice il presidente Luca Palamara – nel centrosinistra l’ex sottosegretario Luigi Manconi lancia una proposta al Pd che oggi organizza a Roma la prima di 8 conferenze nazionali sulla giustizia: «Quella del governo è un’ottima proposta. Adottiamola».