Nestore Morosini, Corriere della Sera 20/11/2008, pagina 47, 20 novembre 2008
Corriere della Sera, giovedì 20 novembre «Il nostro era un padre normale e giusto. Ma bastava che per un attimo gli si piegasse un baffo per capire che non era il caso di insistere »
Corriere della Sera, giovedì 20 novembre «Il nostro era un padre normale e giusto. Ma bastava che per un attimo gli si piegasse un baffo per capire che non era il caso di insistere ». Alberto e Carlotta Guareschi parlano del loro celebre papà, Giovannino, che quest’anno compie cent’anni (Parma lo ricorda, domani e dopodomani, con un convegno internazionale e due mostre). Formalmente, lo scrittore della Bassa, nato nel 1908 a Roccabianca, è morto quarant’anni fa. Ma secondo Alberto e Carlotta (Albertino e la Pasionaria, i figli del Corrierino delle famiglie), da quando i suoi libri e i film tratti da quei volumi hanno fatto il giro del mondo, Giovannino è diventato «un compagno di viaggio». Alberto ha 66 anni, Carlotta è un po’ più giovane. A cena, in casa loro, a Roncole Verdi, i racconti si dipanano, intrecciandosi fra la verità dei libri di Guareschi e la finzione dei film di Don Camillo e Peppone. Dai ricordi di allora emerge che, prima di Gino Cervi, la parte di Peppone era stata offerta a Carlo Ninchi. Il quale declinò dicendo: «Ho servito in cavalleria nella prima guerra mondiale, sono monarchico come Guareschi: non posso e non voglio essere un sindaco comunista neppure in un film». E con una qualche sorpresa veniamo a sapere che la signora Cristina, la vecchia maestra di Don Camillo e Peppone che volle essere seppellita con la bandiera sabauda, era un personaggio vero: nella realtà era Lina, la mamma di Guareschi. Venti milioni di copie e cinque film con le scenografie di Giovannino: le avventure del celebre duo di Brescello sono state tradotte anche in coreano. «L’ultima pellicola, Il compagno don Camillo, causò un malumore a mio padre, se la prese con Comencini – racconta Alberto ”. Perché tutta la parte finale, quella in cui il funzionario del Kgb sovietico riconosce il prete don Camillo che stava partendo in aereo, nel libro non esiste. Forse Comencini ebbe paura di scontentare qualche politico e cambiò la scenografia senza avvertire mio padre. Che si arrabbiò e non gliela mandò a dire ». Giovannino Guareschi scriveva la scaletta a penna, poi continuava con la macchina per scrivere. Leggeva e rileggeva quel che aveva scritto, correggeva e riprendeva i personaggi. Julien Duvivier, che diresse il primo film Don Camillo, avrebbe voluto che Guareschi impersonasse Peppone. «Dopo dodici ciak – racconta Alberto – Duvivier prese in disparte papà e gli disse: signor Guareschi, lei pensi a scrivere, che Peppone lo faccio fare a un attore vero». «Ma la cosa più divertente – aggiunge Carlotta – è che nella prima prova del viaggio di esilio di Don Camillo, la banda municipale di Viadana, scritturata per accompagnare i comunisti di Peppone alla stazione per dare l’addio al prete, invece di suonare l’Internazionale come prevedeva il copione, attaccò Giovinezza. E allora non erano proprio i tempi...». Senza reticenze, Carlotta confessa che Giovannino credeva in Dio, profondamente. «Ma non era uno stakanovista dell’acquasantiera – sorride ”. Però di fede ne aveva. Nell’Agenda segreta dell’anima scrisse che ogni giorno si affidava alla divina Provvidenza». Peppone sindaco comunista a Brescello, uomo buono e conciliante stride con la Bassa Reggiana del dopoguerra, che Gianpaolo Pansa ha descritto con accenti terribili. «Pansa scrive di storia – sostiene Carlotta ”. Mio padre, invece, ha inventato una storia ispirandosi a personaggi veri. Peppone è la trasposizione di un personaggio realmente esistito: si chiamava Giovanni Faraboli, un socialista riformista che, nella Bassa, aveva creato le Cooperative socialiste. Io l’ho conosciuto: era un galantuomo con le idee diverse dalle nostre ». Nei dodici libri che Giovannino Guareschi ha scritto (più di venti milioni di copie stampate) non c’è una sola pagina che un bambino non possa leggere. Il libro più bello di Giovannino? Carlotta pensa solo quattro secondi: «Le dico non il più bello ma il più importante: Diario Clandestino (Bur), una radiografia della sua anima. un libro che rappresenta la chiave per aprire Mondo Piccolo (Bur) in cui papà, pur amando Peppone, tradirà piccoli slanci verso Don Camillo». Nestore Morosini