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 2008  novembre 20 Giovedì calendario

La Stampa, giovedì 20 novembre La «caverna» si apre a trenta chilometri da Roma, lungo la Cassia, e affaccia sul Golfo di Aden, sulle acque della Nuova Tortuga, dove i pirati assaltano e sequestrano cargo e petroliere

La Stampa, giovedì 20 novembre La «caverna» si apre a trenta chilometri da Roma, lungo la Cassia, e affaccia sul Golfo di Aden, sulle acque della Nuova Tortuga, dove i pirati assaltano e sequestrano cargo e petroliere. Tre, quattro attacchi al giorno. Un’escalation che sembra non avere fine e che ha alzato il tiro sabato con la cattura del super-tanker saudita «Sirius Star» e dei suoi 2 milioni di barili di greggio. Per nave ed equipaggio i filibustieri somali ieri hanno chiesto un riscatto di 10 milioni di dollari. Un decimo del valore del bottino.  una guerra, ormai. Il bollettino è di cento abbordaggi da gennaio, con 15 unità e 280 marinai - di diversa nazionalità - in mano ai banditi. Una battaglia in cui non si risparmia il fuoco, da ambo le parti. Ieri una fregata della Marina indiana, la «Ins Tabar», ha fatto saltare in aria una nave-madre pirata, quelle dalle quali partono i barchini veloci utilizzati per gli assalti, che l’aveva presa di mira con i lanciarazzi. La «Ins Tabar» non è sola, molte unità militari stanno pattugliando le coste somale. Ci sono gli americani, i russi e la Nato, quest’ultima con sette navi. Una è il nostro cacciatorpediniere «Durand de la Penne», ammiraglia della flotta, dalla cui plancia il contrammiraglio Giovanni Gumiero comanda la task-force che deve scortare i trasporti di aiuti umanitari per il Corno d’Africa, e difendere il traffico marittimo più in generale. Dalla «caverna» tutto questo si osserva in tempo reale. Qui, in un bunker segreto a prova di attacco nucleare, eredità della Guerra fredda, c’è il cervello operativo della Marina militare italiana: il comando della Squadra navale, la centrale delle tlc e il grande occhio elettronico che consente di monitorare in diretta il traffico marittimo, in tutti i mari del globo. Un gioiello virtuale che vede la nostra Marina all’avanguardia. Fa un certo effetto arrivare nel cuore del sistema. Ci s’immerge nell’antro di cemento, sotto un boschetto con i daini in libertà e tante antenne celate dagli alberi. Si percorre una lunga galleria illuminata da una luce fredda, il rumore dell’aria spinta a forza e dei passi che risuonano, e si supera un’enorme porta blindata. Lungo il tunnel si aprono diverse sale, con schermi, mappe elettroniche e militari al lavoro. Finché, nel più profondo della campagna romana, si arriva alla «sala delle sale». Ancora monitor e, su una parete, uno schermo più grande sul quale è disegnato il mondo. Ci sono tanti puntini che luccicano. «Sono le navi mercantili in navigazione», spiega il vicecomandante della Squadra navale, l’ammiraglio Cristiano Bettini. «E queste quelle militari», aggiunge il responsabile delle operazioni, l’ammiraglio Alessandro Piroli. Zoomiamo sulla Somalia. Altri punti luminosi, ma su questi va posto il tricolore. Sono i cargo e le navi cisterna italiane. C’è anche la «Neverland», la petroliera che era stata attaccata dai pirati in aprile e che era stata liberata dal «Comandante Borsini», pattugliatore della Marina. Brilla un altro puntino, di colore diverso: «Sì, è il Durand de la Penne». Un clic e s’apre il collegamento videosatellitare. Sullo schermo appaiono il comandante del cacciatorpediniere, Fabrizio Simoncini, e Gumiero. Ammiraglio, dove vi trovate? «Siamo a 60 miglia a sud delle coste yemenite, nel canale che collega il Mar Rosso con l’Oceano Indiano». Ha seguito l’azione della fregata indiana? «Sì». E se vi si presentasse lo stesso problema? «L’affronteremo». Le regole d’ingaggio della Nato impongono l’uso del fuoco solo in caso di abbordaggio... «Abbiamo una missione, le regole ci consentono di portarla avanti». L’ammiraglio racconta di come i pirati abbiano cambiato strategia, puntando «a bersagli più grossi, più paganti» e di come ciò dimostri che «alle loro spalle si nascondono organizzazioni di più alto livello», capaci di catturare le grandi navi, da rivendere con tutto il carico oppure liberare gestendo riscatti milionari (ma con quali banche?). Anche organizzazioni terroristiche? «Non è escluso». I punti luminosi tutt’intorno alla nave militare si muovono. Dal «Durand de la Penne» parte una comunicazione alle plance italiane. «Ci siamo anche noi - fa sapere Simoncini - non siete soli». Fabio Pozzo