Raoul de Forcade, Il Sole-24 Ore 19/11/2008, pagina 11, 19 novembre 2008
Il Sole-24 Ore, mercoledì 19 novembre Cresce quotidianamente l’allarme pirati in aree a rischio come il Golfo di Aden o lo Stretto di Malacca e crescono, di pari passo, i costi degli armatori, per navigare lontano da acque pericolose, e quelli delle polizze per assicurare le navi
Il Sole-24 Ore, mercoledì 19 novembre Cresce quotidianamente l’allarme pirati in aree a rischio come il Golfo di Aden o lo Stretto di Malacca e crescono, di pari passo, i costi degli armatori, per navigare lontano da acque pericolose, e quelli delle polizze per assicurare le navi. Di più: proprio la maggior frequenza degli atti di pirateria ha fatto nascere, sul mercato londinese, nuovi tipi di coperture assicurative che, oltre a comprendere il rischio guerra, garantiscono un’ulteriore clausola contro gli attacchi di pirati. E se la compagnia norvegese Odfjell, che opera soprattutto con navi chimichiere, ha deciso di non passare più per il canale di Suez, preferendo, invece, doppiare il Capo di Buona Speranza, per evitare zone a rischio, non altrettanto possono fare quegli armatori che devono necessariamente scalare determinati porti. E hanno quindi, l’unica chance di allontanarsi il più possibile dalle coste, durante la navigazione, nella speranza che i veloci barchini dei pirati non riescano a raggiungerli. Il problema - lo ha rilevato Cyrus Mody dell’Icc International maritime bureau, l’organismo che monitora gli atti di pirateria - è che spesso viene utilizzata anche una nave d’appoggio alle barche più piccole, capace di restare in mare molti giorni. Secondo l’Imb, alla fine di settembre, gli attacchi di pirati, a livello mondiale, erano stati 199. Ottantatre erano avvenuti nel terzo trimestre, contro i 63 e 53 dei due trimestri precedenti del 2008. Nel solo Golfo di Aden, nei primi nove mesi dell’anno, gli assalti erano stati 63, contro i 26 dello stesso periodo del 2007. Secondo questi dati, anche la natura degli attacchi sta cambiando: sono più violenti, aumentano il numero degli ostaggi e l’entità dei riscatti richiesti. L’Imb riporta anche che 590 membri di equipaggio sono stati presi in ostaggio e nove sono stati uccisi. Altri sette sono dispersi e si presume siano morti. Stefano Messina, vicepresidente di Confitarma siede anche ai vertici di un gruppo (la Ignazio Messina) che muove navi, per il Canale di Suez, dal Mediterraneo verso Mar Rosso, Somalia, Kenya, Tanzania e Mozambico per giungere al Sudafrica e tornare indietro. «Il traffico di linea - spiega - va su determinati porti con contratti predefiniti. Bisogna, però, essere ben consapevoli dei rischi che si corrono. Per questo facciamo in modo che le nostre navi si muovano a più di 200 miglia dalla costa e ci stiamo attrezzando per andare anche più al largo. Ma ciò significa perdere giorni di navigazione, anche 4 o 5. Il che ci fa bruciare centinaia di migliaia di dollari a viaggio in più, rispetto a un tragitto costiero». Da parte sua, l’armatore Cesare d’Amico presidente della commissione sicurezza di Confitarma, fa il punto sui costi assicurativi determinati dagli atti di pirateria. «Si tratta - dice - di valori molto variabili, che possono andare, poniamo, dallo 0,075% allo 0,15% del valore assicurato. Su una nave da 50 milioni di dollari, nella prima ipotesi, si possono spendere 22.500 dollari; nella seconda ipotesi si arriva a 44mila». E ieri le tabelle internazionali, prevedevano che, nel Golfo di Aden, il transito, comprendente il rischio pirateria, avesse uno 0,2%. Nello stretto di Malacca, invece, si restava sullo 0,01% ma senza la possibilità di coprire il rischio pirati. Il fatto è che, solitamente, la pirateria è compresa nelle normali polizze di rischio ordinario per le navi. Esistono poi, coperture specifiche per le zone di guerra che, fino a poco tempo fa, non contemplavano la pirateria. «Recentemente - afferma Giacomo Madia, della società di brokeraggio Banchero Costa, corrispondente dei Lloyd’s di Londra - abbiamo trovato sul mercato londinese delle polizze per il rischio guerra che coprono anche gli atti di pirateria. Questo permette all’assicurato di farsi risarcire dalla compagnia che gli offre questo prodotto, senza far ricadere il danno sulla polizza dei rischi ordinari ed evitando, così, che il prezzo di quest’ultima salga al momento del rinnovo». Da poco sono anche nate polizze kidnapping and ransom, che consentono di risarcire un armatore per il riscatto pagato sul sequestro dell’equipaggio. Sono formule che possono costare dai 20-25mila dollari in su, per ogni passaggio in una zona a rischio. Ma le leggi italiano non consentono questo tipo di copertura. Raoul de Forcade raoul.deforcade@ilsole24ore.com