Il debito sommerso dei ministeri di Davide Colombo, Il Sole 24 Ore, 16/11/2008, pag. 13, 16 novembre 2008
Il debito sommerso dei ministeri - Per i sei principali ministeri di spesa si prospetta un passaggio d’anno difficile con un «debito sommerso» di circa 2 miliardi da aggiungere a una situazione dei conti in peggioramento per effetto della recessione globale
Il debito sommerso dei ministeri - Per i sei principali ministeri di spesa si prospetta un passaggio d’anno difficile con un «debito sommerso» di circa 2 miliardi da aggiungere a una situazione dei conti in peggioramento per effetto della recessione globale. La pianificazione dei budget, sulla base del bilancio di previsione 2009-2011 a legislazione vigente appena inviato dalla Ragioneria generale dello Stato con i tagli della manovra triennale, renderà strettissimi i margini di gestione. Stando alle ultime ricognizioni in corso in ambienti governativi, i due miliardi sono da attribuire ai ministeri della Difesa, dell’Interno, dello Sviluppo economico, del Lavoro, dell’Istruzione e delle Infrastrutture nei quali si è accumulato, negli ultimi anni di tagli alla spesa, il continuo rinvio di pagamenti a fornitori di beni e servizi comunque indispensabili per garantire la continuità amministrativa. La legge 133/2008 con il nuovo giro di vite agli stanziamenti, pari a 15,6 miliardi nel triennio (6,6 alla spesa corrente e 9 a quella in conto capitale), offre qualche possibilità di compensazione. I ministri potranno trasferire risorse tra i diversi programmi e missioni dei bilanci riclassificati. Le indicazioni operative sono già state comunicate alla Ragioneria. Nelle pianificazioni dei budget si potranno poi spostare assegnazioni di spesa dai capitoli per le politiche erogate a quelli per il funzionamento della struttura (entro il limite del 10%). Ma nei casi estremi il trasferimento ai fornitori di nuovi «pagherò» resterà una scelta inevitabile. Vediamo qual è la situazione dei principali ministeri di spesa dopo la prima approvazione della Finanziaria 2009 che, nella sua versione "tabellare", tranne qualche nuovo impegno di spesa molto mirato, si limita ad applicare quanto previsto per il primo anno dalla manovra d’estate. I debiti del Viminale I nodi al pettine più dolorosi sono quelli del Viminale, il cui bilancio in versione "spending review", dopo anni di risparmi su tutti i fronti, non presenta grandi spazi di manovra. I tagli per l’anno a venire riguardano sia la spesa corrente si quella per investimenti (che al netto dei trasferimenti agli enti locali si riduce del 30%: da 485,3 milioni del 2008 a 330,2 milioni). Secondo le stime circolate servirebbero risorse – che non ci sono – per 1,42 miliardi per affrontare il fabbisogno 2009, mentre il debito accumulato a fine 2007 per oltre 561 milioni dovrebbe salire a 918 milioni alla fine di quest’anno. Con le risorse disponibili s’è scelto di garantire il settore immigrazione e i servizi di soccorso. Ma spese per utenze, canoni, manutenzione mezzi, pulizia e riscaldamento delle sedi sono scoperte. E creeranno nuovi debiti verso i privati. Anche la Difesa dovrà tirare la cinghia. L’anno prossimo l’operatività delle tre Forze armate si ridurrà di un terzo e per garantire risorse certe alla «prima linea», vale a dire i reparti impegnati in missioni internazionali, si taglierà sull’addestramento e la manutenzione dei mezzi. Intanto il dimagrimento forzato degli organici proseguirà mese dopo mese per arrivare, nel 2012, a 50mila militari in meno: 141mila uomini rispetto ai 190 mila attuali. L’anno prossimo la spesa per investimenti scenderà del 22% (-35% per l’Arma del Carabinieri), a fronte d’un indebitamento verso i fornitori che a fine 2007 era già di 375 milioni. Il Poligrafico aspetta Per i dirigenti del ministero dell’Economia il «debito sommerso» ha un creditore molto preciso: l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Che aspetta pagamenti dalle amministrazioni centrali per 700 milioni. Anche in via XX settembre la pianificazione del budget 2009 non sarà agevolissima. La spesa per gli interventi è mantenuta in linea con vari spostamenti di risorse tra programmi e missioni e sono previste notevoli riduzioni dei trasferimenti agli enti locali e per nuovi investimenti. Ridotte invece le risorse per il Dipartimento delle Finanze e il Dipartimento dell’amministrazione generale. I "pagherò" della scuola E Mariastella Gelmini? Per il primo ministro chiamato alla prova della piazza per i tagli sulla scuola e l’Università il 2008 si chiude con un "buco" di circa 300milioni. Per mandare avanti le scuole (oneri indifferibili) sarebbero stati necessari 880 milioni, nel 2008, mentre la disponibilità era di 309 milioni. In sede di assestamento di bilancio sono stati riconosciuti 200 milioni in più ma ne sarebbero serviti 571. Le criticità per il triennio sono a 360 gradi, dalle scuole al fondo università; mentre i debiti cumulati negli ultimi anni sono serviti per coprire spese di funzionamento del ministero che spaziano dal sistema informatico (15,6 milioni) ai canoni di affitto dei locali alle spese per la pulizia (4 milioni). Nei giorni scorsi sia il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sia il ministro Giulio Tremonti hanno parlato di un’accelerazione dei finanziamenti per infrastrutture, a partire da quelli che possono essere sbloccati subito dal Cipe. La dote è di 16,3 miliardi, secondo il premier. Ma intanto il ministro Altero Matteoli si prepara ad affrontare il 2009 con stanziamenti appena sufficienti per coprire i contratti già aperti. Per il ministero la riduzione di risorse per il triennio è di 1,753 miliardi e i tagli riguardano tutti i capitoli, compresa la spesa per investimenti: la spesa autorizzata si ridurrà del 20%nel 2009, 27% nel 2010 e 25% nel 2011. Giro di vite anche sui fondi Fas destinati alla viabilità secondaria in Calabria e Sicilia (un miliardo in meno), mentre nel settore trasporti restano senza copertura impegni pluriennali come i contributi dovuti alle Regioni per il rinnovo del parco Bus.