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 2008  novembre 19 Mercoledì calendario

FONDI (Latina) - Lo "zio" Vincenzo è ricco, rispettato, tutti gli vogliono bene. «E tutti sono amici», dice lui che è appena uscito dal carcere dopo avere spogliato mezzo paese

FONDI (Latina) - Lo "zio" Vincenzo è ricco, rispettato, tutti gli vogliono bene. «E tutti sono amici», dice lui che è appena uscito dal carcere dopo avere spogliato mezzo paese. Usura. Tutti sono "amici" a Fondi, basso Lazio, terra di confine che è diventata ormai provincia di Reggio e di Caserta. Quelli lì hanno messo le mani anche sul Comune. A metà strada fra Roma e Napoli c´è un´invasione criminale come non accadeva in Italia dalla fine degli anni Sessanta, dai tempi del soggiorno obbligato, da quando i boss li «mandavano» fuori. Sono arrivati in massa anche questa volta, in punta di piedi e con le tasche piene di soldi. Comprano tutto, infettano, riciclano, costruiscono, corrompono, ricattano e a volte amministrano. Come a Fondi, paese famoso per quel mercato ortofrutticolo che è fra i più grandi d´Europa e dove il prefetto Bruno Frattasi ha «proposto» di sciogliere il Comune per infltrazioni di ?ndrangheta. Il ministro dell´Interno Roberto Maroni deciderà nei prossimi giorni, ma intanto la costa che scende verso il Garigliano è già stata conquistata. Ci sono tutti. I mafiosi di Palermo. I camorristi di Napoli. I Casalesi. I calabresi della Piana di Gioia di Tauro. Si sono acquartierati a Terracina, a Sperlonga, a Sabaudia e a Minturno, a Gaeta, a Formia. Siamo andati a Fondi e per primo abbiamo voluto incontrare lo "zio" Vincenzo, uno che ha «coperture» in Municipio (anche la figlia Rosa era consulente del Comune) e un giro di denaro a strozzo che l´ha fatto diventare un piccolo califfo del paese. Il suo nome per intero è Vincenzo Garruzzo, cugini e consuoceri imparentati con i Bellocco e i Pesce di Rosarno, un´attività pulita al mercato ortofrutticolo, i suoi «canazzi da catena» sguinzagliati per l´Agro Pontino a riscuotere interessi al 120 per cento o a costringere alla svendita le aziende delle sue vittime. Alla bisogna, quando qualcuno non onora i patti, fa arrivare «due nipoti da giù». Da giù: dalla Calabria. Da dieci giorni lo "zio" Vincenzo è agli arresti domiciliari, in una villa sull´Appia parla della sua Fondi: «Qui tutto è a posto, il polverone neanche lo vedo io?». Dagli affari di questo settantenne che sembra un tranquillo pensionato è cominciata l´indagine che ha portato cinque commissari prefettizi a frugare negli uffici comunali. Da lui, dai fratelli Carmelo Giovanni e Antonio e Venanzio Tripodo, da Aldo Trani e dall´ex assessore ai Lavori pubblici Riccardo Izzi. Tutti calabresi di un certo «nome» tranne l´assessore, l´unico però che si è pentito. Una mattina di gennaio gli bruciano l´auto e lui, spaventato, prima corre dai carabinieri e poi dal prefetto di Latina. Racconta che l´hanno eletto nel 2006 con i voti delle «famiglie», racconta i favori che era costretto a fare (dalla concessione della residenza alla moglie di uno dei Casalesi alle lottizzazioni), racconta come il sindaco di Forza Italia Luigi Parisella e molti assessori della giunta venivano «condizionati». E´ un pozzo nero quel Municipio. Il prefetto si muove con prudenza, chiede al sindaco le dimissioni di Izzi, al Comune prendono tempo, si difendono e si ribellano contro le «infamità» vomitate dall´assessore pentito. Intanto si avvia verso la conclusione un´indagine dei carabinieri su "zio" Vincenzo e su altri pezzi grossi della politica della provincia. Affiora una Circeo Connection. Tutte le carte finiscono sulla scrivania del rappresentante di governo che decide il passo: l´ "accesso" al Comune. L´11 aprile si insedia la commissione - un funzionario della prefettura di Messina, il viceprefetto vicario e il vicequestore di Latina, un tenente dei carabinieri, un capitano della finanza - per scoprire cosa c´è lì dentro. In 507 pagine vengono ricostruite le contiguità, assunzioni sospette, speculazioni edilizie, gli scambi di voti, il denaro dell´usura reinvestito in cantieri e in negozi. Al centro della rete ci sono i quei «calabresi» e molti amministratori. E´ l´8 settembre quando il prefetto chiede formalmente al ministro di «chiudere» il Comune. «Ci hanno sputtanato», risponde il sindaco Luigi Parisella. E spiega: «Forse eravamo un paese a rischio, ma mai inquinato nel suo tessuto sociale ed economico. Ora però siamo esposti alla gogna». Al Comune lanciano accuse contro chi vuole «commissariare la democrazia», tutti confidano in una magistratura «molto equilibrata» che anche a Latina lascia le sue impronte. E intanto si scatenano con il resto del mondo. Con ricorsi al Tar - un inedito in materia di scioglimento dei comuni per infltrazione mafiosa - sulla «legittimità» dell´intervento prefettizio. Con grandi regolamenti di conti interni allo schieramento di centrodestra: nel gorgo c´è il senatore Claudio Fazzone, il ras di Forza Italia nel basso Lazio. Con furibonde scorribande sulla carta stampata. Articoli violenti, il prefetto e la sua squadra indicati come «L´Antimafia dei puffi», paginoni velenosamente dedicati, attacchi molto feroci e personali. Tranne le cronache di «Latina Oggi» (il giornale di Giuseppe Ciarrapico), tutti gli altri fogli stanno dalla parte di chi difende «il buon nome» di Fondi. E´ una piccola grande guerra che si combatte a sud di Roma dove dietro un´apparente calma e dentro una coltre di omertà - con accordi sottobanco e silenzi comprati - è partito l´assalto. Al lago di Sabaudia che è dentro il parco del Circeo - sito di interesse europeo protetto da convenzioni internazionali - e vogliono trasformarlo senza vergogna in un porto per maxi yacht. A Sperlonga, già invasa da un migliaio di nuovi abitanti che provengono quasi tutti dal casertano. Ancora a Fondi e al suo mercato ortofrutticolo. Sul sito www. fondani. it l´altro giorno è partito anche il sondaggio: secondo voi a Fondi c´è davvero la mafia? Su 36 mila cittadini hanno risposto appena in 41: 28 hanno detto sì, 13 no. Che fine faranno lo "zio" Vincenzo e i suoi compari? Attilio Bolzoni