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 2008  novembre 19 Mercoledì calendario

Certo c’era chi temeva che la mossa fosse azzardata, un uomo di primo pelo per un incarico tanto delicato

Certo c’era chi temeva che la mossa fosse azzardata, un uomo di primo pelo per un incarico tanto delicato... Poi si è deciso di rischiare. Riecco Sergio Zavoli, nobile semplicità e serena grandezza, sempre utile a dirimere questioni insolubili ricoprendo ruoli altrimenti non ricopribili. Il Pd e il Pdl ci si sono buttati a pesce, com’era ovvio: solo Sergio, un uomo che tra l’altro era stato capace di succedere senza eccessivi traumi a Pasquale Nonno alla direzione del Mattino di Napoli, poteva cavarli da un impaccio così. Ma non è la prima volta che accade. E non sarà neanche l’ultima, nella repubblica degli intramontabili. La politica non sa come uscire da un guaio? Prendi uno che è stato almeno varie volte ministro, o presidente di qualcosa, o amministratore delegato, o direttore, e nominalo. Non puoi (vuoi) far salire o crescere nessuno? Affidati a chi più che crescere può rinascere. Tutte le altre soluzioni dividono troppo? Ci sarà di sicuro qualche riserva repubblicana, il paese dell’eterno ritorno ne è pieno. Non è (solo) questione di età; ma l’Italia più recente si è come specializzata nel ricorso al grande vecchio, l’uomo navigato, il rieccolo, come Montanelli chiamava Amintore Fanfani. Il Pdl e il Pd di solito su questo «trovano l’intesa», sfiniti da se stessi si gettano addosso a questi «servitori delle istituzioni», li ringraziano, quelli rinunciano alle comodità di una vita ritirata per ributtarsi nell’agone. Bisogna immaginarseli in una stanza con la stufa portatile vicino alle gambe, scrivania di legno e poltrona rigida, tagliacarte e fantesca, le pantofole di feltro, la giacca da camera ma il telefono sempre vicino e pronto a suonare. E in effetti poi suona. Il Pd non sa come uscire dallo stallo Rai quando viene defenestrato Angelo Maria Petroni, nel settembre 2007? L’allora premier Prodi e il segretario del partito si mettono d’accordo sulla nomina di Fabiano Fabiani, promettente amministratore dell’Acea, un settantasettenne apparso per la prima volta in viale Mazzini nell’era Bernabei, 53 anni prima, grazie al concorso che permette alla Rai di assumere intellettuali come Umberto Eco, Furio Colombo, Emanuele Milano. Veltroni, in quelle ore, gira l’Italia parlando della nuova stagione. Ci sono votazioni un po’ spinose per il governo del Professore al Senato, nel marzo 2008? Si battezza come «politicamente del tutto legittimo» il voto dei senatori a vita, e si fa appello alla presenza della scienziata Rita Levi Montalcini, 99 anni, in non brillanti condizioni di salute. Si deve trovare un conduttore di Sanremo e per varie ragioni non vanno bene Fabio Fazio o Bonolis? Si telefona a Pippo Baudo, solo momentaneamente accantonato, e il grande Pippo nel 2002, con vero spirito d’abnegazione: «Ho sempre pensato che mi avrebbero richiamato». Come s’è tenuto in forma? Ha fatto ginnastica. Ecco, mai una volta che ”sto telefono squilli a vuoto. Non succede solo alla politica pura, di appellarsi ai tanti Maccanico d’Italia per uscire dai guai (Scalfaro, nel totale caos della politica, affidò nel ”96 l’incarico di formare il governo a quell’ex presidente di Mediobanca che aveva, già allora, 72 primavere). Succede anche a quella politica che s’applica a ogni girone della vita italiana, il calcio, la canzonetta, il cinema. l’agosto 2006, il pallone è terremotato da Calciopoli, Galliani s’è dimesso, Guido Rossi è insediato in Federcalcio e vorrebbe Moratti alla Lega, invece toh, chi rispunta? Antonio Matarrese, democristiano di ferro, casiniano, ex presidente di tutto - Lega, Federazione, Unire, ancora Lega. Roberto Donadoni va cambiato perché non è andato bene, e l’idea bipartisan è apparecchiare il ritorno di Massimo Lippi alla guida della nazionale. La destra vince le elezioni a Roma e tra le prime cose deve mettere un suo presidente al festival del cinema, naturale sarebbe pensare a un intellettuale, magari un Pietrangelo Buttafuoco. No: Alemanno alza il telefono e chiama l’ottantasettenne Gian Luigi Rondi, rivoluzione senza strappi coi veltroniani, e chi allora meglio del democristianissimo Rondi. L’opposizione «plaude». Marcello Dell’Utri confidò una volta in un’intervista a Maria Latella: «Incontro dei gagliardi settantanovenni che mi dicono: ”Sono ancora giovane, ci sarebbe una poltrona per me?”». Il vero revenant però non chiede: gli viene dato. Jacopo Iacoboni