Lettera a Lucia Annunziata, la Stampa 19/11/2008, 19 novembre 2008
LETTERA A LUCIA ANNUNZIATA SULLA STAMPA DI MERCOLEDì 19 NOVEMBRE 2008
I coniugi Obama attesi al varco
Sono già stufo di tutta la retorica che circonda Obama. Ho ventinove anni, sono un ingegnere qui a Torino, moderatamente democratico, non prendo nessuna droga e trovo che fra poco strapperò tutte le immagini di Obama. Mi segnalo particolarmente annoiato dalla conferenza stampa o intervista non so come chiamarla che i due coniugi hanno dato sulla poltroncina. Lei una tigre e lui un gattino a dire banalità sulle bimbe e sulla Casa Bianca, dove loro sperano ogni sera di mettersi a tavola insieme. Sì, va bene, e le crisi mondiali in fuso orario diverso? Mi appello a lei che mi pare già qualche battuta sul President-One l’ha fatta su questo giornale.
MAURIZIO LICCARDI, TORINO
In effetti. Qualche battuta e anche qualcosa di più Obama comincia a meritarsela. Ma mi pare che farlo sia per ora ancora proibito, pena sentirsi dare del cinico. Per consolarla, le confido un segreto: cerchi sul sito di Politico.com i commenti di molti dei (sofisticatissimi e democraticissimi) lettori. Specie il duetto dell’intervista cui lei fa riferimento è molto preso di mira. Riporto uno di questi commenti: «Ma gli Obama qualche volta dicono o fanno qualcosa di diverso da quello che pensano che la gente voglia sentire? Sì, certo, le ragazzine dovranno andare a salutare Daddy al ritorno della scuola. Mi sembrano solo degli yuppies, molto superficiali, che non hanno mai dato generosamente (basta vedere cosa hanno dato in donazioni per beneficenza) e che pensano solo a se stessi. Sono solo immagine. Sì, va bene, lui chiuderà Guantanamo, ma non ci ha mai detto cosa ne farà dei 200 e passa prigionieri. Quelli che potrebbero essere liberati infatti non possono esserlo perché i loro Paesi di appartenenza non li rivogliono indietro. Apprezzo molto anche i suoi commenti sul deficit, specie quando dice che non dobbiamo più preoccuparcene. Tanto, lo sappiamo, ci sono i ricchi a pagare».
Lei dirà: questa è la critica di un conservatore. Certo. Ma le critiche degli avversari in politica sono quelle che vanno ascoltate di più perché sono loro a individuare e colpire per primi i punti deboli. In verità, noi non sappiamo ancora chi sia il presidente Obama e non lo sapremo per un bel po’ di tempo. Ma la sua elezione ha messo in moto un meccanismo micidiale di interesse e proiezioni che rischia di triturarlo. La fascinazione che abbiamo nei suoi confronti sta diventando infatti sempre più di natura estetica. O peggio: etico-/estetica. Generando cioè quella confusione fra immaginazione e realtà che in politica ha sempre poi generato grandi delusioni. Le segnalo anche un’inchiesta del «New York Times» (supplemento settimanale) che racconta come sia fatta la generazione di Obama e come le sue aspettative siano troppo alte per essere