Massimo Giannini, Affari & Finanza 17/11/2008., 17 novembre 2008
Affari & Finanza, lunedì 17/11/2008 Il commendator Bernardo Tanlongo aveva settantatré anni suonati, quando all’alba del 19 gennaio 1893 fu prelevato dal suo ufficio della Banca Romana e tradotto nelle patrie galere dai gendarmi
Affari & Finanza, lunedì 17/11/2008 Il commendator Bernardo Tanlongo aveva settantatré anni suonati, quando all’alba del 19 gennaio 1893 fu prelevato dal suo ufficio della Banca Romana e tradotto nelle patrie galere dai gendarmi. "Ah! Mi si vuole rovinare?", disse ai giudici che lo interrogarono su uno dei più grandi scandali bancari della storia. "Trascinerò io, al pubblico, i nomi di coloro che mi hanno chiesto milioni su milioni. Quante volte io dicevo: non posso darne! Occorrono, era l’unica risposta". Scusate l’azzardo, ma lo scomodo paragone mi è venuto in mente di fronte alle vicessitudini di Romain Zaleski, l’ineffabile finanziere francopolacco che da anni mena le danze del capitalismo di relazione all’italiana. Chi sia e cosa rappresenti per il sistema finanziario questo enigmatico personaggio lo ha raccontato magistralmente su questo giornale, due settimane fa, Giovanni Pons. Ora c’è una novità: Zaleski è stato "commissariato" dalle cinque maggiori banche italiane, presso le quali è indebitato per circa 6 miliardi di euro, e presso le quali ha depositato altrettante azioni in pegno, a garanzia dei prestiti ricevuti. E’ un tesoretto "sensibile", dal punto di vista degli equilibri del Salotto Buono. L’Eminenza Grigia ha in portafoglio partecipazioni strategiche, dalle quali dipende l’assetto di gruppi come Mediobanca, Generali, IntesaSan Paolo, Montepaschi, Banca Popolare di Milano, Ubi Banca, Edison, A2A, Mittel. Uno così non può saltare per aria, come un qualsiasi furbetto del quartierino. Uno così non può neanche liquidare il tesoretto sul libero mercato, perché questo equivarrebbe ad esporre i Soliti Noti a un rimescolamento di carte destabilizzante. Di qui il commissariamento, che forse costringerà le banche italiane ad erogargli altri soldi per rientrare dai debiti reclamati dagli istituti stranieri, liberi (per loro fortuna) da questi problemi di "stabilità" proprietaria. L’ottimo Orazio Carabini, sul Sole 24 Ore, ha fatto un calcolo: su un totale di circa 900 miliardi di fidi erogati dalle banche alle imprese, il solo Zaleski si è accaparrato lo 0.7% della torta complessiva. Una quota impressionante. Oltre tutto concessa ad un personaggio che vive solo di finanza, e non ha mai prodotto un tubo, un chiodo, una spilla. Lasciamo stare ogni valutazione sulle possibili reazioni delle piccole aziende, costrette ogni giorno a elemosinare un credito sempre più costoso e sempre più avaro. Qui il tema è un altro: fino a quando il nostro capitalismo finanziario potrà far girare le risorse solo dove "occorrono", come qualche ignoto notabile imponeva al commendator Tanlongo? Massimo Giannini