Paradisi fiscali low cost di Marino Longoni, Italia Oggi, 17/11/2008, pag. 1, 17 novembre 2008
Paradisi fiscali low cost - I ministri delle finanze delle più grandi nazioni europee tuonano contro i paradisi fiscali e minacciano un giro di vite per impedire a pochi paesi-casseforti di beneficiare delle ricchezze prodotte dalle imprese altrui
Paradisi fiscali low cost - I ministri delle finanze delle più grandi nazioni europee tuonano contro i paradisi fiscali e minacciano un giro di vite per impedire a pochi paesi-casseforti di beneficiare delle ricchezze prodotte dalle imprese altrui. Anche Giulio Tremonti, pochi giorni fa, ha aperto ufficialmente le ostilità. Dimenticando, forse, quello che lui stesso sostiene da anni e cioè che la ricchezza è sempre più dematerializzata e che le frontiere non costituiscono più un ostacolo per i flussi di capitale. Basta una connessione a internet. E chiunque può trovare il modo di mettere i propri (o altrui) capitali, al riparo dagli sguardi di fisco e autorità antiriciclaggio. Inutile illudersi. Per gli stati nazionali questa è una battaglia persa in partenza, anche perché la rete è transnazionale per natura, mentre i principi di giuridizione e competenza limitano quasi del tutto le autorità di controllo dei vari paesi. Inoltre, chi gioca la parte del topo su internet misura la velocità di spostamento con il cronometro, mentre il gatto, cioè lo schieramento della law enforcement, si regola guardando il calendario e rispettando festività e altre pause feriali: non c’è partita, in queste condizioni. Tanto è vero che, nonostante l’impegno degli ultimi governi a combattere il fenomeno delle residenze fittizie all’estero, uno strumento popolare soprattutto tra chi ha redditi molto alti, il bottino portato a casa da Guardia di finanza e Agenzia delle entrate è piuttosto modesto: basta infatti rispettare il criterio formale della residenza per almeno 183 giorni l’anno nel paese a fiscalità agevolata per essere inattaccabili. E con lo strumento societario spostare capitali nei paradisi fiscali è un gioco da ragazzi. Non è un caso se 112 delle 250 società quotate alla borsa italiana e 22 gruppi bancari su 88 hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo, in società residenti nei paradisi fiscali. E non ci sono solo le società quotate. Sempre più spesso anche piccoli imprenditori, professionisti, risparmiatori sono attratti dalla possibilità di mettere al sicuro i propri capitali dietro schermi giuridicamente imperforabili. Non ci vuole molto: internet è ormai un vero e proprio supermercato che espone sui propri scaffali qualsiasi tipo di merce a qualsiasi prezzo. Dalla pianificazione fiscale di qualità, messa in opera nel pieno rispetto delle norme vigenti, alla possibilità di riciclare capitali di dubbia provenienza passando per l’evasione o l’elusione fiscale. Non mancano certo i rischi, ma nemmeno il formaggio. I ministri delle finanze si rassegnino: ormai i topi sono diventati troppo veloci. Invece di bastonarli sarebbe forse meglio lasciargli un po di gruviera in casa.