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 2008  novembre 17 Lunedì calendario

Società offshore e conti anonimi, il paradiso fiscale è a portata di clic - Sei-settecento euro per aprire una società in Delaware, con poche operazioni on-line e un paio di giorni per ricevere il pacchetto-raccomandata a casa

Società offshore e conti anonimi, il paradiso fiscale è a portata di clic - Sei-settecento euro per aprire una società in Delaware, con poche operazioni on-line e un paio di giorni per ricevere il pacchetto-raccomandata a casa. Poche centinaia di euro in più e arrivano i servizi opzionali, ovvero un conto bancario e un domicilio postale in Svizzera. Vi sono poi siti internet di annunci che, nella stessa schermata, sponsorizzano cuccioli di gatti norvegesi e massaggi ayurverdici posizionati accanto alla «costituzione di società offshore in Usa» a 620 euro tutto compreso: nome societario, certificato di formazione della compagnia, operating agreement, consegna postale di documenti e consulenza gratuita. Sono alcune delle promesse di servizi offshore e conti esteri via internet, in costante crescita, e che sempre più stuzzicano la curiosità delle imprese italiane, soprattutto quelle medie e piccole. Capitali all’estero? C’è internet. Società offshore e servizi finanziari on-line per tutti i gusti. Siti di consulenza e pianificazione fiscale, siti-bacheca con annunci ad hoc, pagine internet che, con pochi clic, consentono di aprire conti anonimi e criptati all’estero in pochi minuti e compagnie offshore in 24 ore, pagando con carta di credito appena poche centinaia di euro (almeno all’inizio). Ma anche, naturalmente, siti che rappresentano semplicemente la vetrina virtuale di studi professionali veri e propri, con esperti in carne e ossa da incontrare per un tax planning internazionale in piena regola. Qualche esempio di ciò che si trova in rete? www.aprireunaoffshore.com, www.castaldilawyer.eu, www.companybroker.ch, www.abroad-offshore.com. E ancora www.capitalconservator.com, www.monsterball.nl, www.offshore-fox.com, www.ukincorp.co.uk, www.taxhavenco.com, www.wsr-corporation.com, www.luganoannunci.ch. Una parte infinitesimale, basta infatti mettere la parola «offshore» in un motore di ricerca e vien fuori ogni ben di Dio. Sulla serietà e affidabilità dei siti non è perciò facile orientarsi, certo è che l’interesse soprattutto delle piccole e medie imprese per chi offre prodotti offshore, on-line sta crescendo in modo esponenziale. «Sul mio sito i nuovi contatti relativi al tax planning internazionale sono arrivati a 1.500 al mese», spiega Giovanni Battista Martelli, managing senior partner dello Studio Martelli & partners, «il 90% delle richieste riguarda soggetti che vogliono acquistare un pacchetto on-line o una società offshore in tempo reale: io li chiamo contatti sporchi. Solo il 10% delle richieste ha come obiettivo quello di ottenere una consulenza in studio per la pianificazione internazionale vera e propria, per esempio con la delocalizzazione della produzione o di un ramo dell’azienda o l’ottimizzazione del carico fiscale». Creare una società all’estero, in poco tempo e con pochi soldi, supportati dall’informazione telematica. Una sorta di moda e di curiosità collettiva, secondo l’avvocato Martelli, che sta lievitando sulla scia di una pressione fiscale vissuta come vessatoria dalle aziende, ma che rischia di tornare indietro come un boomerang contro piccoli imprenditori e società. «Spesso le persone arrivano in studio dopo aver già consultato siti e offerte on-line e pretendono con poche centinaia o anche migliaia di euro di ottenere su due piedi il proprio pacchetto offshore», racconta Martelli, «salvo poi, dopo sei mesi, un anno, vedersi recapitare richieste di documenti o precisazioni da parte dello stato estero prescelto, che inesorabilmente, fra le consulenze aggiuntive, porta i 2-3 mila euro iniziali a diventare 10-12 mila euro che sarebbero stati spesi per una consulenza societaria completa». Navigando in rete si trovano siti che seguono l’utente passo passo, numerando i vari «step» («How to open offshore bank account - actions to take», Come aprire un conto offshore, le azioni da seguire): il cliente ha a disposizione una sorta di manuale delle istruzioni che parte dall’esposizione delle Faq (le domande generali per saperne di più) fino alle modalità per eseguire il pagamento con Visa, Mastercard o American express. «La clientela di servizi offshore è costantemente in aumento», spiega Carlo Scevola, ceo della Carlo Scevola & partners, «anche noi acquisiamo molti nuovi clienti via internet ed eroghiamo servizi di consulenza a distanza (e-mail e telefono). possibile gestire l’apertura di una società offshore e di conti bancari on-line», prosegue Scevola, ma dobbiamo sempre effettuare un’attenta due diligence del cliente, ottenendo copie certificate dei documenti di identità e prove dell’indirizzo di residenza, come richiesto dalle leggi degli stati nei quali operiamo». Sì, perché naturalmente internet è in grado di piazzare la frode al contrario, a chi eroga il servizio insomma, che rischia di aprire facilmente le porte al denaro sporco. I costi, secondo Scevola, «possono essere sorprendentemente bassi per un professionista o per una piccola azienda che vuole internazionalizzare, ridurre l’imposizione fiscale e creare una struttura snella e di facile gestione; 3-4 mila euro per lo start-up di un’attività on-line in un paese a bassa tassazione, nel rispetto delle leggi italiane». Carlo Scevola & partners ha sedi in dieci paesi del mondo, dagli Emirati Arabi all’Uk: «Le varie filiali sono titolari di licenze governative e impiegano personale altamente qualificato, al contrario di alcune società presenti su internet dietro le quali si nascondono pericolosi praticoni». «I costi variano in relazione al tipo di attività», precisa Giovanni Caporaso, presidente della Opm Corporation di Panama e a capo dello studio Caporaso & partners Law Office, «costituire una società costa a partire dai 1.000 euro ai 4 mila euro per le società di gestione di giochi d’azzardo e 6 mila euro per la società finanziaria, totalmente anonima. I tempi sono di circa sette-dieci giorni». Secondo Caporaso, anche per i servizi offshore, internet «oggigiorno è il migliore sistema a meno che non si voglia pagare da tre a cinque volte di più. Se io dovessi ricevere ogni cliente che ordina una società non potrei mantenere gli stessi prezzi». Ma chi si rivolge a internet per ottenere servizi offshore? Non solo grandi compagnie e multinazionali. Anche piccole società, professionisti, giovani imprenditori. «Non esiste uno stereotipo di cliente», spiega Franco Mignemi, a.d. della New Italian service Ltd, con sede a Londra, «generalmente sono medie aziende con l’obiettivo di internazionalizzarsi ma non è assolutamente inusuale che siano piccoli imprenditori che decidano di utilizzare società offshore come trampolino per il proprio business Oltreoceano o per la protezione del proprio capitale». «Professionisti, avvocati, commercialisti, banche, giovani e piccoli imprenditori», aggiunge Caporaso della Opm Corporation. I rischi. «Spesso le società che vendono servizi offshore offrono prodotti senza analizzare il cliente e le sue necessità», sostiene Caporaso, «mettendo in pratica i clienti in bocca alle autorità fiscali. Ci sono anche parecchi casi famosi, tipo quello di Valentino Rossi. Se si ha in un paese determinato la casa, la moglie, i figli che vanno a scuola, cani e gatti, non si può certo dichiarare di essere residenti all’estero. Spesso vengono offerte in internet cose illegali o i clienti vengono attratti da offerte di tipo piramidale. Al 90% prima o poi si perdono i soldi». «I casi di Pavarotti, Valentino e altri hanno contribuito a riportare con i piedi per terra», secondo Giuseppe Marino, docente di diritto tributario dell’Università degli Studi di Milano, «la stessa cosa sul fronte delle società: il caso Bell ha funzionato da campanello d’allarme per le strutture societarie esterovestite». «I motori di ricerca riservano molte sorprese, ma gli indirizzi di destinazione spesso non sono da meno», sottolinea Umberto Rapetto, comandante del Gat, Nucleo speciale frodi telematiche della guardia di finanza, «dietro l’illusione di aver trovato la panacea per i propri problemi aziendali e fiscali, molto sovente si celano truffe epocali che costituiscono una sorta di castigo ”omeopatico” per chi sperava di fare il furbo e invece incappa in un malandrino di peggior risma. I più fortunati, e forse quelli maggiormente smaliziati, trovano effettivamente opportunità di dribblare le norme vigenti nei più diversi settori e di individuare soluzioni ”vantaggiose” oltre i confini nazionali. Internet agevola questa ricerca ma determinati percorsi elusivi nascono ben prima dello sbarco del web: i siti che offrono certi servizi e la posta elettronica hanno solo accelerato i tempi». Gli aspiranti «miracolati», come li definisce Rapetto, «non hanno un identikit che li contraddistingue. Ci sono i curiosi facili a desistere e non mancano gli ostinati che non mollano con facilità. Tutti, indistintamente, non valutano però il rischio di non rivedere i denari eventualmente fatti scivolare oltreconfine: altro che Lehman Brothers».