varie, 15 novembre 2008
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Sorkin Andrew
• Ross Stati Uniti 19 febbraio 1977. Giornalista. «[...] fondatore della newsletter finanziaria più famosa degli Stati Uniti – Dealbook.com – diventato a poco più di vent’anni un oracolo della finanza statunitense. [...] astro nascente targato New York Times è riuscito in pochi anni a sfidare il monopolio del Wall Street Journal sull’informazione economica americana e a trasformarsi in una sibilla in grado di anticipare ogni mattina le operazioni – e i drammi – che agitano le Borse mondiali. ”Il cibo è sempre stato il segreto per raccogliere le mie informazioni. Colazione, pranzo e cena sono momenti ideali. Quando lavoravo a Londra e non ero ancora nessuno, ho cominciato a invitare persone fuori a tutte le ore per conoscerle e guadagnare la loro fiducia” [...] è diventato la lettura mattutina imprescindibile degli addetti ai lavori e di chi voglia capire qualcosa di quel che sta succedendo nei mercati mondiali. Già a quindici anni Sorkin voleva dire la sua, e farsi ascoltare, così fondò un giornalino sportivo. Oggi vanta un enorme portafogli di contatti tra la gente che conta e quella che conta meno, ma parla. Così ha accumulato scoop ed esclusive una via l’altra sui maggiori deal chiusi nelle piazze di Londra e New York, ed è diventato una fonte di notizie indispensabile insidiando il primato tradizionale del Wall Street Journal. ”Ho capito quanto stava accadendo più leggendo Dealbook, che lavorando tutti i giorni proprio in uno degli epicentri della crisi”, conferma Adriana Leon, ex vicepresidente di Lehman Brothers a New York finita a lavorare per Barclays dopo il fallimento della prestigiosa banca d’investimenti americana. ”Una volta leggevo sempre il Wall Street Journal, ma ora preferisco Dealbook. incredibile quante cose riescono a sapere in anticipo rispetto agli altri”. La galleria di scoop collezionata da Sorkin è notevole: è stato il primo a dare la notizia della fusione fra JP Morgan e Chase. Ha anticipato la svendita per due dollari (diventati poi dieci) di Bearn Stearns a JPMorganChase. E la fusione a sorpresa fra Wells Fargo e Wachovia, in un affare che, nullificando l’acquisto di quest’ultima da parte di Citigroup, ha colto gli investitori di sorpresa muovendo il mercato in una nuova altalena di scambi frenetici. Ma la credibilità di Sorkin ha cominciato ad affermarsi nel 2000, quando a soli 23 anni fece guadagnare punti al New York Times raccontando in anteprima dalle colonne di un giornale americano il più grande deal di tutti i tempi, avvenuto fra due società europee: l’acquisto della tedesca Mannesmann da parte dell’inglese Vodafone per 183 miliardi di dollari. Bruciando prestigiosi giornali economici che giocavano in casa come il Financial Times, questo giornalista dai modi affabili e gli occhi chiari cominciò a fare vedere di che pasta era fatto. Continuò nel 2001 svelando la fusione fra i giganti dell’informatica Hewlett-Packard e Compaq, da cui nacque quello che allora era il secondo produttore mondiale di computer. Fu anche il primo a scrivere della vendita da parte di Ibm della divisione Pc a Lenovo, dell’acquisto per 25 miliardi di dollari di Guidant da parte di Johnson&Johnson e di quella di Veritas da parte di Symantec per 13 miliardi. Sorkin ha avuto un ruolo fondamentale nell’assicurare una copertura tempestiva del suo giornale nei principali scandali che hanno macchiato il mondo della finanza: dal crollo di Enron, al processo al banchiere delle dotcom di Credit Suisse First Boston, Frank P. Quattrone. Anteprima, scoop e retroscena esclusivi hanno dato a questo giornalista una fama impensabile per i colleghi suoi coetanei (ha anche conquistato la Page Six del New York Post, ma per tutt’altro motivo: leggenda vuole che Maureen Dowd, la penna più brillante e cattiva del New York Times, abbia inviato per sbaglio un’email ammiccante ad Andrew Ross Sorkin, omonimo del reale destinatario, Aaron Sorkin, l’ideatore di ”West Wing” con cui Dowd ha avuto una storia). Così, oltre a vantare uno degli stipendi più alti fra i cronisti del New York Times, questo giovane dal viso telegenico si trova spesso a essere chiamato come esperto nei programmi sull’economia di tutti i network americani. E in seguito al recente acquisto da parte di Rupert Murdoch del Wall Street Journal, il suo nome è apparso nella rosa dei candidati papabili per dirigere quello che ancora resta il quotidiano economico più prestigioso del paese. ”Fare uno scoop mi ha sempre dato molta soddisfazione, ma ciò che in assoluto mi rende più fiero è aver creato Dealbook”, ammette Sorkin, appassionato di Internet e tecnologia fin dagli anni del liceo. Oltre a coccolare le sue fonti con raffiche di inviti al ristorante, la conoscenza di Internet si è rivelata fondamentale nella costruzione di questo successo. Fu grazie al Web che nel 1995 scrisse il suo primo articolo per la Grey Lady quando era ancora uno studente di liceo. Lì stava facendo uno stage noioso del tipo ”fotocopie e caffè per tutta la redazione”. Un giorno un caposervizio che non lo conosceva lo sentì mentre parlava al telefono di Internet con un amico. ”Erano i tempi in cui la rete era ancora un fenomeno nuovo e non erano in molti a conoscerla”, ricorda Sorkin. Il giornalista lo prese per un reporter che s’intendeva di tecnologia e gli affidò un pezzo. Lui non disse nulla, scrisse l’articolo e lo fece correggere alla madre. ”Quando chi mi aveva offerto lo stage lo venne a sapere per poco non saltò tutto”, dice ancora ridendo. Alla fine il pezzo piacque e andò in pagina comunque. Da allora nacque una collaborazione saltuaria che durò per tutti gli anni dell’università, e sfociò nel 1999 nel primo impiego come corrispondente da Londra. Dopo essersi costruito una formidabile agenda di contatti e aver riscosso i primi successi dalla capitale britannica, Sorkin è tornato a New York. Ancora una volta Internet si è rivelato uno strumento prezioso. Era il 2002 e Wall Street stava vivendo un’altra crisi. [...] La Borsa era in subbuglio in seguito all’esplosione della bolla internettiana e l’attacco di al Qaida alle Torri gemelle. Sorkin si rese conto che sarebbe stato difficile ripetere da New York i successi riscossi a Londra. ”Le cose a New York erano diverse: tutti parlavano solo con il Wall Street Journal. In confronto l’Europa era ancora il selvaggio West”. Il suo ritmo di inviti non era cambiato. Colazione, pranzo e cena, erano sempre dedicati al networking. Pilar, la fidanzata [...] lo vedeva di rado. ”Fin da allora lavoro a ritmi di sedici ore al giorno e mia moglie mi ha sempre accusato di essere un workaholic. Ma almeno non può dire di non averlo saputo fin dall’inizio”, scherza lui prima di definirla il suo miglior successo fuori dal lavoro. I risultati però tardavano a venire. ”Il WSJ era un’istituzione così radicata nella mente dei businessmen che non venivo considerato. Dovevo trovare un altro modo per farmi notare”. Da qui l’idea di Dealbook. Era il 2001, e a quei tempi le newsletter non erano ancora così diffuse come oggi. Sorkin pensò di mettere insieme tutti i giorni una raccolta dei migliori articoli finanziari da inviare la mattina presto. Oltre a scrivere e fare networking intorno a una tavola imbandita, ogni giorno il cronista passava ore e ore a setacciare la stampa per cogliere gli umori della finanza mondiale. ”Ancora oggi continuo a leggere come un pazzo: giornali, riviste, Internet. Anche libri, ma sono sempre di economia e politica, soprattutto biografie di uomini d’affari”. Un lavoro prezioso che poteva mettere a disposizione gratuitamente nel tentativo di attirare l’attenzione di qualcuno che un domani avrebbe potuto magari ricompensarlo dandogli un’informazione utile. Per distinguersi dai servizi offerti da altri giornali, Sorkin decise di includere nella newsletter i link ad articoli di altre testate. ”Questa fu la decisione più osteggiata nel giornale. C’era molta esitazione a offrire la possibilità ai lettori di essere dirottati fuori dal nostro sito. Eppure sono convinto che questa scelta abbia contribuito in modo decisivo al successo di Dealbook”. Rimandando anche ad altri media, la sua newsletter divenne uno strumento veramente utile per chi voleva risparmiare tempo e avere un’idea del mercato appena arrivato in ufficio. L’obiettivo iniziale era di arrivare in due anni ad aver circa 30 mila iscritti che ricevessero la sua mail tutte le mattine prima del trillo dello campana che segna l’apertura del mercato di Wall Street. Nel giro di poco, e senza alcuna forma di pubblicità se non quella del passaparola fra gli addetti ai lavori, la voce si sparse. ”Partii con una lista di circa 50 fra amici e conoscenti. Controllavo metodicamente l’elenco degli indirizzi mail cui veniva spedita la newsletter e dopo qualche settimana cominciarono ad apparire tutti quei nomi di manager e advisor con cui avevo cercato invano di parlare per mesi”. Il servizio si espanse a macchia d’olio. Oggi la newsletter vanta oltre 250 mila iscritti e, sull’onda del suo successo, nel 2006 il New York Times ha lanciato un sito dedicato alle notizie finanziarie chiamato Dealbook e diretto da Sorkin che registra un traffico mensile di oltre un milione di click. La newsletter diede a Sorkin la visibilità che gli serviva, e progressivamente la gente cominciò ad accettare i suoi inviti e a passargli informazioni. ”Dealbook fu uno strumento fondamentale per rompere la barriera del silenzio”. [...]» (Nicola Scevola, ”Il Foglio” 15/11/2008).