Aldo Grasso, Corriere della Sera 14/11/2008, 14 novembre 2008
Qui si parla del personaggio televisivo, non della persona. «La storia siamo noi» di Giovanni Minoli ha dedicato una grande «orazione funebre in vita» a Maurizio Costanzo, con un ritratto di Luca Martera dal titolo «Sor 5˚ potere» (Raidue, mercoledì, ore 23
Qui si parla del personaggio televisivo, non della persona. «La storia siamo noi» di Giovanni Minoli ha dedicato una grande «orazione funebre in vita» a Maurizio Costanzo, con un ritratto di Luca Martera dal titolo «Sor 5˚ potere» (Raidue, mercoledì, ore 23.20). Nessuno mette in discussione il ruolo che Costanzo ha avuto nella storia della tv italiana, ma l’omelia non contemplava la dissonanza. Era tutto un elogio di persone molte vicine a Costanzo: da Maria De Filippi a Enrico Vaime, dall’avvocato Assumma al suo regista Pietrangeli. Costanzo sostiene di essere un seguace di Ennio Flaiano; a me fa l’effetto opposto. Ogni volta che leggo una pagina di Flaiano sulle allucinazioni di cui siamo vittima mi appare la figura di Costanzo. Uno dei due sbaglia, per prudenza alzo la mano. La debolezza strutturale della tv italiana si fonda anche su un particolare apparentemente secondario: ogni discorso sulla tv è in mano ai televisivi. Se la suonano e se la cantano. Negli Usa o in UK esiste una massa di letteratura critica sulla tv scritta da persone che non hanno mai messo piede in uno studio televisivo. In Italia, Costanzo fa tv, insegna tv da vent’anni alla Sapienza di Roma, ha una rubrica di critica tv sul «Riformista». Tutto si tiene, niente si autodistrugge. La faccia tosta di chi fa tv è sorprendente. Alcune delle persone intervistate in privato dicono cose imbarazzanti nei suoi confronti ma interpellate davanti a una telecamera si profondono in lodi: nihil nisi bonum. A parte l’affetto di Silvio Berlusconi, dal ritratto di Martera i due statisti di riferimento di Costanzo sembrano Massimo D’Alema e Giulio Andreotti, due fra i politici più «ciniconi» espressi dal nostro Parlamento. Per rubare un’espressione a Massimo Gramellini, i tre insieme formano un bel «conforto d’interessi». P.S. Dopo tanta affettuosità, spero che anche Costanzo spenda due parole con Berlusconi a favore di Minoli per le nomine Rai. Requiescant in pace. ALDO GRASSO PER IL CORRIERE DELLA SERA DI VENERDì 14 NOVEMBRE 2008