Mario Sensini, Corriere della Sera 14/11/2008, 14 novembre 2008
ROMA – Via libera dell’Aula della Camera alla Finanziaria 2009, che ora passa all’esame del Senato
ROMA – Via libera dell’Aula della Camera alla Finanziaria 2009, che ora passa all’esame del Senato. Come negli auspici del governo a Montecitorio la legge di bilancio ha subito modifiche minime ed è stata approvata senza il ricorso al voto di fiducia. «Ne abbiamo fatto a meno, contrariamente a quello che qualcuno continuava a dire, ed è stata approvata con un voto chiaro » ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il bilancio triennale anticipato a luglio, secondo il premier, «è stata una grande innovazione e non c’è stato nessun assalto alla diligenza, come in passato». Rispetto al testo presentato dal governo le modifiche importanti apportate a Montecitorio sono appena due o tre. La prima riguarda gli statali, che riceveranno già con la tredicesima di dicembre l’indennità di vacanza contrattuale sul contratto scaduto. Secondo i calcoli della Funzione Pubblica sono circa 167 euro in media a testa per ciascuno dei 3,7 milioni di dipendenti pubblici. L’altra novità è il rifinanziamento della Cassa integrazione. I fondi per gli ammortizzatori sociali crescono di 150 milioni di euro per il 2008. C’è stata poi la riscrittura del Patto di Stabilità interno, con norme meno penalizzanti per i Comuni, ed un’ultima modifica riguarda la proroga di una serie di sconti e incentivi fiscali, dalle ristrutturazioni edilizie agli abbonamenti per il trasporto pubblico locale. L’opposizione lamenta l’assenza in Finanziaria delle misure per sostenere le imprese e le famiglie, ma il governo ha garantito che arriveranno più avanti, nelle prossime settimane. Secondo Fabrizio Cicchitto, vice presidente dei deputati del PdL, tra il 25 e il 30 novembre prossimi. Tra gli interventi allo studio, oltre alle misure per favorire l’erogazione di credito bancario alle imprese, anche gli sgravi fiscali per le famiglie, che tuttavia saranno una tantum. All’orizzonte non c’è nessun grande intervento strutturale, anche se in futuro è possibile che il governo sia costretto a rimettere le mani sulla riforma delle pensioni. Ieri la Corte Europea del Lussemburgo ha infatti bocciato le norme italiane che consentono alle donne di ottenere la pensione di vecchiaia a 60 anni e non 65 come gli uomini. Secondo la Corte, che era stata attivata dalla Commissione Europea, il regime esaminato (che è quello dell’Inpdap per i dipendenti pubblici) «viola il principio della parità di trattamento ». Allo Stato l’equiparazione converrebbe, ma la discussione con i sindacati nell’ambito dell’ultima riforma, con il governo Prodi, non ha prodotto risultati. Mario Sensini