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 2008  novembre 14 Venerdì calendario

E le ricette giuste restarono lettera morta Più o meno questo disse il banchiere centrale. Il sistema finanziario americano ha subito tre radicali cambiamenti negli ultimi vent’anni

E le ricette giuste restarono lettera morta Più o meno questo disse il banchiere centrale. Il sistema finanziario americano ha subito tre radicali cambiamenti negli ultimi vent’anni. Primo, il settore bancario si è concentrato: le principali 5 banche nazionali detengono il 45% delle attività, quota doppia rispetto ai primi anni Ottanta. Ma la loro è una fetta decrescente di ricchezza finanziaria: non più di un quinto ovvero meno della metà della quota del 1984. Il grosso delle attività finanziarie, dunque, è in capo a soggetti non vigilati dalla Fed; tra questi spiccano le investment banks, che sono in continuo sviluppo, fanno il mercato e assicurano liquidità a un’ampia gamma di prodotti finanziari. Secondo, le imprese sponsorizzate dal governo, e tutti capiscono che si parla di Fannie Mae e Freddie Mac, hanno a bilancio e fuori bilancio una quota assai maggiore del mercato dei mutui con la conseguente concentrazione del rischio in capo alle banche creditrici. Terzo, gli hedge funds giocano ormai un ruolo sempre più sostanziale. Assicurano liquidità ed efficienza. Ma adesso il fallimento di un grande fondo speculativo può avere effetti pesanti sull’intero sistema. E lo stesso vale per una grande banca commerciale o d’investimento. Insomma, le modifiche della regolazione e l’innovazione tecnologica aumentano la possibilità di trasferire i rischi nelle zone del sistema finanziario proprio dove la trasparenza e la vigilanza sono più deboli. Queste trasformazioni, osservò il banchiere centrale, modificano la gerarchia delle preoccupazioni sui rischi sistemici. Quattro gli obiettivi per le autorità: 1) le grandi banche dovrebbero disporre di capitali superiori ai più alti livelli regolatori e di una gestione del rischio all’altezza del rischio sistemico, dunque attenzione a Fannie e Freddie e alle banche d’investimento che sfuggono alla Fed e sono regolate dalla Sec secondo uno schema, basato su Basilea 2, che non si capisce ancor bene come funzioni; 2) la forte concentrazione al cuore del sistema deve consigliare al management molta più prudenza; 3) il mercato ha bisogno di maggior disciplina e questa si fonda su rendiconti e informazioni tutti da migliorare per essere compatibili con l’innovazione nella gestione dei rischi; 4) benché regolazione e vigilanza siano nazionali e diversi, la finanza è sopranazionale, dunque serve una maggior collaborazione multilaterale. E la politica? Anche il paese con la politica monetaria e fiscale più virtuosa può incontrare una crisi finanziaria sistemica, ma di solito queste crisi hanno origine da errori nella politica economica generale. Il maggior contributo che il governo può dare alla stabilità sarebbe quello di evitare questo genere di errori. Questo discorso è stato tenuto a Chicago il primo ottobre 2004 dal governatore della Fed of New York, all’allora quarantatreenne Timothy Geithner, a un convegno sui rischi sistemici. Prima di lui, Eva Hupkes, giurista della banca centrale svizzera, aveva fatto dettagliate proposte per poter lasciar fallire un grande senza compromettere il sistema. Nel 2008, Ubs e Credit Suisse sono stati sostenuti a spese dei contribuenti. Geithner ha organizzato il salvataggio di Bear Stearns. Non ci è riuscito con Lehman Brothers perché per il segretario al Tesoro, Hank Paulson, era prioritario salvare il gruppo assicurativo Aig e supportare le altre investment banks, tra cui la «sua» Goldman Sachs. Perché le ricette di Geithner e Hupkes sono rimaste lettera morta? M.Mucch.