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 2008  novembre 14 Venerdì calendario

ROMA – Il senatore Riccardo Villari è grande esperto di epatite C. Di conseguenza, è stato eletto presidente della Commissione vigilanza Rai

ROMA – Il senatore Riccardo Villari è grande esperto di epatite C. Di conseguenza, è stato eletto presidente della Commissione vigilanza Rai. Un tecnico. Attenzione però a sottovalutarlo. «Riccardo è uno intelligente, svelto. Capisce la politica. Sa come muoversi». Parola di Clemente Mastella, che lo ebbe al suo fianco, anzi, di più: «L’ho cresciuto io. Lo presi dal Cdu, portandolo via a Buttiglione. Lo feci segretario regionale in Campania», il core-business del partito. «Poi lo feci eleggere consigliere regionale. Quindi lo portai in Parlamento, nel 2001. Lui esordì alla grande, regalando a tutte le deputate una statuetta di pastorello da presepe napoletano. Purtroppo finì come sempre in questi casi: crescono con me, poi quando arrivano in alto mi abbandonano. Così passò con Rutelli. Ma non ce l’ho con Villari, anzi, mi è carissimo. Perché è stato tra i pochi democratici cristiani a restarmi vicino, nei giorni della disgrazia. Mi chiamò. Venne anche a casa mia. Ancora adesso mi telefona spesso, mi chiede consigli». Nessun difetto? «Bé, è un po’ sfaticato – spiega Mastella ”. Viene da una famiglia importante, di medici facoltosi. E’ un altoborghese napoletano, e di conseguenza ha una concezione altoborghese della politica». Cioè? «La domenica, mentre io giravo le parrocchie e le sagre del Sannio, lui andava a Capri». Non a caso, due delle quattro proposte di legge che Villari ha presentato come senatore riguardano «misure a sostegno delle isole minori » e «istituzione dell’Osservatorio dei porti turistici e della nautica ». Cinquantadue anni, epatologo, sposato e separato, casa a Posillipo, gran tifoso del Napoli, Villari viene allo scoperto in politica dopo Tangentopoli. Mastella lo ricorda già nella Democrazia cristiana. Ma è nella Margherita che si imbatte nel suo secondo mentore: Ciriaco De Mita. «Ci siamo conosciuti scontrandoci. Lui si candidò contro di me alla segreteria regionale ». Chi vinse? «Vinsi io – racconta De Mita ”. Del resto, io ho perso una sola volta, contro Veltroni. Comunque, questo Villari mi rimase impresso. Si era mosso con grande stile e una certa capacità. Ha tutti i pregi dei napoletani: moderazione, garbo, accortezza. Così, quando sembrava ci fosse da scegliere il successore della Iervolino a sindaco di Napoli, indicai lui. L’accordo era fatto, ma Bassolino organizzò una raccolta di firme per chiedere la riconferma di Rosetta. Che proseguì a fare il sindaco. Anche se in realtà non l’ha mai fatto». E Villari, che farà? «Secondo me non deve dimettersi. Io lo apprezzo molto, anche perché, a differenza di altri, ha mantenuto con me un rapporto affettuoso anche dopo la mia cacciata dal Pd. Dovrebbe restare alla guida della Vigilanza, in attesa che si mettano d’accordo. Dimettersi per alimentare lo scontro non avrebbe senso. E poi sarebbe un buon presidente ». Al termine dello slalom tra Dc, Cdu, Udeur, Margherita, Villari è approdato nel Partito democratico, e pure qui si muove molto. L’hanno visto sia alla riunione campana di Red, la corrente di D’Alema, sia all’incontro degli ex popolari ad Assisi: per cui è classificato nella casella dei marinian-dalemiani. Da direttore del Riformista l’ha interpellato spesso un altro che lo conosce bene, Antonio Polito, che è stato con lui parlamentare della Margherita. «Villari è tra quelli che considerano sbagliato l’arroccamento dell’opposizione sul nome di Orlando – dice Polito ”. Per questo la maggioranza l’ha scelto. Però lui non è un nuovo Sergio De Gregorio, che fece l’accordo nottetempo con Berlusconi. Non è un "traditore" e forse alla fine si dimetterà; però nel frattempo fa bene a consultarsi con i presidenti delle Camere e pure con Napolitano, se sarà ricevuto. Del resto un partito è un organo complesso, non esiste solo il segretario... ». Quali sono invece i consigli di Mastella alla sua creatura? «Prendere tempo, innanzitutto». Donadi dell’Italia dei Valori dice che ora Villari consulterà pure il Papa. «Intanto si gode il suo giorno di gloria. Poi temo sarà costretto a dimettersi. Si tratta però di muoversi in modo da poter rientrare». E come? «Se Villari rinuncia, almeno provvisoriamente, Veltroni può dire a Di Pietro: "Visto? Ho fatto dimettere uno dei miei, adesso cambiamo cavallo, tu devi rinunciare a Orlando. Ma siccome Di Pietro è testone e forse non rinuncerà, a quel punto dopo il voto regionale in Abruzzo Villari potrebbe tornare in sella. Sarebbe l’ennesima vittoria postuma della Democrazia cristiana e, se permettete, dei mastelliani».