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 2008  novembre 14 Venerdì calendario

UDINE – Un ospedale storico, poco lontano dal centro di Udine, novecento posti letto e un nuovo reparto di cure palliative

UDINE – Un ospedale storico, poco lontano dal centro di Udine, novecento posti letto e un nuovo reparto di cure palliative. Potrebbe essere questa l’ultima meta di Eluana Englaro, traguardo di una vita sospesa, a pochi chilometri da Paluzza, il paese paterno nel cuore della Carnia. Stanza a pagamento, cure mediche solo da parte di volontari: la soluzione che renderebbe possibile il ricovero nella struttura di Santa Maria della Misericordia, l’ente ospedaliero universitario, fiore all’occhiello della sanità friulana. Se gli accordi verranno confermati, il trasferimento di Eluana potrebbe essere questione di giorni: «Bisognerà organizzare il viaggio in ambulanza – spiega Carlo Alberto Defanti, il neurologo che cura Eluana da 12 anni, autore delle perizie alla base della sentenza ”, l’importante sarà verificare la disponibilità di posti letto e, soprattutto, se c’è ancora la volontà di accettarla». Tempi brevi, ma, forse, non prima di domenica. «Sono ottimista – sottolinea Defanti ”, spero davvero che questa volta non ci saranno ripensamenti. Ma ora comincia la fase più dura: finita la battaglia legale, ci sarà solo il dolore di prendere atto della realtà». Lo sa bene papà Beppino, che non è disposto ad attendere oltre: «La sentenza dimostra che siamo in uno Stato di diritto – dice a caldo ”, ora non resterò un minuto di più in questo inferno». Parla da giurista consumato, ormai, dopo tanti anni di passaggi giudiziari. Mentre con il cuore non smette di contare i giorni, le migliaia di giorni trascorse in attesa di «fare le volontà di Eluana». E guai a chi lo fermerà: «Dovranno passare sul mio cadavere ». Non è più «il cagnolino che abbaiava alla luna», ha portato fino in fondo le sue ragioni, ha convinto persino la Cassazione, ma adesso è arrivato allo stremo: «Quando tutto sarà finito, mi raccoglieranno con un cucchiaino, ce lo dicevamo sempre io e mia figlia. Ma ho dovuto fare quello che ho fatto, non avrei potuto farne a meno». Dodici-quindici giorni: l’agonia di Eluana. Almeno secondo i neurologi vicini alla famiglia. E, se non ci saranno cambiamenti di rotta, avverrà a pochi piani dal reparto dove lavora Gian Luigi Gigli, capofila dei 25 neurologi cattolici firmatari dell’appello alla Procura generale di Milano affinché impugnasse il decreto «contro la vita»: «Sembra una beffa del destino – si sfoga il medico ”, se dovesse accadere, la vivrei come la pena del contrappasso: io che mi sono battuto per salvarle la vita, sarei costretto ad assistere inerme alla sua morte». Promette battaglia insieme al collega Giuliano Dolce e le 34 associazioni che rappresentano esperti e familiari di pazienti in stato vegetativo: hanno incaricato gli avvocati Rosaria Elefante e Alfredo Granata di presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. L’ultimo tentativo di fermare papà Beppino. Ma i tempi sono stretti: «Non perderemo un istante anche per evitare pressioni’ precisa Defanti ”, certo è che Eluana deve lasciare la Lombardia dove il presidente Formigoni ho posto il divieto di accoglierla in tutte le strutture, sia pubbliche che private». E l’aiuto è venuto dal Friuli, terra natale degli Englaro: «Sembra la soluzione ideale – spiega il medico ”, la famiglia starà vicino a Beppino e sua moglie per tutto il tempo che sarà necessario. E qui, finalmente, Eluana troverà pace». «Finito l’inferno» «Siamo in uno Stato di diritto, ma non resterò un minuto di più in questo inferno»