Richard Newbury, La Stampa 14/11/2008, 14 novembre 2008
Durante i festeggiamenti del Diamond Jubilee, i sessant’anni sul trono della Regina Vittoria, all’Abbazia di Westminster nel 1897, l’allora Principe del Galles, che avrebbe dovuto aspettare di avere 60 anni prima di succedere alla formidabile genitrice, mormorò all’Arcivescovo di Canterbury: «Sono felice di avere un Padre eterno
Durante i festeggiamenti del Diamond Jubilee, i sessant’anni sul trono della Regina Vittoria, all’Abbazia di Westminster nel 1897, l’allora Principe del Galles, che avrebbe dovuto aspettare di avere 60 anni prima di succedere alla formidabile genitrice, mormorò all’Arcivescovo di Canterbury: «Sono felice di avere un Padre eterno. Ma una madre eterna!». L’attuale Principe del Galles compie oggi 60 anni, mentre la Regina Elisabetta ne ha 82, dovrebbe festeggiare il suo Diamond Jubilee nel 2012, e se ha in comune il gene della longevità con sua madre potrebbe facilmente andare oltre il centesimo compleanno. Il Principe Carlo, tuttavia, è determinato ad ammassare il più possibile di lavori che ha inventato per se stesso, prima di diventare una istituzione dell’«essere» piuttosto che del fare. Del resto, quando gli hanno chiesto se gli piaceva il lavoro «di erede al trono», ha risposto con una smorfia: «Insomma, un po’. Ma è un dovere». Il Capo dello Stato britannico ha numerose opportunità di dare consigli al Governo, ma deve rigorosamente astenersi dal farlo in pubblico. E il Principe Carlo, avendo un lavoro per il quale non ci sono istruzioni per l’uso, ne ha inventati molti e vuole continuarli fino, come dice, all’elevazione a uno dei due posti ai quali guarda con stoicismo e senso dell’umorismo: il Trono o l’Aldilà. « nelle mani di Dio fin dove io sopravviva. La durata della nostra vita è breve e insignificante nel grande schema della cose». Molto di quello che ha realizzato è dovuto al fatto che da quando negli Anni 60 era uno studente dell’amata Antropologia a Cambridge, era consapevole dei piani dell’Estabishment su di lui - non ultimo il primo matrimonio con una ragazza già senza speranze e demodée. Dopo tutto sua madre insistette nel sposare nel 1947 uno sconosciuto «prussiano». Quando Carlo aveva 18 anni, l’Establishment costituì un Comitato, con suo padre come presidente, per organizzare la sua vita. Studi in Australia, a Cambridge e alla Royal Navy, e naturalmente un matrimonio onorevole e un erede. Camilla, manco a dirlo, sarebbe stata considerata «un’amante materiale», dopo tutto la bisnonna Alice Keppel era stata la maitresse en titre di Edoardo VII. «Dovevi nuotare o affogare - ricorda Carlo - e pochi sembrano capirlo. Dovevo fare quelle cosiddette ”cose normali”, e nessuno si aspettava, dopo che l’avessi fatte, che non rimanessi legato alle cose che amavo». I Windsor sono sopravvissuti reinventando la tradizione. Carlo ha scelto la sua strada da solo. Suo nonno Giorgio VI, secondogenito, sposò una ragazza del posto e non, come di rigore, una principessa tedesca, lasciò la Marina e divenne Ispettore generale delle industrie. Chiamava la famiglia, «l’Azienda». Il Principe Filippo, ridotto da promettente ufficiale della Marina a «donatore di seme» come si autodefiniva dopo l’ascesa al trono di Elisabetta, ha dato vita a un’organizzazione che ha dato lavoro imprenditoriale a milioni di giovani di famiglie povere nel mondo, e ha fondato il Wwf. Quando Carlo ha lasciato la Marina nel 1976 usò le 4000 sterline della liquidazione per creare The Prince Trust, oggi con 119 milioni di sterline di fatturato e migliaia di influenti volontari. Le sue iniziative per dare lavoro ai giovani dei quartieri degradati, per combattere il crimine, nella riqualificazione urbanistica e nell’agricoltura biologica hanno influenzato i programmi di Laburisti e Conservatori. I suoi programmi di riqualificazione dei disoccupati hanno avuto una percentuale altissima di successi, 7 su 10, e 60 mila giovani sono riusciti a lanciare una propria attività. Ma le sue più grandi passioni sono l’agricoltura organica e l’urbanistica, parti di una visione olistica dell’uomo e della Terra. Quando ha introdotto le coltivazioni biologiche nei 165 mila acri del Ducato di Cornovaglia, già negli Anni 70, venne considerato un pazzo. Ma ha dimostrato che l’agricoltura organica può essere redditizia, raddoppiato gli introiti, lanciato un proprio marchio, Duchy Original, e appena aperto il suo primo negozio. Anche la sua diffidenza nei confronti degli ogm comincia a trovare conferme. L’idea di usare materiale e fonti di energia locali nella progettazione urbana e universalmente riconosciuta come la più sensata per il bene del Pianeta. Una volta deriso dagli architetti è ora copiato in tutto il Paese, perché è cosi che la gente vuol vivere. Ma la sua più intima passione è il giardino che ha creato a Highgrove ed è lì che lo si può trovare con le ginocchia nel fango, con il sole e con la pioggia. Il suo motto, in fondo, è: «Se coltivi i tuoi sogni è stupefacente l’effetto che hanno sugli altri»1. Ritratto di famiglia reale a Clarence House: la regina Elisabetta, il duca di Edimburgo Filippo e Carlo; dietro i principi Andrea, Anna ed Edoardo 2. Nel 1986 con la principessa Diana e i figli Harry e William 3. A Balmoral, in Scozia con Camilla, l’amore della sua vita 4. Alle isole Falkland in mezzo ai pinguini