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 2008  novembre 14 Venerdì calendario

VITTORIO SABADIN

CORRISPONDENTE DA LONDRA
Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti aveva parlato già mesi fa di una crisi in arrivo simile a quella del 1929 e quindi non si deve essere stupito molto leggendo ieri mattina a Londra i giornali inglesi: 10 mila lavoratori licenziati da British Telecom, due milioni di disoccupati entro Natale e il governatore della Bank of England Mervyn King, il quale ad agosto era preoccupato per l’inflazione al 5%, che ora prevede una deflazione per l’anno prossimo. Tremonti ne ha parlato a colazione con il suo collega, il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling, in previsione del G20 di oggi a Washington.
Il premier britannico Gordon Brown è convinto che dalla crisi si uscirà con un piano comune di incentivi, con tasse e tassi di interesse più bassi, anche se questo dovesse costare parecchio al bilancio dello stato. Ma il ministro italiano ha ribadito che la sua priorità, il vincolo assoluto al quale non intende derogare, è non aumentare il debito pubblico. «Mi sembra che ci sia gente - ha detto - che va in giro invitando tutti al bar a bere qualcosa. Se qualcuno chiedesse chi paga, la risposta sarebbe una sola: tutti voi». Con Darling, ha sottolineato Tremonti, c’è stato pieno accordo sul metodo di un lavoro comune. «Loro hanno la presidenza del G20, noi avremo quella del G8. Il piano inglese è simile a quello europeo, non ci sono divergenze. Ma è chiaro che la Gran Bretagna è un paese diverso dall’Italia negli aspetti finanziari, politici ed economici».
Tremonti, che al mattino aveva parlato «in libertà» in una conferenza a Chatham House (l’Istituto di affari internazionali la cui regola è che niente di quello che si ascolta può uscire dall’elegante edificio di St Jame’s square), sembra non farsi troppe illusioni sul G20. «La cosa peggiore sarebbe una conclusione del vertice con un comunicato normale, che potrebbe deludere le aspettative. Mi auguro che ci sia qualcosa di più. Il G8 è insufficiente, ma il G20 è asimmetrico, perché esclude paesi importanti. Se dipendesse da me farei qualcosa... L’Europa ha un documento comune, avremo per la prima volta una voce sola e condivisa».
Tremonti rivendica l’ingrato ruolo di Cassandra, che quando tutti vedevano nella crisi dei sub-prime un fenomeno limitato ai confini americani e non il fiammifero che ha appiccato un incendio globale, parlava di un evento simile e forse peggiore della Grande Depressione dei primi anni 30. «Non c’è dubbio che la responsabilità stia nella globalizzazione, che non è cattiva in se ma è avvenuta troppo in fretta creando squilibri e diseguaglianze». L’Italia, secondo il ministro del Tesoro, «ha la criticità del debito pubblico, ma ha anche punti di forza: il risparmio delle famiglie, i quattro milioni di imprenditori, un sistema sociale che tiene, un governo stabile con una larga maggioranza. Elementi di speranza». Ma nel migliore dei casi, «perché la crisi potrebbe andare anche oltre il 2009» bisogna prepararsi a un anno difficile. Tremonti ha ricordato che il Cipe stanzierà in 3 anni 52 miliardi, 16 già pronti, per le infrastrutture, che la Finanziaria ha incrementato i fondi per gli ammortizzatori sociali, perché il problema del lavoro diventerà serio, che dal primo dicembre sarà disponibile la «carta acquisti» per 1,5 milioni di anziani e bambini sotto i tre anni, 40 euro al mese di buoni da spendere che saranno distribuiti dagli uffici postali, dall’Inps e da volontari. «E’ una idea presa dai ”Food stamp” distribuiti negli Usa negli anni 70, che garantisce l’anonimato e non ”marchia” nessuno: anche Gran Bretagna e Olanda la stanno adottando».
E le banche in difficoltà? Meglio non nominarle, irritano il ministro. Tremonti ripete che lo Stato non deve fare il banchiere e che gli aiuti saranno alle imprese e al credito, non alle banche. «Dobbiamo finanziare il sistema produttivo, evitare che si inaridisca il canale finanziario dalle banche all’economia. Noi lavoriamo per rafforzare le imprese, non le banche. Se qualche istituto fallisce, il governo lo rileverà a tutela dei risparmiatori. Le banche operano nel mercato e rispondono alle leggi del mercato, anche se mi sembra che ora si divinizzi il mercato molto meno di qualche mese fa».

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