Traffico, l’Italia dei cento divieti, Fabrizio Patti, Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2008, 10 novembre 2008
Traffico, l’Italia dei cento divieti, Fabrizio Patti, Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2008 - Avere 65 anni a Torino piuttosto che nella vicina Asti dà qualche vantaggio in più
Traffico, l’Italia dei cento divieti, Fabrizio Patti, Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2008 - Avere 65 anni a Torino piuttosto che nella vicina Asti dà qualche vantaggio in più. Per esempio, poter entrare in centro anche con un’auto vecchiotta, a cui ci si è magari affezionati ma che rientra comunque nella categoria Euro 0, ossia comprata prima del 1992.E parecchio inquinante. Con l’avvicinarsi dell’inverno, tornano i divieti di circolazione per i vecchi modelli di automobili. Con categorie di veicoli a cui sono applicati, orari, giorni della settimana e deroghe che variano da città a città. Finendo con il disorientare non solo chi ha più di 65 anni ma anche chi possiede delle auto di categorie come le Euro1 a benzina o le Euro2 diesel, che sono permesse o vietate a seconda della severità dei sindaci. Se gli interventi sono a macchia di leopardo la prima causa è da ricercare nella legislazione. La Direttiva europea 92/62/Ce, successivamente recepita in Italia, affida alle regioni il compito di adottare piani per la qualità dell’aria. Secondo l’Opmus, osservatorio all’interno dell’Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca sui trasporti), il risultato è una situazione piuttosto eterogenea: nella maggior parte delle regioni i piani si limitano all’inventario delle emissioni e alla "zonizzazione" del territorio in base alla qualità dell’aria. Unadozzina di documenti contiene invece dei veri piani di intervento di risanamento. Ma la frammentarietà delle misure deriva anche da altri fattori. Un primo, spiega Luca Trepiedi, ricercatore dell’Isfort,«è che le linee regionali non sono recepite dovunque». Se alle Regioni spettainfatti l’obbligo di predisporre i piani d’azione, è il sindaco che interviene con ordinanze per motivi di tutela della salute. «La Regione in genere invita i Comuni a seguire le proprie linee – continua Trepiedi ”. Ma non sempre ciò avviene. il caso per esempio di Roma: secondo la Regione, il Comune dovrebbe prevedere almeno due giorni di targhe alterne a settimana e quattro domeniche ecologiche all’anno, mentre la nuova giunta ha dichiarato di non voler applicare queste misure», che giudica inefficaci. In altri casi, la varietà dei provvedimenti si deve non a un conflitto tra istituzioni ma, spiega Trepiedi, «alla scelta di lasciare maggiori margini a province e agglomerati urbani di decidere in proprio le misure, come nel Veneto». Per Paolo Hutter, curatore del sito Eco dalle Città, che raccoglie i dati sui blocchi per auto inquinanti, «ci dovrebbe essere un quadro di riferimento da cui i Comuni si allontanassero solo con consapevolezza, che mi pare invece non ci sia affatto». Altre regioni hanno invece avuto un maggiore protagonismo, come la Lombardia, che ha adottato linee di intervento precise, e il Piemonte. Emilia Romagna e Toscana hanno poi seguito la strada degli accordi di programma condivisi tra regione ed enti locali sui provvedimenti da adottare nei capoluoghi e nei comuni con più di 50mila abitanti. invece praticamente assente, tranne per i casi di Napoli e Palermo, il Sud. Nel capoluogo siciliano uno stop del Tar ha costretto il Comune a cambiare il blocco per le auto inquinanti in un provvedimento di targhe alterne per i veicoli fino al livello Euro 3. Un passaggio per evitare la frammentazione è il "patto" tra le regioni del Nord (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte,Veneto, Trento, Bolzano e CantonTicino), che nel 2007 hanno stretto un accordo, suggellato da una "domenica a piedi" comune per tutte le regioni. «Al di là di quella giornata il lavoro è andato avanti, per uniformare monitoraggi e misure» dice l’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Nicola De Ruggiero. Le regioni del "patto del Nord" faranno valere insieme anche le proprie ragioni a Bruxelles, dove chiederanno di non aprire una procedura d’infrazione. Per farlo, dovranno dimostrare di aver investito per ridurre il Pm10 e di aver ottenuto dei risultati. «Che ci sono stati – sottolinea De Ruggiero-: nel2008le polveri sono diminuite del 20% rispetto allo stesso periodo del 2006».