Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2008, 10 novembre 2008
Bilanci già in rosso per almeno cinque sedi - «Bisogna che i bilanci delle università siano comprensibili e pubblicati su Internet»
Bilanci già in rosso per almeno cinque sedi - «Bisogna che i bilanci delle università siano comprensibili e pubblicati su Internet». L’auspicio formulato qualche settimana fa dal ministro Mariastella Gelmini disegna un futuro lontano, ma già oggi sotto le lenti di ingrandimento dei tecnici di Viale Trastevere sono finiti i conti di almeno cinque atenei, che hanno cominciato a navigare in acque agitate ben prima che si profilassero le secche dei nuovi tagli ai finanziamenti statali. Il campanello d’allarme è suonato più intenso all’Università di Siena, che non solo mostra spese di personale vicine ai livelli massimi consentiti dalla legge (è all’89,2% del Fondo ordinario, il tetto è al 90%), ma soprattutto ha visto aprirsi una voragine nei conti. Il "buco" è di circa 150 milioni, aperto soprattutto dai crediti verso l’Indpap (per il mancato trasferimento dei contributi prelevati dagli stipendi dei dipendenti, a cui si aggiungono gli interessi di mora) e verso la Regione in termini di Irap. A scavare è intervenuto anche un disavanzo di gestione intorno ai 25 milioni (fatto decisamente raro nei conti universitari, di cui si sta occupando la Guardia di Finanza), ma un’ulteriore verifica sull’effettiva esigibilità dei crediti iscritti in entrata potrebbe portare altre brutte sorprese. Difficile è anche la situazione di Firenze (che al personale dedica il 92,1% dell’Ffo), che ha messo in campo un piano di rientro dagli oltre 40 milioni di rosso. Un piano che passa anche attraverso alienazioni di immobili, e su cui si concentreranno le verifiche ministeriali. La stessa strada, del resto, è stata percorsa da Urbino, diventata statale due anni fa con un’eredità di circa 50 milioni di euro di passivo che oggi si sono ridotti intorno a quota 13 milioni, e un piano di rientro è in cantiere anche aTrieste. Più ridotto, invece, il rosso di Pisa. Il segno meno è comparso anche a Camerino, che però adotta la contabilità economica (quella delle aziende, in cui rientrano gli ammortamenti) e non quella finanziaria (tipica degli enti pubblici, che fotografa la situazione anno per anno, ma non permette di misurare l’evoluzione della "ricchezza" dell’ateneo). Secondo il criterio "classico", spiega il rettore Fulvio Esposito, Camerino chiude con un avanzo di 5 milioni, mentre in contabilità economica il peso degli ammortamenti porta il saldo a -117mila euro. «In termini di comunicazione non "paga" – sottolinea Cattaneo’ ma la contabilità economica ci permette di capire in anticipo l’emergere di squilibri. In questo modo, l’allarme scatta prima e ci consente di intervenire in tempo». Insieme a Camerino, però, solo Trento ha adottato questa contabilità, caldeggiata per tutta la Pa dal comma 61 della Finanziaria 2008, rimasto lettera morta. Un viaggio nei problemi dei bilanci universitari non può ignorare poi la Federico II di Napoli, dove l’incidenza delle spese di personale sull’Ffo rimane sotto al 90%(86,1%) solo grazie agli "sconti" nel calcolo sul personale di medicina ed è aumentata nel 2007del 4,5%. Lì i conti sono in pareggio, ma solo in virtù degli interventi in extremis realizzati grazie a una linea di credito (70 milioni di euro, in 15 anni) che permette di dirottare risorse fresche quando le spese corrono troppo.