Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2008, 9 novembre 2008
Pochi fuori sede: sette studenti su dieci restano in famiglia, Loredana Oliva, Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2008 - Pendolari o non trasferiti in un caso su due, quasi sempre privi di aiuti economici, poco orientati a studiare all’estero e con una motivazione in calo sulla voglia di proseguire dopo il triennio: queste le principali indicazioni che emergono dalla quinta indagine «Eurostudent» sulle condizioni di vita edi studio degli universitari in Italia che sarà presentata, insieme alla ricerca europea «Eurostudent III - Social and economic conditions of student life in Europe », a Roma dopodomani al Miur
Pochi fuori sede: sette studenti su dieci restano in famiglia, Loredana Oliva, Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2008 - Pendolari o non trasferiti in un caso su due, quasi sempre privi di aiuti economici, poco orientati a studiare all’estero e con una motivazione in calo sulla voglia di proseguire dopo il triennio: queste le principali indicazioni che emergono dalla quinta indagine «Eurostudent» sulle condizioni di vita edi studio degli universitari in Italia che sarà presentata, insieme alla ricerca europea «Eurostudent III - Social and economic conditions of student life in Europe », a Roma dopodomani al Miur. Attraverso i giovani "censiti" dalla Fondazione Rui (in 4.500 hanno risposto a un’intervista telefonica), si disegna così l’identikit dello studente italiano in ateneo. La ricerca – che Il Sole 24 Ore anticipa – riguarda gli iscritti in tutte le università italiane, sia ai corsi diprimo livello sia a quelli a ciclo unico nel 2005/2006. Lo status. Se il 60% degli studenti ha fino a 21 anni, oltre il10%èover 25,mentre il 4,8% supera i trenta,un possibile segnale, quest’ultimo, che i corsi triennali hanno coinvolto persone che a conclusione degli studi secondari erano entrate nel mercato del lavoro e hanno deciso successivamente di iscriversi all’università. L’indagine rivela che accedono più facilmente all’istruzione superiore studenti che provengono da famiglie con un livello d’istruzione medio-alto (genitori diplomati o laureati), anche se i padri di studenti con lo status di blue collar raggiungono il 36,9 per cento. Dove abitano. Il 72,6% degli iscritti all’università abita con i propri familiari durante imesi di studio, soprattutto nelle grandi città, grazie a un’offerta di formazione molto ampia (spesso da parte di più atenei): questa situazione si è accentuata negli anni post-riforma e contribuisce anche al forte aumento del pendolarismo. Dividere un appartamento con altri studenti continua a essere il modo più comune di abitare da "fuori sede": lo fa il 21,6% del totale. Solo l’1,5% di tutti gli iscritti vive in un alloggio Dsu (Ente del diritto allo studio universitario) e solo un fuori sede ogni sedici abita in una residenza Dsu. A questo proposito il decreto legge approvato dal Governo giovedì scorso stanzia 65 milioni per le residenze universitarie che consentiranno’ nelle previsioni delMiur – la realizzazione di 1.700 posti letto in più (nonostante i tagli di oltre 26 milioni previsti dal Ddl Finanziaria 2009 per il prossimo triennio). Gli studenti pendolari, insieme ai non trasferiti sono cresciuti del 33%dal2000. Attualmente sono il 54,2% del totale, e la quota sale al 63,6% per i pendolari in condizioni socio-economiche sfavorite. «Il pendolarismo appare una strategia di sopravvivenza studenti in condizioni non privilegiate – sostiene Giovanni Finocchietti, direttore del report italiano di Eurostudent – che, alle loro famiglie, non rinunciano a investire informazione ma scelgono soluzioni compatibili risorse che hanno, preferendo sedi di studio più vicine anche minor prestigio, o rinunciando trasferimento a favore della mobilità giornaliera. Alcuni dei motivi dell’aumento di studenti pendolari sono legati alla moltiplicazione di atenei e di sedi universitarie, anche alla crescita dei costi studio, che scoraggia lo dall’opportunità di trasferirsi Dopo la laurea triennale. Dall’indagine emerge che aumentano gli studenti ritengono conclusi gli la laurea triennale 32,3% del totale), sebbene coloro che vogliono proseguire restino la maggioranza (Gli analisti della Fondazione Rui hanno identificato di queste scelte: la condizione socio- economica (i figli di decidono di continuare altri); la possibilità di trovare lavoro con laurea triennale seconda del gruppo disciplinare); le opportunità offerte dal mercato del lavoro locale (nelle università del Nord la propensione continuare gli studi è minore).