We, the Revolution, Il Sole 24 Ore, Giuseppe Bedeschi, 9 novembre 2008, 9 novembre 2008
Riassunto "We, the Revolution", Giuseppe Bedeschi, Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2008 Il significato moderno della parola "rivoluzione", sconosciuto nel Seicento, nasce nella seconda metà del Settecento con la rivoluzione americana e con quella francese
Riassunto "We, the Revolution", Giuseppe Bedeschi, Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2008 Il significato moderno della parola "rivoluzione", sconosciuto nel Seicento, nasce nella seconda metà del Settecento con la rivoluzione americana e con quella francese. Fu proprio quest’ultimo evento, scrive Hannah Arendt, a dare alla parola le connotazioni, le sfumature e i significati emotivi e ideologici che l’avrebbero caratterizzata nell’Ottocento e nel Novecento. I due eventi avvennero in contesti differenti. La prima rivoluzione scoppiò in un Paese che non conosceva la povertà di massa, fra un popolo che aveva ampia esperienza di autogoverno. Alla seconda arrivò un popolo oppresso dalla povertà, sempre vissuto sotto la cappa della monarchia assoluta. A differenza di quella francese che sfociò nel Terrore, la rivoluzione americana pose le basi della democrazia moderna. Gli uomini della rivoluzione americana si opponevano alla pubblica opinione concepita come potenziale unanimità di tutti, sapevano che la vita pubblica era costituita da uno scambio di opinioni tra eguali e che la vita pubblica sarebbe scomparsa nel momento in cui questo scambio fosse diventato superfluo. Nelle loro argomentazioni non si riferirono mai alla pubblica opinione nel modo in cui lo facevano gli uomini della rivoluzione francesce, per i quali il dominio dell’opinione pubblica era una forma di tirannia. Secondo Hannah Arendt, quindi, il faro di luce della storia moderna è la rivoluzione americana, non quella francese: la prima ha assicurato ai cittadini la libertà politica, la seconda è finita nel disastro del terrore.