Financial Times, 10 Novembre 2008, 10 novembre 2008
François Chérèque, 52 anni, guida il CFTD, uno dei maggiori sindacati francesi, tradizionalmente vicino al partito socialista
François Chérèque, 52 anni, guida il CFTD, uno dei maggiori sindacati francesi, tradizionalmente vicino al partito socialista. Basta questo a fare di lui una pedina fondamentale nel destino del programma di riforme del presidente Nicolas Sarkozy. E Chérèque, figlio di un ex ministro socialista, ha parole sorprendentemente lusinghiere per un presidente che intende scuotere il rigido mercato del lavoro francese. ”Non siamo abituati ad avere un presidente così pratico – spiega il sindacalista – questo nuovo modo di lavorare ci sorprende un po’, ma dobbiamo riconoscere che la prima cosa che Sarkozy ha fatto dopo essere stato eletto è stata convocarci”. Alto, barbuto, Chérèque – uno che si è fatto la fama di duro negoziatore grazie alla faccia tosta e alle maniere sbrigative – è abituato ad avere posizioni eterodosse. Dicono ce l’abbia nel Dna. Suo padre, Jacques Chérèque, fu non solo un ministro, ma anch’egli guidò il Cftd, al quale fece accettare una dolorosa razionalizzazione dell’industria dell’acciaio francese negli anni ”80. François ha lavorato solo otto anni come insegnante prima di seguire suo padre nel sindacato. La tradizione riformista di suo padre lo ostacolò non poco, tanto che la sua richiesta di iscrizione al sindacato fu rifiutata tre volte. In Francia i sindacati sono particolarmente deboli (gli iscritti sono solo l’8% dei lavoratori) in generale, ma hanno dei settori-roccaforte: la scuola, i trasporti, i servizi pubblici. Chérèque progetta una grossa riforma del sindacalismo transalpino, troppo forte nel pubblico e debole nel settore privato. ”La gente ci vede come una ferita sanguinolenta”, spiega, e l’anno scorso ha introdotto un argomento tabù nel Cftd: vietare lo sciopero nel settore pubblico. "Non possiamo opporre gli interessi di un gruppo a quelli di un altro”, spiega il sindacalista. Un pragmatismo che costa non poco: quando Chérèque appoggiò la riforma delle pensioni fatta dal centrodestra, nel 2003, perse 30 mila membtri a favore del Cgt, il sindacato comunista. Chérèque resta vicino ai colleghi di governo di suo padre: Michel Rocard e Jacques Delors, che guidarono il riformismo socialista conosciuto come la Seconda sinistra. Ma rimprovera l’attuale partito socialista per ”non essere mai capace di prendere decisioni sui temi sociali. Per questo hanno perso le elezioni. I francesi sapevano perfettamente cos’avrebbe fatto la destra, ma non avevano idea di cosa avrebbe voluto fare la sinistra”. Ovviamente critica anche i metodi di riforma di Sarkozy. L’attuale presidente ha cancellato le 35 ore, semplificato i licenziamenti, introdotto il voto nelle aziende per pesare la rappresentatività del sindacato (serve il 10% per potere partecipare alle trattative). Tutte riforme negoziate con le sigle dei lavoratori. Ma ora Sarkozy punta ad accelerare, e inizia a preoccupare Chérèque e colleghi. Ha ignorato un accordo tra le parti sociali per tentare di intervenire in un nuovo negoziato sui sussidi di disoccupazione. ”Noi stiamo facendo molti progressi, ma lui ha troppa fretta”, commenta Chérèque. L’appoggio dei francesi alle proteste – tradizionalmente alto – sembra in calo. La speranza di Chérèque è che presto la gente tornerà nelle piazze, se il presidente esagera. Cita le proteste di massa del 2006, quando il governo provò a aumentare la flessibilità del lavoro. Per la prima volta da decenni i litigiosi sindacati francesi si unirono per spingere il governo a un’umiliante ritirata.