Il Messaggero 9 novembre 2008, 9 novembre 2008
di CARLO JEAN FINALMENTE è bene il caso di dirlo al-Qaeda si è fatta sentire, con una lettera indirizzata al nuovo presidente Usa, Barack Obama, da un sedicente "emiro al-qaedista dell’Iraq"
di CARLO JEAN FINALMENTE è bene il caso di dirlo al-Qaeda si è fatta sentire, con una lettera indirizzata al nuovo presidente Usa, Barack Obama, da un sedicente "emiro al-qaedista dell’Iraq". Il silenzio durante la campagna elettorale aveva suscitato timori di attentati, forse dell’assassinio di uno dei due candidati. Nella lettera, egli chiede che gli americani ed i loro alleati si convertano all’Islam e si ritirino dalle terre musulmane, tra le quali viene menzionata anche la Cecenia. Ieri al-Qaeda si è fatta di nuovo sentire e ha minacciato di effettuare attentati di dimensioni inusuali negli Stati Uniti. Ma è verosimilmente disperata, perché si sente del tutto emarginata. Nella campagna elettorale, il nome di Osama (bin Laden) era stato evocato diverse volte, quando, per "gaffe" o con malizia, era stato impiegato al posto di Obama. Molti si erano meravigliati che i capi di al-Qaeda non approfittassero delle elezioni per farsi sentire, se non con attentati, almeno con messaggi. Tutti ricordavano il successo che aveva avuto a Madrid nelle elezioni del marzo 2004. Le preoccupazioni erano più che giustificate. Negli Usa sono stati assassinati quattro presidenti e molti uomini politici. Dopo l’uccisione di Bob Kennedy, durante le presidenziali del 1968, sono state adottate gigantesche misure di sicurezza. Nessuna occasione è più ghiotta di una campagna elettorale per effettuare un attentato. L’uccisione di uno dei due candidati determinerebbe un enorme caos e panico. Una protezione completa è praticamente impossibile. I candidati si muovono in continuazione. Visitano nello stesso giorno diverse città. Si mescolano alla folla. una situazione che deve aver fatto tremare i polsi ai servizi di sicurezza. In agosto sono stati arrestati tre presunti attentatori; ad ottobre due. Tutti contro Obama ed appartenenti a movimenti neo-nazisti. I responsabili devono aver tirato un respiro di sollievo ad elezione avvenuta. Non si sa perché al-Qaeda abbia taciuto fino al 7 novembre. Forse la ragione sta nell’aumentata pressione specie in Pakistan delle forze americane. Esse sono ora appoggiate un po’ a malincuore dall’Esercito pakistano e, con maggiore entusiasmo, dalle milizie delle tribù, convinte a dar la caccia ai Talebani ed ai jihadisti, verosimilmente da fondi sauditi. La pressione a cui è sottoposta ha messo al-Qaeda sulla difensiva. stata intensificata dopo le primarie. Da agosto sono stati effettuati una trentina di attacchi con missili lanciati da velivoli senza pilota (Uav) e molte azioni di commandos. Su di esse viene mantenuto uno stretto riserbo, per non ferire l’orgoglio dei pakistani per le violazioni alla sovranità del loro Stato. Verosimilmente fra i governi pakistano ed Usa vi è un accordo segreto, che consente al primo di protestare violentemente per le vittime civili e per le violazioni del suo territorio, ed ai secondi di continuare gli attacchi. L’intelligence americana ha funzionato meglio del solito. Il 21 ottobre è stato ucciso il numero quattro di al-Qaeda ed il 31 sono stati uccisi ventisette al-qaedisti. Durante la campagna elettorale, le varie reti che fanno capo ad al Qaeda si sono sfogate sui loro web. Molti sono stati i messaggi. Quasi tutti erano contrari all’elezione di Obama. Taluni sostenevano che la sua uccisione era un dovere dei "veri credenti". facile capire perché. Obama attribuisce maggiore importanza all’Afghanistan che all’Iraq. Ha affermato che, da presidente, avrebbe condotto una lotta senza quartiere contro al-Qaeda e tutti i Talebani, sia in Pakistan che in Afghanistan. Per farlo, avrebbe aumentato le forze Usa ed intensificato gli attacchi degli Uav e delle Forze Speciali nelle aree tribali pakistane. Specie nei due Waziristan quello del Nord e quello del Sud dove si nasconderebbero Osama bin Laden ed il suo stato maggiore. Aveva anche promesso di catturare Osama e di farlo giudicare da un tribunale per i suoi crimini. Come pensasse di poterci riuscire è difficile dirlo. A parer mio, Osama muterà la strategia prospettata agli elettori. Di fatto l’Amministrazione Bush, il generale Petraeus ed i governi pakistano e afghano la stanno già cambiando. Come hanno affermato l’ambasciatore ed il comandante britannico in Afghanistan, una vittoria militare è praticamente impossibile. Richiederebbe lo schieramento per anni di centinaia di migliaia di soldati. La nuova strategia, più che militare, è politica. basata sulla distinzione fra i Talebani "buoni" e quelli "cattivi" e, soprattutto, sulla mediazione del re saudita che, nella riunione tenuta in ottobre a Riyad con tutte le parti in causa ma non con gli Usa ha "messo sul tavolo" le proprie ricchezze e prestigio. La nuova strategia che si applicherà completamente dopo le elezioni in Afghanistan del prossimo anno si baserebbe sul sostegno dei "buoni" per eliminare al-Qaeda ed i Talebani che continuassero ad appoggiarla. Si propone una ragionevole stabilizzazione dell’Afghanistan e, soprattutto, di evitare la destabilizzazione del Pakistan. Quest’ultimo ha un disperato bisogno di fondi. Usa ed Arabia Saudita sono disponibili a darli. Comunque, la pressione su al-Qaeda si intensificherà ancora. Le ultime basi del terrorismo transnazionale verranno eliminate. Il messaggio dell’"emiro al-qaedista dell’Iraq" non riceverà risposta. La probabilità di un successo in Afghanistan si accrescono. L’azione delle truppe Nato ed americane e gli sforzi effettuati per la ricostruzione del paese vedono aumentare la loro importanza ed il loro significato.