Massimo L. Alberizzi, Corriere della Sera 10/11/2008, 10 novembre 2008
DAL NOSTRO INVIATO
GOMA (Repubblica democratica del Congo) – In Nigeria quella di comprare un neonato è una pratica comune (l’Unicef calcola che ne siano ceduti 10 al giorno), ma l’organizzazione messa in piedi da un medico a Enugu, nella parte orientale del Paese, era una vera e propria «fabbrica di bambini » destinati alla vendita dopo il parto. La polizia ha fatto irruzione nella clinica dopo essere stata avvisata dai vicini insospettiti. Il reparto maternità infatti lavorava solo la notte. Di giorno silenzio assoluto. I giudici nigeriani erano sulle tracce dell’organizzazione perché nell’ultimo anno il traffico dei neonati ha subito un’impennata.
In maggio gli agenti hanno fatto irruzione all’ospedale centrale di Enugu e arrestato 10 ragazze che avevano appena partorito e stavano per vendere i loro figli. Le autorità credevano di aver individuato il più importante traffico di neonati, ma quando pochi giorni fa si sono trovati davanti alla «fabbrica di bambini», come l’ha battezzata il quotidiano News Day, sono trasecolati.
Il dottore, che è stato arrestato, aveva escogitato un sistema semplicissimo. Aveva pubblicizzato la sua clinica, in una palazzina di due piani, nel quartiere Uwani di Enugu come specializzata nelle interruzioni di gravidanza. Poi quando le donne in cerca d’aiuto per abortire arrivavano nella clinica per le visite lui le convinceva con le buone, o più spesso con le cattive, a tenere il bambino: avrebbe pensato lui a venderlo. Chi rifiutava veniva tenuta praticamente prigioniera fino al giorno della gravidanza. Ma la povertà in Nigeria è talmente grande che molte accettavano in cambio di 20 mila naira (la moneta locale, poco meno di 140 euro). La domanda degli acquirenti, quasi sempre nigeriani, era così elevata che il medico quando non aveva più donne gravide, provvedeva lui a metterle incinte, «se necessario» violentandole o facendole violentare da amici e conoscenti. I profitti di queste operazioni erano altissimi: un bimbo che a lui costava 140 euro veniva rivenduto per 300 mila/450 mila naira, cioè dai 2.000 ai 3.000 euro.
Non si sa bene da quanto tempo il ginecologo, che ha più di 50 anni, andasse avanti con questi affari stroncati quando una donna, cui aveva appena venduto un bimbo di un giorno che lei cercava di rivendere a Lagos, capitale economica della Nigeria, è stata bloccata dagli agenti della sezione speciale della polizia che si occupa del traffico di persone, la Naptip (National Agency for the Prohibition of Trafficking in Persons).
La scoperta della fabbrica dell’orrore segue di qualche giorno la denuncia dell’Unicef secondo cui i bambini considerati stregoni ogni anno sono migliaia e vengono mutilati o uccisi. La pratica dei piccoli posseduti dal maligno è, purtroppo, frequentissima in Africa dove la vita di tutti i giorni è fatta di superstizioni, credenze popolari e scaramanzie. La gente poverissima cade nelle reti di predicatori, indovini, fattucchieri, guaritori, santoni che in cambio di soldi e prebende promettono ogni bene. «Les enfant sorcier» (come li chiamano in Congo), i bambini posseduti dal diavolo, sono rifiutati dalla famiglia e vanno esorcizzati. L’esorcismo costa caro e va ripetuto. Finché i genitori restano sbancati. Infine, se credono che il figlio non sia guarito, chiedono che sia ucciso. Per accalappiare la gente i santoni usano i sistemi più incredibili. La parete dietro l’altare di Kutino Farnando a Kinshasa è costellata di stampelle lasciate dagli sciancati (finti) che lui miracola ogni mercoledì. La strada per l’aeroporto di Lagos è piena di pubblicità di improbabili santoni. Il più curioso parafrasa l’offerta di voli economici: la faccia barbuta di un sant’uomo invita a non perdere il «last minute miracle», il miracolo dell’ultimo minuto.
Massimo L. Alberizzi, Corriere della Sera 10/11/2008
CRISTINA NADOTTI SU REPUBBLICA
Bambini fatti nascere per essere venduti al primo offerente, diventare schiavi, alimentare il mercato della prostituzione o fornire carne e ossa per rituali di stregoneria. La "fabbrica di bambini" celata in una clinica per la maternità a Enugu, porta all´attenzione del mondo l´orrore e le dimensioni del traffico di esseri umani, uno dei primati più tristi del Paese africano. La clinica è stata scoperta lo scorso maggio, ma solo nei giorni scorsi i responsabili della Naptip, l´Agenzia nazionale per il bando del traffico di esseri umani, ne hanno dato notizia.
Erano state alcune ong della zona a sollevare sospetti sulla clinica, troppo silenziosa e tranquilla durante il giorno. E in effetti i neonati non restavano a lungo nell´edificio, venduti per cifre tra i 2000 e i 3500 euro a donne che non volevano sopportare l´onta dell´infertilità, inconcepibile per la società nigeriana, o destinati al traffico di organi alimentato dalle superstizioni e la stregoneria. La responsabile della sezione locale della Naptip, Ijeoma Okoronkwo, ha dichiarato all´agenzia France Press. «Riteniamo che esistano molte cliniche come questa, e che vi sia una rete che le collega. Le dimensioni del traffico di bambini sono enormi e hanno scopi che non sempre riusciamo ad individuare». L´agenzia creata nel 2004, a due anni dall´approvazione della legge nigeriana contro ogni tipo di traffico umano, ha scoperto che centri di accoglienza per donne, orfanotrofi e cliniche spesso nascondono proprio queste fabbriche di bambini, dove le donne sono tenute in schiavitù e violentate perché partoriscano quanto più possibile.
Secondo i rapporti dell´Unicef e dell´Organizzazione internazionale per il lavoro, in Nigeria ogni giorno vengono venduti almeno 10 bambini e il paese è «fonte, transito e destinazione» di traffico di esseri umani. Oltre al commercio di neonati per il mercato interno e internazionale delle adozioni illegali, un numero enorme di bambini tra i 4 e i 12 anni viene venduto a paesi quali Gabon, Camerun, Benin e Arabia Saudita. Le autorità hanno anche individuato campi di transito dove i piccoli schiavi vengono riuniti prima dello smistamento, spesso venduti da genitori di zone poverissime che ottengono in cambio fino a 130 euro, cifre per loro enormi. Tra le destinazioni finali c´è anche l´Europa: Italia, Spagna e Olanda sono tra le nazioni citate dai rapporti di Unicef e Ilo come Paesi di arrivo dei piccoli. Negli ultimi anni la Nigeria ha deciso di collaborare con le agenzie internazionali per combattere il traffico di bambini: proprio lo scorso giugno l´Unione europea ha finanziato con un milione di euro un progetto di 24 mesi dell´Organizzazione internazionale del lavoro, finalizzato a combattere il commercio di esseri umani. Tuttavia perché le cose cambino ci vuole un mutamento profondo di tipo economico, culturale e sociale in Nigeria, dove, nonostante l´inasprimento delle leggi, è ancora normale per le classi abbienti comprare bambine da usare per i lavori domestici, piccole donne sulle quali i padroni ritengono di avere ogni diritto.