Marco Del Corona, Corriere della Sera 10/11/2008, 10 novembre 2008
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO – Quando venerdì scorso Xie Xuren ha lasciato in fretta e furia il vertice dei ministri economici dell’Asia e del Pacifico, che si stava svolgendo in Perù, è stato facile immaginare che a Pechino avessero bisogno di lui. Per il ministro delle Finanze cinese il lavoro da fare era a casa, non a Trujillo. Infatti. Ieri il governo cinese ha annunciato un pacchetto straordinario di misure per contrastare il rallentamento della crescita e per dare una sferzata all’economia.
La Cina, che ormai si considera non estranea alla crisi globale, ci mette i soldi. Tanti: circa 570 miliardi di dollari. Serviranno, nei prossimi due anni, a garantire interventi a favore del credito bancario, tagli fiscali, investimenti nel campo delle infrastrutture.
Di fronte alla flessione (e, in certi campi, alla caduta) delle esportazioni, la domanda interna è diventato il terreno prioritario della rimonta sperata. La crescita del terzo trimestre chiusa al 9% (contro il quasi 12% del 2007) e le fosche previsioni per il quarto trimestre e per il prossimo anno (diversi analisti ipotizzano valori sotto l’8%), tutto ha spinto Pechino a fare in fretta.
Il pacchetto annunciato ieri prevede, secondo la sintesi che ne ha dato l’agenzia
Xinhua, «finanziamenti a programmi in 10 diverse aree, come l’edilizia popolare, infrastrutture nelle campagne, acqua, elettricità, trasporti, ambiente, innovazione tecnologica e la ricostruzione delle aree colpite da catastrofi naturali », a cominciare dal Sichuan, la provincia devastata dal terremoto di sei mesi fa.
Sul fronte strettamente finanziario, il Consiglio di Stato (ovvero il governo) ha predisposto anche benefici fiscali che dovrebbero abbattere i costi dell’industria di oltre 12 miliardi di euro, mentre verranno allentati i vincoli sul credito in modo che le banche possano più generosamente sostenere la piccola impresa, progetti rurali e «una razionalizzazione dell’industria attraverso fusioni e acquisizioni ». E’ quella che i vertici di Pechino definiscono una «espansione razionale del credito », che si abbina a una politica fiscale «attiva» e a una politica monetaria «moderatamente attiva». Come per tutti gli aggiustamenti varati negli ultimi mesi, riforma agraria inclusa, l’obiettivo resta una «crescita costante e relativamente rapida».
A meno di una settimana dal vertice straordinario del G20 a Washington, al quale parteciperà il presidente Hu Jintao, la Cina cerca di mettere ordine in casa propria. I suoi leader già ora lavorano al telefono: venerdì il premier Wen Jiabao ha parlato con Gordon Brown, poi è stata la volta di Hu con Barack Obama. Si portano avanti, con il retropensiero che forse, dalla catastrofe globale, la Cina possa uscire più forte. Il governo di Pechino, ieri, l’ha detto: l’«attuale aggiustamento economico mondiale» può essere per la Repubblica Popolare «una nuova opportunità ».
Marco Del Corona